SABBATINI (Sabatini, Sabattini, Sabbattini), Nicolo (Nicola)
SABBATINI (Sabatini, Sabattini, Sabbattini), Nicolò (Nicola). – Nacque a Pesaro nel 1574. Lo si ritiene di «umili origini», figlio di mastro Simone «magnano» (ignoto il nome della madre), a sua volta ritenuto figlio di un non meno «oscuro» Apollinare da Ravenna trasferitosi nella città ducale; Nicolò avrebbe frequentato «tuttavia il collegio dei nobili» (Povoledo, 1954; Ead., 1955, p. 139).
Fra le esigue cognizioni biografiche tali notizie genealogiche paiono di labile fondamento. Nella seconda metà del Cinquecento si registra piuttosto un sostenuto tenore socioculturale dei Sabbatini. Nel 1566 uno dei «due facoltosi signori di Pesaro» acquirenti di un mulino a Novilara fu tale Gerolamo di mastro Antonio Sabbatini (M. Delbianco, I mulini di Novilara, in Studi pesaresi, III (2015), pp. 115-139, in partic. p. 129). L’ecclesiastico e memorialista Matteo Sabbatini, vicario vescovile nel decennio seguente, nel 1580 fu nominato vicario generale dell’abbazia di Nonantola (G. Tiraboschi, Storia dell’augusta Badia di S. Silvestro di Nonantola..., I, Modena 1784, p. 487). Un trentennio più tardi tale Costanzo Sabbatini risulta ascritto alla nobiltà cittadina, e nel primo Seicento si distinguono come musicisti Fabrizio e soprattutto il nipote canonico Galeazzo (v. la voce in questo Dizionario), maestro di cappella del duomo (M. Salvarani, Musica e musicisti a Pesaro tra Sei e Settecento, in Pesaro dalla devoluzione all’Illuminismo, a cura di G. Arbizzoni, IV, 2, Venezia 2009, pp. 139-171, in partic. p. 150), noto cultore di «musica mathematica», e inventore di un cembalo dalla tastiera di 38 tasti (P. Barbieri, Cembali enarmonici e organi negli scritti di Kircher. Con documenti inediti su Galeazzo Sabbatini, in Enciclopedismo in Roma barocca. Athanasius Kircher e il Museo del Collegio Romano tra Wunderkammer e museo scientifico, a cura di M. Casciato - M.G. Ianniello - M. Vitale, Venezia 1986, pp. 111-128).
Nicolò crebbe dunque in un ambiente familiare colto e distinto, tale da giustificare una formazione signorile. Profittando del rinomato centro di studi scientifici in materia di meccanica, ingegneria, architettura civile e militare, poté studiare alla «celebre scuola» del matematico marchese Guidubaldo del Monte (Opere..., a cura di A. Antaldi, I, 1806, p. 218; Povoledo, 1955, p. 140).
Sotto la direzione dell’architetto ducale Girolamo Arduini, esperto di matematica e di architettura militare (documentato dal 1569, morto nel 1601), si compì presumibilmente la sua formazione professionale. Prima opera tuttora ascrittagli, la cappella della Vergine delle Grazie nella scomparsa chiesa di S. Maria dei Servi ([A. Becci], Catalogo delle pitture..., 1783, p. 9; Battistelli, 1986a, p. 364) fu in realtà progettata dal «cavaliere» Arduini e da questo realizzata fra il 1595 e il 1598 su incarico del sunnominato Costanzo Sabbatini (Erthler, 1991, p. 177, notizie da verbali di visite pastorali: pp. 573, 581, 596), «nobilis civis Pisaurensis» (ritenuto da Paolo M. Erthler «parente» di Nicolò), come recita l’iscrizione del ritratto in ovale dedicatogli dai frati nella cappella.
Nicolò compare più tardi nelle fonti come architetto ducale, associato a un titolo patriziale. Per il progetto delle opere di ripristino del porto di Pesaro, dopo la rovinosa alluvione nel 1612, Francesco Maria II incaricò nel 1613 «Nicolaum Sabbatinum patricium Pisaurensis, architectum peritissimum», scrive Sebastiano Macci nel coevo De Portu Pisauri (Biblioteca Oliveriana di Pesaro, ms. 1005, cit. in A. degli Abati-Olivieri Giordani, Memorie..., 1774, pp. 61 s.). Fra il 26 febbraio 1613 e il 4 ottobre 1614 l’architetto rettificò allo scopo il tratto terminale del corso del fiume Foglia; rivelatesi poco resistenti le «palificate laterali», il duca ordinò nel 1615 di «rifarle, e più forti, e più profonde» (pp. 64 s.).
Fra il 1615 e il 1616, in vista dell’alleanza nuziale programmata dal duca con Cosimo II de’ Medici, Sabbatini fu chiamato a riprendere «i lavori rimasti interrotti del palazzo della Paggeria, sul lato meridionale della piazza Maggiore, attenendosi fedelmente al primitivo disegno di Filippo Terzi e passando poi nel 1620 all’interno del palazzo ducale che venne tutto riassestato» (Battistelli, 1986a, p. 366) e riorganizzato entro il 1622.
