REZZARA, Nicolo
REZZARA, Nicolò. – Nacque a Chiuppano (Vicenza) l’8 marzo 1848 da Marco Rezzara e da Speranza Fontana. Nicolò era il primo di quattro figli.
Il padre, modesto possidente terriero, morì di colera il 24 luglio 1855. Lo zio Domenico Fontana di Vicenza gli fece da padre e lo avviò agli studi. Nel 1866 Rezzara ottenne il titolo di maestro. Lavorò come prefetto nell’orfanotrofio di Vicenza; insegnò in seminario e, nel 1871, presso il collegio comunale Cordellina di Vicenza da cui, però, si dimise perché la sua militanza cattolica era malvista. Nel 1872 conseguì presso l’Università di Padova l’abilitazione all’insegnamento scolastico secondario. Nell’aprile del 1874 sposò la vicentina Antonietta Benazzato. Trovandosi ad attraversare un periodo di ristrettezze economiche, colse senza ripensamenti l’occasione che gli si offriva di insegnare letteratura e storia alla scuola tecnico-commerciale cattolica Bartolomeo Colleoni di Bergamo. Il trasferimento nella città lombarda, avvenuto probabilmente nell’ottobre del 1878, fu definitivo. L’impossibilità di ottenere un reddito certo a tempo indeterminato fu, accanto al motivo di una cagionevole salute, l’ostacolo maggiore che gli impedì di accettare l’offerta di dedicarsi interamente all’Opera dei congressi. Rezzara era spesso afflitto da difficoltà economiche in gran parte dovute alle spese mediche per sé e alla necessità di curare la madre anziana e malata. Specialmente questa seconda situazione lo spinse nel 1903, dopo la morte della prima moglie avvenuta nel 1901, a sposare in seconde nozze la bergamasca Maria Rolla. Dai matrimoni non risulta abbia avuto figli.
Apertamente religioso, adottò come modello di vita cristiana s. Francesco tanto da farsi terziario francescano.
La sua partecipazione alla vita sociale non si limitò all’ambito cattolico. Ad esempio, venne cooptato nella commissione provinciale per la cura della pellagra (1882) e fece parte del Consiglio provinciale scolastico di Bergamo, che animò con memorabili interventi a difesa della scuola libera e dell’insegnamento religioso. Nel 1888, inoltre, venne eletto nel Consiglio provinciale per il mandamento di Zogno e dal 1905 nel Consiglio comunale di Bergamo. In queste cariche si dimostrò convinto fautore della municipalizzazione dei servizi pubblici e del miglioramento edilizio e igienico. Talvolta la sua azione fu duramente contrastata dagli stessi cattolici. Ma ciò avvenne perlopiù in occasione delle elezioni politiche – come nel 1907 o nel 1909 – circa le alleanze e la tattica elettorale. I contrasti accesi in queste circostanze minarono l’equilibrio dell’organizzazione cattolica e misero alla prova amicizie di lungo corso. Come quella che lo legava a Stanislao Medolago Albani.
