NIGERIA (XXIV, p. 814; App. I, p. 898; II, 11, p. 407; III, 11, p. 267)
Stato federale, indipendente dal 10 ottobre 1960, nel 1961 incorpora la regione settentrionale del Camerun ex-britannico e nel 1963 si dà una costituzione repubblicana, restando nel Commonwe alth.
Gli abitanti, che nel 1963 erano 55.670.052, risultavano 79.758.969 al censimento del 1973 (secondo l'ONU 59.607.000, sicché gli unici dati sicuri restano quelli del censimento del 1963, riportati nella tabella), facendo della N. il più popoloso stato africano e quello con uno dei maggiori incrementi; la densità media è elevata (86 ab. per km2), e negli stati costieri e in quello di Kano si superano i 150 e i 200 ab. per km2, valori eccezionali per l'Africa. Nel 1971 dopo la capitale, Lagos (ab. 1.500.000), le città maggiori erano Ibadan (758.000 ab.), Ogmobosho (387.000 ab.) e Kano (357.000 ab.); ma altre 6 superavano i 200.000 ab. e altre 16 i 100.000, facendo della N. lo stato africano numericamente più ricco di città, anche se la relativa percentuale di popolazione urbana non era alta (23%). Con la fine del conflitto secessionista e con la ripresa economica si sono accentuate le migrazioni interne e si è aggravato il problema dell'urbanesimo: nel 1975 Lagos ha superato i 2.500.000 abitanti. Nel 1976 ha avuto luogo un riordinamento amministrativo che ha portato da 12 a 19 gli stati confederati e ha creato un distretto federale ove sorgerà la nuova capitale Abuja.
Lingua ufficiale è l'inglese; il tasso di scolarità è buono, e in forte aumento; uno degli sforzi maggiori del piano (4000 mil. $) è rivolto all'istruzione: dal 1976 è generale e gratuita la primaria e altre quattro università si aggiungono alle sei esistenti. Particolari impegni si prevedono anche per la sanità (1000 mil. $), le telecomunicazioni (2000 mil. $) e l'urbanistica (3000 mil. $), dove la crescita delle città, dalla morfologia modernissima mista a residui arcaici, pone gravi problemi.
La popolazione è in maggioranza animista: i cristiani (11 milioni) prevalgono al Sud e i musulmani (26 milioni) al Nord; tra le comunità straniere prevale l'inglese, seguita dalla libanese e dall'italiana (3500 ab.).
Il grande potenziale economico fa della N. il gigante dell'Africa; ma il reddito pro capite, pur triplicato rispetto al 1960, resta ancora basso (1973: 211 $). Il III piano nazionale di sviluppo (1975-80), prevedendo investimenti globali per 30 miliardi di naire (48 miliardi $, per due terzi pubblici), punta al raddoppio del prodotto nazionale lordo e del reddito: ciò sarà possibile grazie all'incremento delle esportazioni di petrolio (da 8-9 a 16-17 miliardi $) e ai frutti dell'avviata industrializzazione.
Solo il 12% del territorio è improduttivo, essendo il 34% occupato da foreste, il 28% da pascoli e il 26% dalle coltivazioni. Tra le colture da esportazione, prevalenti nel Nord e nella fascia costiera, spiccano cacao e palma, dei quali la N. è il secondo produttore mondiale, arachidi (terzo nel mondo nel 1972, sesto nel 1975) e sesamo (settimo nel mondo); buone e in aumento sono le produzioni di cotone, soia e cocco, di minor conto quelle di tabacco, canna da zucchero, caffè, pepe e zenzero. Tra le colture alimentari, tipiche dell'altopiano centrale, si segnalano: sorgo e miglio (quarto nel mondo), manioca, mais; in aumento è la produzione di riso e in diminuzione quella della batata. La N. è, poi, il settimo esportatore mondiale di caucciù e notevole è pure la sua produzione di legname anche pregiato. Il piano quinquennale destina all'ammodernamento dell'agricoltura 3500 mil. $ e l'avvio dell'industrializzazione farà decrescere rapidamente gli attivi in questo settore: 80% nel 1965, 67% nel 1970. L'allevamento, pur quantitativamente consistente (terzo nel mondo per i caprini), è insufficiente al fabbisogno; viceversa il pescato, che nel 1969 era assai scarso (59.000 t), comincia a essere discreto: 507.000 t (1975), di cui 337.000 nelle acque interne (Niger, Benué, Ciad).
