Nigeria
Ottenuta l'indipendenza nel 1960, la N. (colonia britannica dal 1914) appariva uno dei Paesi africani più promettenti grazie alle sue ricchezze naturali (soprattutto petrolifere) e alle dimensioni del suo mercato interno (è ancora oggi il Paese più popoloso dell'Africa). Anche i primi film nigeriani avevano fatto ben sperare per il futuro di una cinematografia che, invece, non ha poi potuto raggiungere una vera maturità produttiva e artistica a causa dei complessi e drammatici eventi pubblici. I difficili rapporti tra i molti gruppi etnici e i contrasti derivanti dalla diversa composizione sociale e religiosa del Paese (diviso tra il Nord agro-feudale, a maggioranza musulmana, e il Sud in via d'industrializzazione, a maggioranza cristiana e animista) hanno infatti determinato frequenti crisi politiche e numerosi e violenti scontri. Fino alla fine del 20° sec. si sono succeduti nel Paese governi quasi sempre militari, con l'affermazione di singole personalità politiche autoritarie. Nel 1999 si sono svolte le prime elezioni multipartitiche.
In ambito cinematografico la governativa Federal Film Unit (dal 1979 Nigerian Film Corporation), eredità del periodo coloniale (fu fondata nel 1947), non è riuscita a porsi come specifico punto di riferimento e ha prodotto solo cinegiornali. L'incontro tra il cinema e le fonti orali, letterarie e teatrali è rimasto superficiale ed è stato controllato da società interessate solo a ottenere buoni risultati economici, prima con film ispirati alla solida tradizione del teatro popolare in lingua yo-ruba, e poi, negli anni Novanta, con una moltitudine di video destinati esclusivamente al mercato interno.Dopo l'indipendenza hanno visto la luce alcune opere interessanti benché isolate: Mama learns a lesson (1963), splendido film didattico di Adamu Alhaji Halilu, che mira a far comprendere alle donne come affrontare la maternità; One Nigeria (1969), esordio del più importante regista nigeriano, Ola Balogun; Kongi's harvest (1970), dell'afroamericano Ossie Davis, basato su un lavoro teatrale del premio Nobel Wole Soyinka e prodotto dalla compagnia indipendente Calpenny Nigeria Limited di Francis Oladele.
La musica, il documentario, la recitazione sono, insieme alla militanza politica, gli aspetti ricorrenti nell'opera di Balogun, dal cortometraggio In the beginning (1972) al primo lungometraggio completamente nigeriano, Alpha (1973). Nel 1974 il regista ha fondato la casa di produzione Afrocult Foundation Limited, mentre un anno dopo ha diretto due film fondamentali per la storia del cinema nigeriano: Amadi, primo lungometraggio che utilizza una lingua locale, l'ibo, e Ajani Ogun, parlato in yoruba e considerato il primo musical africano. Nell'ambito della sua produzione di quel periodo vanno ricordati Ija ominira (1977, Combattendo per la libertà), Black goddess, noto anche come A deusa negra (1978), e Cry freedom (1981). Negli anni Settanta hanno realizzato film anche Sanya Dosunmu (Dinner with the devil, 1975), Jab Adu (Bisi, daughter of the river, 1977, coregia di Ladi Ladebo, nome d'arte di Olasubomi Oladipupo Loladebe) ed Eddie Ugbomah (Rise and fall of dr. Oyenuzi, 1977). Negli anni Ottanta sono passati al cinema nomi famosi del teatro che hanno messo in scena celebri spettacoli: Hubert Ogunde con Jaiyesinmi (1980, Lascia che la vita vada), coregia di Freddie Goodie; Baba Sala (nome d'arte di Moses Olaiya Adejumo) con Aare Agbaye (1983), codiretto da Oyewole Olowomojuore; Ade Love (nome d'arte di Adeyemi Afolayan) con Ija orogun (1982, I rivali), e con Mosebolatan (1986), film che riunisce i più celebri attori del teatro yoruba. In seguito si sono segnalati, con film che ruotano intorno ai temi della corruzione e del potere, Adedeji Adesanya (Vigilante, 1988), Ladebo (Eewo, 1989, Tabù; Vendor, 1992, Il venditore), Saddik Balewa (Kasarmu ce, 1991, Questa terra è nostra), Brendan Shehu (Kulba na barna, 1992, Accusando un innocente). Un'opera a parte, censurata, è stata Blues for a prodigal (1985), unico lungometraggio di Soyinka, che analizza la situazione politica del suo Paese.Una possibile rinascita di questa cinematografia sembra affidata a cineasti di origine nigeriana che vivono all'estero, portatori di uno sguardo più contaminato ma anche più libero: Cyril Nri (Constance, 1997) e Newton I. Aduaka (Rage, 1999) lavorano in Gran Bretagna, Waheed A. Dosunmu (Hot irons, 1998) negli Stati Uniti, Branwen Okpako (Loveloveliebe, 1999) in Germania.
The development and growth of the film industry in Nigeria, ed. A.E. Opubor, O.E. Nwuneli, Lagos-New York 1979.
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