TREVISAN, Nicolò
– Nacque a Venezia, verso il 1308, nella parrocchia di S. Angelo, da Giovanni di Filippo.
La ricostruzione dell’attività commerciale e politica che lo vide partecipe, specialmente per i primi decenni della sua vita, è resa difficile dalla contemporanea presenza di omonimi, un Nicolò di Marco e un Nicolò di Francesco.
È comunque certo che, al pari di quasi tutti i suoi concittadini, nella giovinezza abbia esercitato la mercatura: il 6 marzo 1335 ottenne il permesso di depositare a Corfù una balla di tessuti diretti a Corone, nel Peloponneso, e il 16 ottobre 1337 figurò ‘piezo’ (garante) di Pietro Pisani eletto all’ufficio de navigantibus, cioè alla navigazione commerciale. L’esordio nell’attività politica avvenne nel 1340, sempre però nell’ambito marittimo: il 20 gennaio venne nominato savio all’Arsenale in una commissione incaricata di gestire l’armamento della squadra del Golfo, ossia dell’Adriatico, e qualche mese dopo (16 luglio) figurò tra i provveditori che revocarono la proibizione di commerciare con Valona (Albania).
Il 10 marzo 1341 fu poi incaricato di risolvere certe questioni aperte con il patriarca di Aquileia, quindi (30 aprile e 13 agosto) dovette occuparsi dei privilegi daziari concessi alle città di Fabriano e di Spoleto.
Seguì una lunga interruzione nell’attività politica, forse dovuta alla preminenza degli interessi commerciali cui anche altri Trevisan continuavano ad attendere con impegno (suo cugino Moretto, probabilmente diminutivo di Almorò, nell’aprile del 1343 e poi ancora nel settembre del 1345 fu patrono di una galera della muda di Cipro). Trevisan riprese a frequentare con continuità il palazzo ducale solo dal 7 gennaio 1348, allorché fu nominato savio sull’Istria, dove Capodistria si era ribellata, sobillata dai feudatari tedeschi dell’entroterra, e il conte di Duino aveva danneggiato i sudditi veneziani. Divenne poi ufficiale alla Giustizia Vecchia (23 maggio 1350), savio per regolare alcuni punti degli statuti relativi alla sottomissione di Curzola (5 giugno 1352), membro del consiglio dei Dieci (29 febbraio 1353). Era in corso allora la terza guerra fra Genova e Venezia: secondo Marco Barbaro (ma la notizia non è confermata dai registri del Senato) Trevisan fu poi nominato (aprile 1354) provveditore d’Armata contro Pagano Doria, che si era spinto nell’Adriatico devastando le isole di Curzola e Lesina. Nell’ottobre del 1354 tornò a far parte del consiglio dei Dieci e, in tale veste, nell’aprile del 1355 fu tra coloro che incriminarono e poi giustiziarono, con l’accusa di aver cospirato contro lo Stato, il doge Marino Falier, pur manifestando qualche critica verso la procedura adottata nella difficile circostanza.
Si era appena stipulata la pace con Genova, quando Venezia dovette fronteggiare le minacce del re d’Ungheria, Luigi d’Angiò, che rivendicava il dominio sulla Dalmazia e si era alleato con i conti di Gorizia e con il patriarca di Aquileia; pertanto Trevisan, che nella primavera-estate del 1356 comandò la muda di Romania, al rientro a Venezia fu inviato in Istria, mentre gli ungheresi si spingevano fino a Treviso. Nuovamente eletto nel consiglio dei Dieci il 17 febbraio 1357, fu tra coloro che trattarono la tregua e poi la pace con il re Luigi, con la quale il 18 febbraio 1358 Venezia rinunciava a ogni diritto sulla Dalmazia.