Significativi interventi riguardarono il «nuovo appartamento» edificato per la sposa medicea «sopra la dispensa per i fondaci» (Eiche, 1986, p. 54, doc. 257), il corpo di fabbrica fra i due cortili per l’«appartamento di Madama», la duchessa Livia, e quello della duchessa madre Vittoria Farnese, progettato con «tanta intelligenza da rammaricarsi come uno degli appartamenti più nobili fosse cangiato in scuderie dai Cardinali Legati» (A. Ricci, Storia dell’architettura..., 1859, p. 130) che governarono la città dopo la devoluzione alla Chiesa nel 1631.
Per i festeggiamenti pesaresi delle nozze fra i giovanissimi Federico Ubaldo della Rovere e Claudia de’ Medici, celebrate senza pompe a Firenze il 29 aprile 1621 l’indomani della morte del granduca, nel 1620 «fu determinato di alzare quattro archi trionfali, un teatro et un obelisco», del cui progetto si occupò Sabbatini; con gli allestimenti effimeri, il 26 maggio 1621 l’arrivo della principessa fu salutato anche dalla «bellissima salva» di «espertissimi bombardieri» curata dallo stesso «gentilhuomo di Pesaro, architetto del Padron Serenissimo» (P.F. Macci, Relatione..., 1622, c. 1rv).
Gli archi eretti fra l’angolo della piazza della Porta del ponte e la piazza Maggiore furono però cinque: programmatiche «moli» simbolicamente beneaugurali, elaborate nei vari «ordini dell’Architettura, toscano, dorico, ionio, corintio e romano», ossia composito (cc. 4r-17r). Le «machine» diedero luogo anche a qualche «bellissimo inganno», come la dipinta «gran fuga di strada d’un sol punto» che appariva «l’istessa» dalle due strade congiunte a «gomito» presso il primo arco, il quale con scoperta allusione «accoglieva a nome della Città la toscana principessa» (c. 4r).
La trovata illusionistica compendiava in un saggio prospettico la vocazione di Sabbatini, messa a frutto non solo con l’effimero «teatro vitruviano» eretto nei pressi del duomo, dalla sontuosa scenafronte richiamante forse quella del palladiano Teatro Olimpico di Vicenza (Carandini, 1990, p. 169), ma anche, sempre nel 1621, con la creazione di un teatro di palazzo voluta dal gaudente giovane duca: «il grande salone della Corte fu allora con palchi e gradinate ridotto ad anfiteatro per darvi rappresentazioni» (Vaccaj, 1909, p. 187), prendendo spunto dal Gran Teatro Farnese di Parma di Giovan Battista Aleotti, compiuto da due anni ma non ancora inaugurato, come precisa uno schizzo autografo dell’autore conservato nella Biblioteca Oliveriana di Pesaro (Luchetti, 1986, p. 80).
Con la fine del ducato roveresco seguì il declino dell’attività professionale di Sabbatini. Le uniche opere note risalgono infatti ai primi anni del governo pontificio.
Fra il 1634 e il 1636 Niccolò rielaborò l’aula scatolare della chiesa del Nome di Dio secondo scansioni parietali desunte dalle Scuole veneziane, così come già in qualche modo predisposto dal soffitto affidato nel 1617 dalla confraternita allo scenografo Giovanni Cortese e al pittore Giovan Giacomo Pandolfi. Il 23 febbraio 1637 fu inaugurato il pubblico teatro del Sole con la «tragedia a lieto fine» Asmondo del pesarese Giovanni Hondedei, di cui Sabbatini curò scene e macchinismi. L’essenziale sala di spettacolo allestita nelle vecchie scuderie ducali di porta Collina fu dotata di un palcoscenico «adornato a guisa di fortificazione con finte bugnature», «ben organizzato, con sottopalco e soffitta disimpegnati e una ricca dotazione di scene e di macchine»; l’orchestra fu sistemata nella soffitta (Battistelli, 1986b, p. 380).
Nello stesso anno usciva a Pesaro la prima edizione del manuale di scenotecnica di Sabbatini, che egli avrebbe accresciuto con la seconda, pubblicata nel 1638 a Ravenna.
Se con il fondamentale trattato Perspectivae libri sex pubblicato nel 1600 a Pesaro dal maestro Guidubaldo del Monte le teorie e le prassi quattro-cinquecentesche della prospettiva avevano trovano una scientifica «formulazione completa», contemplante anche l’«applicazione scenografica», ora la materia fu divulgata solo in tal senso, in un pratico compendio destinato a durevole fortuna, e finalizzato alla «semplicità e inequivocabilità di esecuzione»: esito di un «irrecuperabile distacco tra teoria e pratica» (Marotti, 1974, pp. 37, 61).