La ricchezza mineraria è assai notevole e concentrata nell'ex-Biafra, tranne stagno e columbite che si trovano nel centro-nord. La N. continua a essere l'unico produttore di carbone dell'Africa occidentale ed equatoriale, anche se la qualità non ottima e l'alto costo hanno fatto calare la produzione; è la sesta produttrice mondiale di stagno e la prima di columbite; importanti sono anche le riserve di ferro, piombo e zinco, mentre scarse sono ormai quelle d'oro. Ma il motore primo dello sviluppo, e non ultimo della guerra civile, è il petrolio, il cui recente incremento di produzione (1970: 54.095.000 t; 1974: 112.584.000 t; 1976: 103 milioni di t) ha portato la N. al settimo posto nel mondo, e le cui entrate nel 1974 (8000 mil. $) hanno costituito l'85% delle entrate nazionali. Il greggio, di qualità particolarmente pregiata, viene estratto da cinque compagnie multinazionali (nell'ordine Shell-BP, Mobil, Gulf, Agip-Phillips, Elf), ma il 55% del loro capitale è posseduto dalla compagnia statale nigeriana; altre sette multinazionali hanno ricevuto permessi di ricerca. Ancora carenti sono le raffinerie e il piano ha stanziato 1800 mil. $ per il potenziamento di quella di Port Harcourt e per la creazione di altre quattro. Le esportazioni si dirigono soprattutto verso SUA e Gran Bretagna, dei quali soddisfano rispettivamente il 33% e il 16% delle importazioni. Un grande incremento, pur se minore è la sua importanza, ha conosciuto anche la produzione di gas naturale, utilizzato soprattutto per l'energia locale. La rete di oleodotti e gasdotti, il cui fulcro è Warri, va prendendo consistenza e ai cinque attuali se ne aggiungeranno tre. L'energia prodotta è ancora scarsa, ma è più che raddoppiata dal 1968 al 1973, grazie al completamento (1969) della grande centrale di Kainji sul Niger (320.000 kW), costituita da imprese italiane. Dopo la crisi biafrana, il settore secondario si è ripreso bene, raddoppiando, nel quadriennio seguente, le produzioni dell'industria alimentare (oleifici, zuccherifici, birrifici e bevande in genere), di quella leggera (ceramiche, calzature, sigarette, filati e tessuti di cotone) e di quella di base (fusione di stagno - sesto posto nel mondo -, cementifici.) Di minor conto appaiono le produzioni di ferro, alluminio, fertilizzanti e il montaggio di autoveicoli. Il piano economico punta sullo sviluppo dei beni di consumo durevoli (auto) e strumentali: tre impianti per produrre acciaio (fornito ora in gran parte dall'URSS), altri per il ferro, chimici e petrolchimici. Ma lo sforzo massimo è previsto per i trasporti (oltre 11 miliardi $): si potenzieranno la rete stradale, già buona (1972: 88.500 km; 15.300 asfaltati), i porti, ora congestionati (con 55 mil. t Bonny era nel 1971 il maggior porto petrolifero d'Africa), gli aeroporti (diciassette nuovi) e si ristrutturerà la rete ferroviaria. Significativa è la presenza straniera nell'edilizia e negl'impianti (italiana in particolare), nella meccanica e nei trasporti (Peugeot, Volkswagen, Fiat), accanto alla classe imprenditoriale locale.
La bilancia commerciale, passiva fino al 1965, ha visto poi crescere il proprio attivo, che ha raggiunto nel 1974 ben 6200 mil. di $, scesi nel 1975 a 1900; oltre i tre quarti del commercio si svolgono con Gran Bretagna, SUA, Francia, Olanda e URSS. L'attivo commerciale ha permesso alla N. di attuare una notevole politica estera di aiuti (6 mil. a Niger, Ciad, Alto Volta, Mali e Zambia) e di crediti (120 mil. $ al Fondo monetario internazionale, 240 alla Banca mondiale), che hanno rafforzato il suo ruolo di guida per i paesi vicini.
