TRAVERSO, Nicolò Stefano
‒ Nacque a Genova il 29 gennaio 1745 da Antonio Maria e fu battezzato nella chiesa di S. Agnese il 1° febbraio (Alizeri, 1865, p. 165; Montaldo Spigno, 1984, p. 10 nota 1; Montanari, 2018, p. 129 nota 14).
Intorno al 1757 fu iscritto all’Accademia Ligustica, dove venne istruito alla scultura da Francesco Maria Schiaffino (Sborgi, 1988, p. 310). Negli Stati delle anime del 1762 fu censito entro il nucleo familiare d’origine con la qualifica di scalpellino (Montanari, 2018, pp. 127 s., nota 15). Si trattava del riferimento professionale ottenuto a compimento del parallelo impiego presso la bottega dell’anziano Schiaffino, ove Traverso si trattenne anche dopo la sua morte (gennaio del 1763), proseguendo il rapporto con l’allievo principale Carlo Cacciatori (Alizeri, 1865, p. 166). In particolare s’impose la necessità di terminare le commissioni ricevute da Schiaffino, come il ciclo di altorilievi marmorei per la chiesa genovese delle Scuole pie, di cui Traverso scolpì la Fuga in Egitto e lo Sposalizio della Vergine, caratterizzati da un comporre pacato (Alizeri, 1846, p. 449, e 1865, pp. 166-168; Montaldo Spigno, 1984, p. 15; Franchini Guelfi, 1988; Sborgi, 1988, pp. 310, 312; Priarone, 2009): i due rilievi furono messi in opera entro il 1766 e pagati a Cacciatori due anni dopo (Priarone, 2009, p. 37). In questi stessi anni, oltre a fornire bozzetti in cera per orafi e argentieri (Alizeri, 1865, p. 169), Traverso elaborò i tre rilievi raffiguranti l’Annunciazione, la Presentazione di Maria al Tempio e lo Sposalizio della Vergine per la cappella del palazzo Vivaldi Pasqua, poi Pallavicino, in piazza Fontane Marose (Alizeri, 1847, e 1865, p. 168; Montaldo Spigno, 1984, p. 15; Sborgi, 1988, p. 312). Prese parte, dal 1771 al 1773, alla decorazione, diretta da Charles de Wailly e giudicata uno degli episodi più significativi nell’iter di aggiornamento di Genova in chiave europea, del salone del Sole (distrutto nel 1942) nel palazzo di Cristoforo Spinola in strada Nuova (attuale palazzo Campanella), fornendo gli stucchi realizzati su disegno di Jacques Philippe Beauvais, i busti di Mercurio e Minerva, oggi conservati nell’atrio dello stesso palazzo, e le Cariatidi della volta (Alizeri, 1865, pp. 170-173; Maltese, 1973, pp. 78 s.; Montaldo Spigno, 1984, pp. 28-30; Sborgi, 1988, pp. 304, 312, e 1990, pp. 25-28; Montanari, 2018, p. 129): la partecipazione a quel cantiere divenne per Traverso occasione di primo vero aggiornamento sulla cultura francese (Alizeri, 1865, pp. 170-173; Sborgi, 1988, p. 312; Olcese Spingardi, 2002, pp. 148, 151 nota 13). In quella stessa circostanza creò un rapporto professionale con lo scultore Francesco Maria Ravaschio, con cui condivise lo studio nei pressi del monastero di S. Silvestro (Alizeri, 1865, pp. 172, 187). Intorno al 1774 realizzò per Michelangelo Cambiaso «certi gruppi di figure» in legno dorato «da ornamento alle [...] stanze negli angoli delle pareti» del suo palazzo (p. 174), ossia i gruppi con Nettuno e Anfitrite e Venere ed Efesto (mentre Bacco e Arianna spettarono a Ravaschio), oggi conservati presso i Musei di Strada Nuova - Palazzo Rosso (Montanari, 2018, pp. 129-131). Secondo Federigo Alizeri, la visione di queste prove dichiaratamente neoclassiche da parte del conte Michał Kazimierz Ogiński fece avviare l’offerta ai due scultori di un immediato ingaggio in Polonia, respinta grazie all’intervento di Cambiaso, che si fece finanziatore di un loro soggiorno romano.