Sabbatini morì a Pesaro il 25 dicembre 1654; dell’ubicazione della sepoltura in una chiesa cittadina non si aveva più indicazione dopo un secolo e mezzo (Opere..., cit., p. 220).
Fonti e Bibl.: Pesaro, Biblioteca Oliveriana, ms. 312: Machine da teatro di N. S. da Pesaro (con disegni); ms. 422, fasc. 6: Due lettere di N. S. a Camillo Giordani (Fiorenzuola, 20 e 23 agosto 1636), cc. 39-43; P.F. Macci, Relatione d’apparati fatti in Pesaro nella venuta della serenissima principessa Claudia de’ Medici..., Pesaro 1622; N. Sabbatini, Pratica di fabricar scene e machine ne’ teatri, di N. S. da Pesaro, già architetto del ser. duca Francesco Maria Feltrio della Rovere ultimo sig. di Pesaro, in Pesaro, per Flaminio Concordia, 1637; Id., Pratica [...] ristampata di novo coll’aggiunta del secondo libro, in Ravenna, per Pietro de’ Paoli e Gio. Battista Giovannelli Stampatori Camerali, 1638; A. degli Abati-Olivieri Giordani, Memorie del Porto di Pesaro, Pesaro 1774, pp. 61 s., 66; [A. Becci], Catalogo delle pitture che si conservano nelle chiese di Pesaro, Pesaro 1783, pp. 9, 64, 77-79, 145; Opere del canonico Giovanni Andrea Lazzarini, a cura di A. Antaldi, I, Pesaro 1806, pp. 215, 218-220; A. Ricci, Storia dell’architettura in Italia dal secolo IV al XVIII, III, Modena 1859, pp. 130-133; [G. Vanzolini], Guida di Pesaro, Pesaro 1864, pp. 63, 71, 140 s., 170.
C. Cinelli, Memorie cronistoriche del teatro di Pesaro (1637-1897), in La cronaca musicale, II (1897), 5, pp. 149-154; C.F. Bonini, N. S., ibid., III (1898), 2, pp. 61-64; G. Vaccaj, Pesaro. Pagine di storia e di topografia, Pesaro 1909, p. 187; L. Servolini, S., N., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIX, Leipzig 1935, p. 284; A.G. Bragaglia, N. S. e Giacomo Torelli scenotecnici marchigiani, Pesaro 1952; E. Povoledo, S., N., in Enciclopedia dello spettacolo, VIII, Roma 1954, col. 1357; Ead., N. S. e la Corte di Pesaro, in Pratica di fabricar scene e machine ne’ teatri di N.S. con aggiunti documenti inediti e disegni originali, a cura di E. Povoledo, Roma 1955, pp. 139-159; O.K. Larson, N. S.’s description of stage machinery from Pratica di fabricar scene e machine ne’ teatri (Ravenna, 1638). An explanation and commentary, in Players Magazine, XXXIX (1962), 1, pp. 13-20, 2, pp. 47-53; F. Marotti, Lo spazio scenico. Teorie e tecniche scenografiche in Italia dall’età barocca al Settecento, Roma 1974, pp. 37, 61-68; F. Battistelli, Architettura e apparati fra Manierismo e Barocco, in Arte e cultura nella provincia di Pesaro e Urbino. Dalle origini a oggi, a cura di F. Battistelli, Venezia 1986a, pp. 363-376 (in partic. pp. 363-367); Id., Scenografia, scenotecnica e teatri: Sabbatini e Torelli, ibid., 1986b, pp. 377-386 (in partic. pp. 379-381); S. Eiche, La corte di Pesaro dalle case malatestiane alla residenza roveresca, in S. Eiche - M. Frenquellucci - M. Casciato, La Corte di Pesaro. Storia di una residenza signorile, a cura di M.R. Valazzi, Modena [1986], pp. 13-55 (in partic. p. 54); M. Luchetti, Il Palazzo Ducale di Pesaro, Fano 1986, pp. 80, 115 s.; G. Calegari, Scene dal Seicento. I confratelli e la chiesa del Nome di Dio a Pesaro, Pesaro [1988], pp. 47-50, 92; S. Carandini, Teatro e spettacolo nel Seicento, Roma-Bari 1990, pp. 168-170, 238-239; P.M. Erthler, La Madonna delle Grazie di Pesaro. Origine e primi sviluppi del santuario (1469-1687), Roma 1991, pp. 177, 573, 581, 596; Macchine da teatro e teatri di macchine. Branca, Sabbatini, Torelli scenotecnici e meccanici del Seicento, a cura di E. Gamba - V. Montebelli (catal., Pesaro), Urbino 1995; C.Th. Ault, Il Taccuino. The design notebook of N. S. da Pesaro, in Theatre Design & Technology, XXXVIII (2002), 4, pp. 23-29; G. Montinaro, Pesaro 1614. Un duca, una città e la costruzione di un porto, Pesaro 2015.