NICOLÒ (o Niccolò, Nicolao)
Scultore attivo in Italia settentrionale dal 1114 ca. al 1140 circa.
La carriera di N. può essere ricostruita con maggiore precisione di quella di qualsiasi altro scultore romanico conosciuto grazie alle iscrizioni recanti la sua firma, nella forma latina Nicolaus o Nicholaus, conservatesi su quattro monumenti dell'Italia settentrionale: sul portale dello Zodiaco della Sacra di S. Michele, detta anche abbazia della Chiusa, non lontano da Torino, nelle cattedrali di Ferrara e di Verona e, in questa stessa città, a S. Zeno Maggiore.Dopo che il maestro era stato riconosciuto come capo di un'importante bottega di scultori già da Porter (1915-1917, IV), Krautheimer Hess (1928) e Robb (1930), successivamente N. è completamente rientrato nell'ombra in seguito al concentrarsi dell'attenzione su Wiligelmo e Benedetto Antelami (de Francovich, 1952; Salvini, 1956; 19632). Solo a partire dagli anni Sessanta la bottega di N. è divenuta oggetto di uno studio più puntuale (Verzar, 1968; 1974; Quintavalle, 1969; Kain, 1981) che ha portato ulteriori attribuzioni di opere affini sotto il profilo stilistico e un'attenta disamina delle questioni relative alla cronologia, al contesto e alla committenza.
Dopo la formazione all'interno della bottega di Wiligelmo, nella cattedrale di Modena (specialmente nella porta della Pescheria) e nella cattedrale di Piacenza, le prime opere commissionate a N., ma non firmate, possono essere individuate nei capitelli del portale di S. Eufemia a Piacenza, del 1106 ca. (Verzar, 1974) e nel portale meridionale del duomo della stessa città, tra il 1114 e il 1132, che è attribuito allo scultore sulla base di un'iscrizione moralizzante identica a quella che reca il suo nome nella Sacra di S. Michele (Robb, 1930; Verzar, 1968); in realtà è possibile istituire confronti anche a livello stilistico tra l'apparato scultoreo della Sacra, del 1114-1120 ca., la prima opera firmata da N., e le sculture di Piacenza. In entrambi i casi N. sembra aver lavorato al fianco di maestri lombardi della c.d. corrente comasca (de Francovich, 1935-1937; Verzar, 1968).Intorno al 1135 N. portò a compimento il protiro della cattedrale di Ferrara, nella cui lunetta è collocata un'iscrizione con firma e data: "+ Artifice(m) gnaru(m) q(ui) sculpserit hec Nicholaum hu(n)c (con)currentes laudent p(er) sec(u)la gentes"; il portale doveva essere già completato prima del 1141.
Attribuito allo scultore è anche il portale dei Mesi (Krautheimer Hess, 1944) che un tempo era posto sul fianco meridionale del corpo longitudinale, prospiciente alla piazza dove si tenevano i pubblici giudizi, attorniato da iscrizioni di carattere legislativo incise sulla parete esterna della cattedrale, datate al 1186. I leoni e i grifoni sono ancora visibili nella piazza, altri frammenti sono conservati nel Mus. del Duomo di Ferrara. Per questo ingresso e per l'accesso principale della chiesa, N. creò una nuova tipologia di portale, introducendo strombature, figure sugli stipiti, lunette scolpite e rilievi a carattere narrativo sull'architrave del portale principale e sugli stipiti del portale dei Mesi. Entrambi i portali erano dotati di un protiro a due piani, con colonne sorrette da leoni e telamoni nel piano inferiore e da buoi al piano superiore nel protiro occidentale, da grifoni e leoni nel portale dei Mesi.Per la prima volta in Italia il programma iconografico del portale principale mostra una complessità vicina agli esempi francesi, che N. interpretò dimostrando notevole inventiva e abilità nell'attingere a un'ampia varietà di modelli, compresi alcuni di origine bizantina e islamica. Il S. Giorgio della lunetta rappresenta nel panorama del Romanico italiano il primo rilievo equestre a carattere monumentale e i profeti degli stipiti sono stati posti a confronto con le statue-colonna francesi della parigina Saint-Denis, di Tolosa e del portale occidentale di Chartres, malgrado in effetti non si tratti di statue-colonna in senso proprio, in quanto essi appaiono collocati sugli spigoli dei pilastri tra le colonne.A partire dal 1120 N. dovette lavorare a Verona nell'ambito dell'ampliamento dell'importante chiesa di pellegrinaggio di S. Zeno Maggiore. Il protiro del portale principale, datato al 1138, si articola su un unico piano ed è sorretto da colonne su leoni. La lunetta, con la firma dell'artista, contiene l'immagine del santo patrono, il vescovo Zeno, affiancato da cavalieri e da fanti. Con il suo collaboratore Guglielmo, N. scolpì anche i rilievi della facciata su entrambi i lati del portale. Il suo nome appare nell'iscrizione che correda la scena con la Creazione di Adamo sul lato meridionale, mentre quello di Guglielmo compare nelle scene del Nuovo Testamento, raffigurate sul lato settentrionale.Per la cattedrale di