Traverso quindi, posto in contatto, grazie alle raccomandazioni del nobile genovese, con Anton Raphael Mengs, nel 1775 si trasferì a Roma congiuntamente a Ravaschio (Alizeri, 1865, p. 178). Il 19 marzo 1777 fu onorato del titolo di accademico di S. Luca dopo aver presentato due gruppi (oggi dispersi) raffiguranti Diana ed Endimione e Scilla e Niso (Alizeri, 1865, pp. 177 s.; Montaldo Spigno, 1984, pp. 7-10; Sborgi, 1988, p. 313). Il rapporto con Cristoforo Spinola non perse vigore, dato che, da Roma, gli inviò copia della Flora Farnese (Olcese Spingardi, 2002, p. 151 nota 13). A Spinola, inoltre, fece, più tardi, un busto ritratto, unitamente a quello della consorte, entrambi già sul mercato antiquario (Lafont, 2003, p. 250). A Michelangelo Cambiaso inviò invece le sculture di Bacco e Cerere (Alizeri, 1865, p. 184; Sborgi, 1988, p. 312).
Nel 1780 rientrò a Genova, insieme a Ravaschio, per dedicarsi alle numerose forniture plastiche della facciata e dei saloni di rappresentanza di palazzo ducale. Venne coinvolto nel cantiere dalla primavera del 1780, insieme a Ravaschio e ad Andrea Casaregi (Olcese Spingardi, 1999): in particolare, il 21 agosto sottoscrisse il contratto, insieme ai due colleghi, per l’esecuzione dello stemma «con griffi, corazze e altri trionfi» (Alizeri, 1865, pp. 182 s.) che sormonta la facciata, mentre, entro la fine dell’anno, terminò, unitamente ai due colleghi, le statue dei Prigionieri da porre lungo la parte superiore centrale della facciata (Martinola, 1950, p. 41). Dall’anno successivo passò all’interno dell’edificio, specificatamente nel salone del Minor Consiglio, ove, entro maggio, completò i trofei in stucco (p. 45) e, nel corso dell’anno, si occupò della realizzazione, sempre in sinergia con Ravaschio e Casaregi, dei medaglioni con i Liguri illustri nella volta e dei busti classici in stucco sulle mensole sottostanti al cornicione (Sborgi, 1988, p. 305; Olcese Spingardi, 1999). Nel 1782 mise mano, infine, alle statue in stucco per la sala del Maggior Consiglio, con acconti ricevuti a partire dalla primavera e il saldo a ottobre: l’intesa dei tre scultori sui nuovi temi del classicismo trovava corrispondenza nelle esigenze di uniformità decorativa avanzate dall’architetto Simone Cantoni, ed è pertanto necessario, circa l’individuazione delle mani, riferirsi ad Alizeri (1865), il quale assegnò a Traverso l’esecuzione della statua raffigurante la Giustizia, oltre alle due statue sedute poste in alto ed effigianti la Temperanza e la Prudenza (pp. 183 s.; Sborgi, 1988, p. 308).
Nei primi anni Ottanta Traverso scolpì, con un linguaggio classico, la statua dell’Unione per l’atrio del palazzo Durazzo in via Balbi (Sborgi, 1988, p. 314). Nell’ambito dei lavori di aggiornamento del coro della chiesa genovese di S. Maria delle Vigne, avviati nel 1783, fornì, congiuntamente a Ravaschio, i rilievi in stucco con putti (Alizeri, 1875, p. 117; Sborgi, 1988, p. 314). Intorno al 1787 prese avvio la ristrutturazione, diretta dall’architetto Andrea Tagliafichi, della villa Durazzo, poi Rosazza, in zona Dinegro, dove Traverso realizzò la complessa partitura di stucchi con evocazioni antichizzanti e la teoria delle statue allegoriche in facciata (Alizeri, 1875, p. 562; Sborgi, 1988, pp. 309, 313 s.). Dal 1789 Traverso fu il titolare dell’insegnamento di scultura presso l’Accademia Ligustica (Montaldo Spigno, 1984, pp. 8-11; Montanari, 2018, p. 134 nota 44), incarico che gli permise di accostare una nuova generazione di scultori ai modi del neoclassicismo canoviano. La commissione per il gruppo marmoreo con la Gloria di s. Agnese, destinato all’altare maggiore della chiesa intitolata alla santa (ora nella chiesa genovese di S. Maria del Carmine), può datarsi tra il 1790 e il 1791 (Alizeri, 1865, pp. 196 s.; Montaldo Spigno, 1984, pp. 29-31; Sborgi, 1988, p. 314; Montanari, 2018, p. 134 nota 44). Nel 1792 e nel 1794 Traverso prese parte all’allestimento dei trionfi per i banchetti in onore, rispettivamente, del doge Michelangelo Cambiaso e del doge Giuseppe Maria Doria (Alizeri, 1865, p. 199). Scolpì nel 1794 la statua in stucco di Giovanni Battista Paganini, benefattore dell’Albergo dei Poveri (pp. 194 s.). Il 12 giugno 1793 il pittore Antoine-Jean Gros raccontava, in una lettera indirizzata alla madre, di essere stato presentato a Cristoforo Spinola da Traverso (Lafont, 2003, p. 249). Nel 1796 quest’ultimo fu nominato segretario dell’Accademia Ligustica, carica che svolse fino al 1803 (Alizeri, 1865, p. 213; Montaldo Spigno, 1984, p. 11 nota 26; Sborgi, 1988, p. 316).
