NICOSTENE (Νικοσϑένης, Nicosthĕnes)
Vasaio ateniese. Sulla base del materiale ceramico sino a noi pervenuto lo dobbiamo giudicare il più fecondo tra i vasai attici. Invero si possono elencare, sinora, ottantasette prodotti provvisti della sua firma, tra esemplari interi e frammentati. Forse tale primato è dovuto al fatto che egli aveva l'abitudine di firmare i suoi prodotti con maggiore frequenza di altri.
N. fu attivo per gran parte della seconda metà del sec. VI a. C., e in realtà egli è uno dei maggiori rappresentanti della tecnica a figure nere: degli ottantasette vasi firmati, ottanta sono condotti secondo questa tecnica, uno è di tecnica mista, e sei sono della tecnica a figure rosse; però due di questi ultimi sono sì della fabbrica di Nicostene, ma sono stati dipinti da Epitteto. In aggiunta a questi ottantasette vasi o frammenti, ve ne sono diciassette firmati, a figure nere, oggi o scomparsi o non identificabili; forse, in raccolte private, ve ne sono altri non descritti, né pubblicati. Numerose sono le anfore; ammontano a cinquantuno, ma non sono trascurate altre forme, cioè il cratere, la tazza, la oinocoe, la pisside.
Peculiare di N. è una forma di anfora, imitazione di un tipo metallico: alle lamine di metallo ci richiamano invero le anse larghe, piatte, che si innestano nel punto di maggiore espansione del recipiente e che si curvano sulla sua imboccatura; carattere metallico hanno pure il collo a tronco di cono e due orlature rilevate attorno al ventre del vaso. Tale forma è ripresa e sviluppata da un solo ceramista, Panfeo, che fu attivo prevalentemente nella tecnica a figure rosse. La sintassi decorativa su queste anfore nicosteniche è data da figure singole sulle anse piatte, da un ornato (due fiori di loto e due palmette insieme allacciate da viticci) sui due lati del collo, una fascia figurata sulle spalle, varie fasce con motivi fitomorfi sul corpo sino alla raggiera che si esplica dalla parte inferiore del vaso.
N. firma costantemente colla voce verbale epoiesen; egli adunque fu capo di un'officina assai attiva ove o dipingeva egli stesso i vasi che vi venivano fabbricati, o li lasciava dipingere a decoratori a lui sottoposti. Epitteto, come si è detto, fu pittore di vasi a figure rosse nell'officina di N. e F. D. Beazley ha riconosciuto un pittore di vasi a figure rosse (il cosiddetto pittore di Nicostene) che dipinse per Nicostene e per Panfeo.
Talvolta N. è un piacevole narratore, come in due tazze vulcenti di Berlino, con vivaci, fresche allusioni alla vita dei campi. La semplicità si esplica anche nelle eleganti, stilizzate figure di animali, tra cui non mancano i galli in lotta tra di loro. In causa di questo carattere vivace non sono rare nei vasi di N. le figure sfrenate di Sileni e di Menadi. Non è la durezza incisiva, minuziosa dei pittori della tecnica a figure nere nel suo pieno fulgore, attorno o poco dopo la metà del secolo VI, ma è la scioltezza piuttosto facile della stessa tecnica nella fase di decadenza. (V. anche grecia, XVII, p. 879).
Bibl.: E. Buschor, Griechische Vasenmalerei, Monaco 1921, p. 140; P. Ducati, Storia della ceramica greca, Firenze 1923, p. 246 segg.; J. C. Hoppin, A handbook of greek black-figured vases, Cambridge 1924, p. 177 segg.; id., A handbook of attic red-figured vases, ivi 1919, II, p. 224 segg.; G. Perrot e C. Chipiez, Histoire de l'art dans l'antiquité, X, Parigi 1914, p. 255 segg.; E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung der Griechen, Monaco 1923, I, p. 281 segg.