La sua presenza nel movimento cattolico locale è stata ricca di fatti e responsabilità. Negli anni vicentini, tra le altre cose, aderì al circolo giovanile San Giuseppe (1869) che poi presiedette, e sostenne la fondazione del periodico Il berico (1876), che diresse per alcuni mesi. Ma il momento del maggiore impegno riguardò la Lombardia e Bergamo. Negli anni Ottanta fece parte del comitato regionale lombardo dell’Opera dei congressi, che arrivò a presiedere. Il trasferimento a Bergamo coincise con l’ingresso nel comitato diocesano bergamasco dell’Opera, di cui divenne segretario (sino al gennaio 1881) e successivamente (1908) presidente sino al 1914. La sua iniziativa e la straordinaria capacità di lavoro fu alla base, in più d’un settore, di una lunga serie di opere dei cattolici bergamaschi. Nel 1879, con Giovan Battista Caironi e altri, fondò il periodico La libertà d’insegnamento di cui fu anche redattore e direttore. L’anno successivo sedette nel consiglio di amministrazione della Società editrice S. Alessandro, finanziatrice dell’Eco di Bergamo, il più importante giornale cattolico locale tuttora attivo, nato anch’esso nel 1880. Nel gennaio del 1885 fondò e diresse l’importante periodico d’indirizzo popolare Il campanone e nel 1900 fu tra i promotori del settimanale Pro familia, di cui presiedette il consiglio di amministrazione. Collaborò, inoltre, con Il movimento cattolico, bollettino dell’Opera dei congressi. Rilevante quanto fece in campo economico-sociale a partire dal 1881, allorché pose mano all’opera delle cucine economiche, per combattere la pellagra. In seguito fondò varie società di mutuo soccorso (anche femminili) e cooperative. Contribuì alla nascita della banca di piccolo credito (1891) e delle casse rurali, non certo per alimentare la speculazione bancaria ma per garantire la diffusione della cooperazione. Nel 1895 fondò l’Unione cattolica bergamasca (economico-sociale) di cui nel 1905 fu presidente, il Segretariato del popolo (1896) e l’Ufficio del lavoro (1906). Le condizioni dei migranti, operai e artigiani, gli stavano particolarmente a cuore tanto che nell’autunno del 1899 denunciò la condizione di sfruttamento cui erano sottoposti in Svizzera. È a questa campagna che si deve, probabilmente, la nomina di rappresentante della S. Sede nell’Associazione internazionale per la protezione legale dei lavoratori (21 settembre 1908). Circa la diffusione dell’alfabetizzazione e della cultura partecipò alla fondazione del circolo cattolico universitario Angelo Mai (1896) e alla realizzazione di una scuola popolare gratuita per adulti, diffusa nelle valli bergamasche (1897), oltre a presiedere il circolo giovanile San Luigi della Gioventù cattolica italiana (1886). Inoltre, insegnò nel seminario di Bergamo (corso di economia sociale, 1907), nel corso di istruzione per propagandisti divenuto poi Scuola sociale cattolica di Bergamo (1908-12) e nell’Università popolare di Bergamo (1908). Un cenno a parte merita il suo impegno in difesa dell’insegnamento religioso nella scuola elementare. Rezzara spinse per la formazione in ogni parrocchia di leghe di padri (e madri) di famiglia. Al 1911 ne erano state fondate oltre duecento che organizzavano più di 20.000 persone, capaci di inondare gli uffici prefettizi e ministeriali di proteste, petizioni e ricorsi. A partire dagli anni Ottanta, fu in prima fila nell’organizzare a Bergamo e provincia feste, pellegrinaggi, conferenze e raccolta di firme, come le 50.000 del 1887 per una petizione conciliatorista. Forse la sua più brillante ideazione furono le feste federali bergamasche, spettacolari raduni annuali del movimento cattolico della diocesi, che si svolsero ininterrottamente dal 1888 al 1913, trovando a un certo momento (1908) nella Casa del popolo un importante supporto logistico.
Le responsabilità che ebbe nel movimento cattolico nazionale furono altrettanto rilevanti. Nel 1882 fece parte (sino al 1904) del consiglio direttivo dell’Opera dei congressi e della sua commissione finanziaria (1899). Rezzara spessissimo venne utilizzato dall’Opera quale conferenziere e investito di funzioni di rappresentanza. Ad esempio, nel 1896, visitò 17 località e, nel 1897, 15. Inoltre accettò la carica di segretario dell’Unione economico-sociale pei cattolici italiani (1906), fu a capo dell’Associazione stampa cattolica italiana (1909), che aveva contribuito a fondare, e divenne membro della terza sezione permanente dell’Opera dei congressi (istruzione ed educazione), che presiedette dopo la morte dell’amico Giuseppe Tovini. Dal 1887 fu segretario generale dei congressi dell’Opera sino all’ultimo di Modena del 1910. Forse può suggerire la dimensione della sua presenza il notare che venne scelto quale relatore ufficiale in dieci dei venti congressi nazionali.