Fu una pace gravosa e umiliante, ma probabilmente senza alternative: «al qual proposito» scrive Samuele Romanin (1973, p. 151) «Nicolò Trevisano, distintissimo personaggio contemporaneo e che scrisse la Cronaca de’ suoi tempi [...], ricordando quanto frequenti erano state anche in addietro le rivolte di quel paese, come il conservarlo fosse più di danno che di vantaggio, applaude alla fatta cessione».
Ancora membro del consiglio dei Dieci nel 1359 e nel 1360, il 21 luglio di quest’ultimo anno fu chiamato a far parte di una commissione con il compito di dirimere il contenzioso esistente fra il duca d’Austria e il re di Ungheria; ad altra commissione, stavolta sulla regolamentazione delle navi mercantili, fu nominato il 23 novembre 1361. In precedenza (16 luglio 1361) era stato fra i quarantuno elettori del doge Lorenzo Celsi.
Membro del consiglio dei Dieci nel 1362, il 16 marzo 1365 fu eletto bailo a Cipro, a tutela dei crescenti interessi della comunità veneziana. Un anno dopo (ebbe l’incarico il 16 febbraio e partì da Venezia il 16 marzo 1366) fu incaricato con altri quattro provveditori, con pieni poteri, di riportare l’ordine a Creta, ove dall’8 agosto 1363, sotto la guida di Tito Venier e Giovanni Calergi, era in atto la rivolta di Candia (più volte riaccesasi in diversi focolai, nonostante la dura repressione posta in essere dal Senato). Trevisan – che conosceva bene Creta ov’era stato nel 1347, probabilmente come mercante (Thiriet, 1976, p. 409) – giunse alla Canea il 18 aprile 1366 e due mesi dopo, assieme a Nicolò Giustinian, conquistò Anopoli, ultima roccaforte ancora in mano dei ribelli, che furono catturati e decapitati. Rimase un anno nell’isola, che lasciò il 21 maggio 1367 per approdare a Venezia l’8 giugno.
Sei mesi più tardi (1° gennaio 1368) fu inviato a Bologna con incarico diplomatico, onde congratularsi con il cardinale Anglic de Grimoard, fratello del papa Urbano V e nominato legato nelle Marche e in Romagna, per aver realizzato la tregua fra i Visconti e l’imperatore Carlo IV. Dopo aver partecipato, il 18 gennaio 1368, all’elezione del doge Andrea Contarini, dieci giorni dopo risultò eletto procuratore di S. Marco de Citra; nell’estate dello stesso anno fu poi inviato ad accompagnare, all’interno dei domini veneziani, Carlo IV giunto in Italia nel tentativo di ripristinarvi l’autorità imperiale. Il 1° ottobre fu eletto in una commissione incaricata di esaminare la situazione di Trieste che si era ribellata, e il 30 marzo 1369 vi fu inviato come provveditore in campo. In tale veste, il 25 settembre caldeggiò l’ingaggio del bolognese Giacomo Samello: stretta da terra e da mare, due mesi dopo la città venne a patti. In quel momento però Trevisan era già morto: dopo una vita politica intensa, scomparve infatti a Venezia il 19 ottobre 1369.
Il genealogista Barbaro gli attribuisce un figlio, Antonio, nato nel 1354.