Verona, intorno al 1139, N. realizzò un altro protiro su due piani, simile a quello della cattedrale di Ferrara. Sulla lunetta, che reca la firma dell'artista, appare raffigurata la Vergine in trono con il Bambino, con ai lati i rilievi con l'Adorazione dei Magi e l'Annuncio ai pastori. Sugli stipiti si trovano effigiati profeti con cartiglio, in numero maggiore rispetto a Ferrara, mentre le figure più esterne rappresentano, in forme plastiche leggermente più larghe, i paladini Orlando e Oliviero, il primo identificato dall'iscrizione Durindarda sulla spada.Nelle opere di N. a Ferrara e a Verona i temi della tradizione religiosa appaiono fusi con immagini legate a eventi contemporanei, le crociate e la nascita dell'autonomia comunale, dando vita in tal modo a complessi programmi scultorei che non trovano precedenti in ambito italiano. A figure religiose e storiche vengono conferiti caratteri specificamente contemporanei: per es. il S. Giorgio sulla lunetta del portale principale di Ferrara è tratteggiato come un cavaliere crociato dell'epoca e il S. Zeno a Verona è rappresentato come un vescovo-conte del sec. 12°; del resto, come Orlando e Oliviero a Verona, cavalieri crociati erano raffigurati ai lati del portale dei Mesi di Ferrara (Krautheimer Hess, 1944) e altri cavalieri appaiono tra gli artigli dei grifoni che in origine sostenevano il protiro antistante.N. lavorò essenzialmente per committenti alleati del papato. Grazie alla fusione di elementi architettonici e scultorei legati alla Roma papale con la tradizione iconografica del trono del Giudizio e del Tempio di Salomone, N. creò una nuova tipologia di portale consona alle funzioni civili, diretta verso la piazza su cui prospetta la chiesa e investita di un ruolo che andava ben oltre quello di semplice ingresso (Verzar, 1982; 1988).Nella Sacra di S. Michele, luogo di pellegrinaggio già inizialmente legato all'ambito cluniacense e osservante una rigida obbedienza nei confronti del papato, il programma decorativo ideato da N. per il portale dello Zodiaco, attualmente modificato, prevedeva l'inserimento di un'ulteriore allusione al pontefice: le dodici costellazioni collocate sugli stipiti del portale in contrapposizione ai dodici segni dello Zodiaco, richiamanti le placchette eburnee della cathedra Petri a S. Pietro in Vaticano. Queste e la maggior parte delle altre sculture di N. sono corredate da iscrizioni didattiche, moralizzanti o retoriche, composte nella maggioranza dei casi in esametri leonini, così come lo erano quelle celebrative recanti la sua firma.L'attività di N. può essere vista come uno sviluppo di quella di Wiligelmo. Il suo stile nel rilievo si contraddistingue per la capacità di combinare, nel medesimo pannello, altorilievi e figure di dimensioni vicine al vero con il bassorilievo delle scene a carattere narrativo. Le sue figure sono concepite più realisticamente rispetto a quelle di Wiligelmo, tanto nella proporzione quanto nell'impiego del dettaglio naturalistico e nella definizione delle vesti e degli accessori contemporanei. Il più ricco repertorio decorativo di N. affianca ai racemi abitati classicheggianti, introdotti per la prima volta da Wiligelmo, un mondo di animali e figure ibride resi con grande cura dei particolari e ispirati a modelli classici, bizantini e islamici, presi a prestito probabilmente da mosaici, oggetti liturgici o avori d'importazione, conosciuti a Venezia e nell'Italia meridionale. Sebbene nelle iscrizioni egli si firmi specificamente come scultore, per N. è stata ipotizzata anche un'attività in qualità di architetto responsabile dei grandi edifici a cui lavorò (Quintavalle, 1985; Gädecke, 1988). Nello sviluppo della tipologia del protiro egli segnò un ulteriore passo in avanti rispetto all'opera di Wiligelmo, mentre per quanto concerne la genesi e lo sviluppo della statua-colonna, uno degli elementi più significativi del portale gotico francese, il suo preciso ruolo è ancora tutto da determinare.
Nell'ambito italiano del tardo sec. 12° la bottega di N. ebbe influsso, in particolare, sulla scultura di diversi centri della costa adriatica, come Ravenna (S. Vitale, chiostro), Fano e Ancona. La sua attività diede l'avvio alla c.d. scuola di Piacenza (de Francovich, 1952; Cochetti Pratesi, 1973), con seguaci attivi in questa stessa città (S. Antonino), a Lodi, a Cadeo (prov. Piacenza), a Carpi (prov. Modena) e a Castell'Arquato (prov. Piacenza) e di nuovo nella Sacra di S. Michele (Salvini, 1956). L'influenza di N. è stata peraltro registrata anche in regioni lontane come la Germania, nella chiesa dell'abbazia di Königslutter in Sassonia (Gosebruch, 1980), dove un'enigmatica iscrizione e immagini animali sono state intese quale formulazione del suo nome (Weigel, 1985).
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