Rezzara, oltre a interpretare il non expedit come un’occasione di ‘preparazione nell’astensione’, fu protagonista di alcuni punti di svolta importanti. Nella controversia tra i sostenitori del presidente Giovanni Battista Paganuzzi e i giovani democratici cristiani murriani, che portò allo scioglimento dell’Opera (1904), non risparmiò critiche agli uni e agli altri anche se l’intento di fondo era l’integrazione dei giovani. Un altro grande momento di svolta riguardò lo sciopero di Ranica (1909) in cui Rezzara non occupò una posizione grettamente conservatrice. In generale, si può ora riconoscere che egli operò per aggiornare il pensiero e l’azione sociale dei cattolici italiani, in particolare accettando il ricorso alla resistenza. Questa convinzione gli derivò, forse, dallo sfratto operato nel 1898 a danno di 43 famiglie contadine di Briosco per la loro adesione al movimento cattolico, ma anche dalla conoscenza diretta e personale che ebbe, assai per tempo, del socialismo. Ne combatté l’ideologia e le istituzioni rivendicative, ma si dichiarò disposto ad allearsi con i socialisti nella ricerca della giustizia sociale.
Rezzara preferiva le realizzazioni pratiche alle ‘discussioni dottrinali’. Ma Stanislao Medolago Albani, di cui era stato fedele collaboratore, sottolineò anche l’aspetto ideativo e non meramente esecutivo della sua azione.
Assistito dalla seconda moglie, morì a Bergamo il 6 febbraio 1915.
Fonti e Bibl.: Le carte Rezzara sono conservate in un cospicuo fondo dell’Archivio della Curia di Bergamo. Altre sue lettere e documenti giacciono presso la Biblioteca apostolica Vaticana nel Carteggio Giuseppe Toniolo, nell’Archivio dell’Opera dei congressi di Venezia e nell’archivio di Stanislao Medolago Albani. Fu autore di molti articoli e di numerosi opuscoli.
S. Medolago Albani, Due campioni dell’azione cattolica bergamasca. Prof. comm. N. R. Prof. cav. Giambattista Caironi, Bergamo 1916; G. Belotti, N. R. nella storia di Bergamo e del movimento sociale cattolico in Italia, Bergamo 1956 (ed. 1982); A. Agazzi, I cattolici bergamaschi e l’attenuazione del ‘non expedit’, in Rassegna storica del Risorgimento, 1958, n. 1, pp. 53-77; B. Malinverni, La scuola sociale cattolica di Bergamo (1910-1932), Roma 1960; A. Agazzi, La società cattolica nel pensiero e nell’opera di Nicolò Rezzara, in Cattolici e liberali veneti di fronte al problema temporalistico ed alla questione romana, a cura di E. Reato, Vicenza 1972, pp. 275-300; A. Medolago Albani, Lo sciopero di Ranica del 1909 nelle carte di Stanislao Medolago Albani, in Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico, XII (1977), 2, pp. 200-259; G. Battelli, Un pastore tra fede e ideologia. Giacomo M. Radini Tedeschi 1857-1914, Genova 1988, passim; P. Gios, N. R. e il movimento cattolico in Italia, Roma 1990; G. Jannone, Il Piccolo credito bergamasco. Studio delle origini in occasione del centenario, Bergamo 1992, passim; G. Verga, Il movimento cattolico a Bergamo alla fine dell’Ottocento attraverso il settimanale Il campanone, in Bergomum, III (1994), 89, pp. 111-152; Chiesa e società a Bergamo nell’Ottocento, Milano 1998, passim; M. Benigni - G. Zanchi, Giovanni XXIII. Biografia ufficiale a cura della diocesi di Bergamo, Cinisello Balsamo 2000, passim.