Nel 1797, all’insorgere dei moti rivoluzionari, lasciò Genova per Milano, dove ebbe modo di confrontarsi con l’aggiornata Accademia locale, e per Roma (Alizeri, 1865, pp. 213 s., nota 1), dove entrò verosimilmente in contatto con l’ambiente canoviano (Sborgi, 1988, p. 316). Questi soggiorni furono comunque brevi, poiché nel 1797 si impegnò, insieme a Michele Olcese, a eseguire le sculture in gesso per l’Albero della Libertà, eretto il 14 luglio in piazza Acquaverde a Genova (pp. 316, 318). Nel corso degli anni Novanta realizzò, tra gli svariati ritratti richiesti da personaggi di punta (Alizeri, 1865, pp. 216-219), il busto di Gerolamo Serra, rappresentativo della ‘gioventù’ del gentiluomo (Alizeri, 1846, p. 601), e forse identificabile con quello restituito da una immagine d’archivio (Montanari, 2018, p. 135). Nel 1799 donò alla Ligustica il proprio autoritratto in terracotta, oggi perduto (da cui nel 1824 Giuseppe Gagini trasse il marmo conservato in Accademia Ligustica; Alizeri, 1865, p. 218). L’esecuzione, tra il 1796 e il 1800, dell’altare maggiore della chiesa di Nostra Signora del Rimedio a Genova, su disegno dell’architetto Carlo Barabino, fu uno degli ultimi lavori in collaborazione con Ravaschio, cui prese parte anche Casaregi (Alizeri, 1865, pp. 210 s.; Sborgi, 1988, p. 314): Traverso scolpì la statua mariana. Nel 1802 il suo bozzetto per la statua di Cristoforo Colombo, da collocare insieme a quella di Napoleone ai piedi dell’ingresso di palazzo ducale, fu approvato dal Senato ligure, e nel 1805 venne provvisoriamente realizzato in gesso in occasione della visita dell’imperatore in città (Alizeri, 1865, pp. 220 s.; Sborgi, 1988, pp. 320 s.). Dal 1806 Traverso si dedicò all’esecuzione di un monumento a Napoleone, per piazza Acquaverde, ma la statua, eretta nel 1810 (un bozzetto si trova a Genova, Museo del Risorgimento), venne distrutta nel 1814 (Alizeri, 1865, pp. 223-226; Pastorino, 1934; Hubert, 1964; Sborgi, 1988, pp. 316, 322; Montaldo Spigno, 1989, pp. 32-39; Olcese Spingardi, 1999). Nel corso del primo decennio dell’Ottocento scolpì la copia dell’Antinoo del Museo Capitolino, approdata nel 1872 nel palazzo Pallavicino a Genova (Olcese Spingardi, 2009, pp. 197 s.), e il Genio della Scultura (Genova, Palazzo Reale), celebrativo del ritratto classico dell’imperatore Vitellio, di cui un esemplare di scavo era in possesso dello stesso committente, Gerolamo Luigi Durazzo (Alizeri, 1865, pp. 235 s.; Sborgi, 1988, p. 317). Tra gli ultimi lavori si annoverano la decorazione del presbiterio della chiesa di S. Stefano (perduta), l’esecuzione di un presepio (perduto ma documentato da alcune fotografie) per Marcello Durazzo (Montanari, 2018, p. 137) e la progettazione, tramite bozzetti in cera, dei busti di Apostoli per la chiesa di S. Matteo a Genova (Alizeri, 1865, pp. 233, 243 s.).