Scrisse nel 1367 una cronaca della sua città dalle origini ai suoi tempi, che segue da vicino quella, di poco precedente, del doge Andrea Dandolo. La parte originale, di notevole interesse per le notizie inedite che contiene, è limitata agli ultimi anni presi in esame, ossia agli eventi nei quali Trevisan ebbe un ruolo diretto: in particolare dunque la repressione della congiura Falier e la rivolta cretese, che a suo giudizio fu ascrivibile alla progressiva grecizzazione dei veneti colà stanziati. Precisa nella ricostruzione degli eventi, stesa con stile semplice, ma vivo, essa è intitolata Cronaca veneta dalle origini al 1585, ma dalla c. 121 alla 352 fu continuata da altra mano; poiché la grafìa appare la stessa, si deve presumere trattarsi di copia (Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. It., cl. VII, cod. 519 (= 8438), cc. 29r-120r). Freddy E. Thiriet (1976), che più di ogni altro se ne è occupato, auspicava venisse pubblicata «sans trop tarder» (p. 414).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Misc. Codd., s. 1, 19, Storia veneta: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de’ patritii veneti, VII, pp. 98, 103; Segretario alle voci. Misti, reg. 1, cc. 6v, 61r, 65r; reg. 2, cc. 23r, 30r, 37r; Consiglio dei Dieci. Misti, reg. 5, cc. 19v, 104r; Senato Misti, reg. XXXII, c. 101v, 148v; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Cod. Cicogna, 3783: G. Priuli, Pretiosi frutti..., III, c. 193rv; Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. It., cl. VII, codd. 18 (= 8307): G.A. Cappellari Vivaro, Il Campidoglio Veneto, IV, cc. 129r, 135v; 519 (=8438): Cronaca veneta dalle origini al 1585. Venezia-Senato, Deliberazioni miste, IV, Registre XVII (1335-1339), a cura di F.-X. Leduc, Venezia 2007, pp. 11, 253, 352; V, Registre XVIII (1339-1340), a cura di F.-X. Leduc, Venezia 2005, p. 337; VI, Registre XIX (1340-1341), a cura di F.-X. Leduc, Venezia 2004, pp. 105, 245, 277, 283; VII, Registro XX (1341-1342), a cura di F. Girardi, Venezia 2004, pp. 8, 65; XI, Registro XXIV (1347-1349), a cura di E. Orlando, Venezia 2007, pp. 224, 244, 270; XIII, Registro XXVI (1350-1354), a cura di F. Girardi, Venezia 2008, pp. 42-44, 310, 441; XV, Registro XXVIII (1357-1359), a cura di E. Orlando, Venezia 2009, p. 15; XVI, Registro XXIX (1359-1361), a cura di L. Levantino, Venezia 2012, pp. 359, 364; XX, Registro XXXIII (1368-1372), a cura di A. Mozzato, Venezia 2010, pp. 29, 125, 209.
V. Lazzarini, Marino Faliero. La congiura, in Nuovo Archivio Veneto, XIII (1897), pp. 8 s., 98 s., 103, 292-294, A. Carile, Note di cronachistica veneziana: Piero Giustinian e Nicolò Trevisan, in Studi Veneziani, IX (1967), pp. 103-125 (in partic. pp. 119-125); S. Romanin, Storia documentata di Venezia, III, Venezia 1973, pp. 137 s., 151, 166, 174; F.E. Thiriet, L’importance de la chronique de Niccolò Trevisan, in Miscellanea marciana di studi Bessarionei, Padova 1976, pp. 407-414; Id., Les chroniques vénitiennes de la Marcienne et leur importance pour l’histoire de la Romanie gréco-vénitienne, in Id., Études sur la Romanie gréco-vénitienne (Xe-XVe siècles), London 1977, pp. 241-292 (in partic. pp. 262-266); E. Crouzet-Pavan, Immagini di un mito, in Storia di Venezia, IV, Il Rinascimento. Politica e cultura, a cura di A. Tenenti - U. Tucci, Roma 1996, pp. 579-601 (in partic. p. 582); M.M. Sarnataro, La rivolta di Candia del 1363-65 nelle fonti veneziane, in Studi veneziani, n.s., XXXI (1996), pp. 127-153 (in partic. pp. 131-138, 141, 148); M. Magnani, Storia giudiziaria della rivolta di San Tito a Creta (1363-1366), in Reti Medievali Rivista, XIV (2013), 1, pp. 131-165 (in partic. pp. 133, 146, 152), http://www. rmojs.unina.it/index.php/rm/article/view/4831 (7 novembre 2019); Id., La risposta di Venezia alla rivolta di San Tito a Creta (1363-1366): un delitto di lesa maestà?, in Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Âge, 2015, vol. 127, n. 1, https:// journals.openedition.org/mefrm/ 2490 (7 novembre 2019).