NICOSIA (A. T., 27-28-29)
Cittadina della provincia di Enna, distante da questo capoluogo circa 43 km. Si stende in terreno collinoso e scosceso, a 714 m. s. m., tra alte montagne, nella plaga sorgentifera del Salso (Simeto), in posizione naturalmente forte e nota come tale anche agli antichi. Le grotte trogloditiche, ancor oggi in parte occupate, e le memorie di Herbita, che si ritiene esistesse in quello stesso luogo, ci riportano a tempi remoti. Ma il castello, d'origine normanna, in buona parte rovinato, la cattedrale col suo bel portale dell'età aragonese e col campanile ducentesco, la chiesa di S. Maria Maggiore, ricostruita sulla più antica, normanna anch'essa, distrutta con parte dell'abitato dalla frana del 1757, e altri monumenti e ricordi storici e artistici attestano l'importanza di Nicosia nel Medioevo e nell'età moderna.
La popolazione, la quale parla un dialetto di tipo lombardo, raggiunse il massimo sviluppo nella seconda metà del secolo XVI (1583: abitanti 21.181); ma si ridusse sensibilmente per la pestilenza del 1624; sicchè nel 1653 gli abitanti erano 11.959 e 13.181 nel 1831.
Nel 1931 risultarono in tutto il comune 20.533 ab., raccolti in massima parte nel centro (19.361). La pastorizia e la cerealicoltura costituiscono le principali risorse nel vasto territorio (kmq. 217,90).
Storia. - Antica colonia greca nei pressi della città di Erbita, nominata da Tolomeo. Quando questa venne distrutta dai Saraceni, s'accrebbe per l'affluire dei profughi scampati all'eccidio. Si vuole che, sotto i Normanni, vi si siano stabilite colonie di genti dell'Italia settentrionale, dando origine al dialetto di tipo galloitalico, che ancora si parla nella città. Fedele agli Svevi e poi agli Aragonesi, fu eretta in vescovato da Pio VII.
Monumenti. - La cattedrale, adorna di un portale (fine del sec. XIV), ha nell'interno un bel coro intagliato da Stefano e G.B. Livolsi (sec. XVII). A lato della cattedrale s'innalza la poderosa mole del campanile, in origine una torre con i due piani inferiori, mentre il terzo fu aggiunto alla fine del sec. XIV quando avvenne la trasformazione in campanile. S. Maria Maggiore, eretta alla fine del sec. XVIII, conserva una delle opere più notevoli di Antonello Gagini: un'"icona" di dimensioni molto vaste, compiuta nel 1512, con la Natività, la Morte della Vergine e numerose figure di santi. Altre sculture di A. Gagini sono nella chiesa di S. Michele (statua di S. Michele) e nella chiesa del Carmine (Annunciazione sull'altare maggiore). Ricordiamo inoltre la chiesa di S. Vincenzo affrescata da G. Borremans (1717).