Dopo aver dettato il testamento (Montaldo Spigno, 1984, p. 14), Traverso morì a Genova l’11 febbraio 1823, come attesta l’annotazione contenuta nei registri della parrocchia di S. Maria delle Vigne (Alizeri, 1865, p. 245 nota 1).
Fonti e Bibl.: G.B. Cevasco, N. T., in Elogi di liguri illustri, a cura di D.L. Grillo, Genova 1846, pp. 199-208; F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, I, Genova 1846, pp. 449, 601, II, 2, 1847, p. 519; Id., Notizie dei professori del disegno in Liguria, II, Genova 1865, pp. 163-250; Id., Guida illustrativa..., Genova 1875, pp. 117, 562; T. Pastorino, Il monumento di Napoleone I a Genova, in Genova, XIV (1934), 2, 1934, pp. 97-116; G. Martinola, L’architetto Simone Cantoni (1739-1818), Bellinzona 1950, pp. 38-50; G. Hubert, La sculpture dans l’Italie napoléonienne, Paris 1964, pp. 296-300; C. Maltese, Appunti per una storia del Neoclassicismo a Genova, in Neoclassicismo. Atti del Convegno..., Londra... 1971, Genova 1973, pp. 78 s.; F. Sborgi, Pittura e cultura artistica nell’Accademia Ligustica a Genova, 1751-1920, Genova 1974, p. 43; M.G. Montaldo Spigno, N. T. scultore (1745-1823), Genova 1984; F. Franchini Guelfi, Il Settecento. Theatrum sacrum e magnifico apparato, in La scultura a Genova e in Liguria. Dal Seicento al primo Novecento, Genova 1988, pp. 260-263, 292; F. Sborgi, L’Ottocento e il Novecento. Dal Neoclassicismo al Liberty, ibid., pp. 310-317, 318-323, 473; M.G. Montaldo Spigno, Cronache genovesi. Studi sul neoclassicismo e dintorni, Genova 1989, pp. 32-39; F. Sborgi, Alcune note sulla cultura artistica in Liguria nella seconda metà del Settecento, in Gerolamo Grimaldi e la Società Patria. Aspetti della cultura figurativa ligure nell’età dell’Illuminismo (catal.), a cura di L. Pessa, Genova 1990, pp. 25, 28, 30, 33, 35, 52; C. Olcese Spingardi - F. Sborgi, “Solidità, comodità e decoro”: l’intervento di Simone Cantoni a Palazzo Ducale dopo l’incendio del 1777, in El Siglo del los Genoveses e una lunga storia di arte e splendori nel Palazzo dei Dogi (catal., Genova), a cura di C. Di Fabio - P. Boccardo, Milano 1999, p. 410; C. Olcese Spingardi, ibid., p. 425 n. XV.16; Ead., La vicenda della ristrutturazione settecentesca di Palazzo Spinola Serra Campanella tra Genova e la Francia, in Grande pittura genovese dall’Ermitage, da Luca Cambiaso a Magnasco, a cura di I. Grigorieva - S. Vsevoložskaja, Milano 2002, pp. 147-152; A. Lafont, Genova alle origini del romanticismo francese: Girodet e Gros in Italia, in Genova e la Francia..., a cura di P. Boccardo et al., Cinisello Balsamo 2003, pp. 249 s.; C. Olcese Spingardi, in Il Palazzo Pallavicino e le sue raccolte, a cura di P. Boccardo - A. Orlando, Torino 2009, pp. 197 s., n. II.38; M. Priarone, Gli Scolopi in Liguria. Scelte artistiche e iconografiche, Genova 2009, pp. 34-37; C. Olcese Spingardi, Tracce dell’influsso di Canova a Genova dal neoclassicismo all’eclettismo, in Canova. L’invenzione della gloria. Disegni, dipinti e sculture (catal., Genova), a cura di G. Ericani - F. Leone, Roma 2016, pp. 265-267; G. Montanari, Tra rinnovamento accademico e tradizione barocca: N. T. e Francesco Ravaschio, in Maraglianeschi. La grande scuola di Anton Maria Maragliano, a cura di D. Sanguineti, Genova 2018, pp. 127-137.