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Storia. - La costituzione federale (adottata con l'accesso all'indipendenza, il 10 ottobre 1960) consentiva un equilibrio fra i tre grandi partiti: il Northern People's Congress (NPC), dominante nella regione settentrionale occupata dagli Hausa-Fulani, musulmani e tradizionalisti; la National Convention of Nigerian Citizens (NCNC), sempre più espressione della etnia Ibo, di tradizioni democratiche e più evoluta in senso europeo, prevalente nella regione orientale; l'Action Group (AG), espressione della etnia Yoruba, prevalente nella regione occidentale. Formava il governo federale una coalizione del NPC (cui apparteneva il premier Abubakar Tafawa Balewa) con il NCNC (il cui leader, l'intellettuale N. Azikiwe, era divenuto governatore generale, rappresentante cioè del sovrano britannico); nelle singole regioni il governo apparteneva ai partiti che prevalevano sul piano locale. Nel 1962 l'AG si divise fra un'ala guidata da O. Awololo, orientata verso un socialismo panafricanista e contraria alle offerte del premier di partecipare al governo federale, e un'ala favorevole alla partecipazione governativa, capeggiata da S. L. Akintola (che più tardi, mentre Awololo e altri venivano condannati per cospirazione, formò l'United People's Party - UPP - e divenne nuovo premier nella regione occidentale, dopo una lunga crisi). Nel luglio 1963 fu creata una nuova regione, il Mid-West, staccata dalla regione occidentale, mentre dal 10 ottobre 1963 la N. assumeva una Costituzione repubblicana (presidente Azikiwe). La frattura dell'AG ebbe ripercussioni nel quadro politico con la formazione di nuovi partiti; la tensione si accrebbe in vista delle elezioni del dicembre 1964 (gl'Ibo contestavano i dati demografici a base delle circoscrizioni elettorali). I risultati definitivi diedero 162 seggi al NPC, 83 al NCNC, 36 al NNDP (Nigerian National Democratic Party, fusione dell'UPP con dissidenti del NCNC della regione occidentale), 21 all'AG, 10 ad altri gruppi. La formazione di un governo federale di larga coalizione (NPC, NCNC, NNDP) non riuscì a sanare le tensioni, soprattutto per la crescente ostilità dell'élite della regione orientale (le scoperte petrolifere prospettavano ingenti disponibilità) verso il predominio politico del Nord.
In seguito all'uccisione o all'arresto nel gennaio 1966 ad opera di ufficiali Ibo dei governanti federali e delle altre regioni, assunse il potere il gen. J. Aguiyi-Ironsi, attraverso il cui governo gl'Ibo tentarono di assumere il controllo dell'apparato statale. Un decreto che in maggio, abolita la Federazione, stabiliva un governo centralizzato suscitò la reazione degli esponenti anche militari del Nord; dopo due mesi di tensioni e disordini, culminati con l'uccisione dello stesso Ironsi in luglio, assunse il potere il col. Yakubu Gowon, un cristiano del Nord, che restaurò il sistema federale e cercò invano di ristabilire un'intesa fra le regioni. Il col. O. Ojukwu però, comandante della regione orientale (dove erano affluiti migliaia di Ibo scampati a massacri), pretese una completa autonomia politica ed economica della regione (sicura ormai di notevoli proventi petroliferi) e respingendo ogni compromesso (Gowon aveva proposto la costituzione di 12 stati al posto delle regioni), esercitò prerogative federali sino a proclamare il 30 maggio 1967 la secessione quale Repubblica del Biafra. Il governo di Lagos condannò la "ribellione" e iniziò in luglio un'azione militare sempre più impegnativa; la lunga guerra contro la Repubblica del Biafra - che ottenne riconoscimenti e aiuti da molti paesi - si protrasse, con progressivi successi dei federali dopo un'iniziale affermazione dei secessionisti, sino al gennaio 1970. Dalla dolorosa guerra civile maturò una nuova coscienza nazionale, promossa dalla politica governativa di riconciliazione (anche verso gli stati favorevoli al Biafra) e di ricostruzione delle regioni devastate dal conflitto: concessa un'amnistia, la maggioranza degli elementi dell'esercito e della burocrazia del Biafra furono reintegrati.
Nel periodo 1970-74 (poi esteso al 1975) fu attuato un piano di sviluppo e di modernizzazione, anche attraverso un National Youth Service Corps di nuova istituzione; il governo federale, forte di ingenti disponibilità finanziarie, ha esteso la propria azione (il III piano di sviluppo, per il 1975-80, potenzierà le infrastrutture dei trasporti e delle comunicazioni e i servizi scolastici a tutti i livelli). Ma a partire dal 1972-73 prese a declinare il consenso al gen. Gowon, incapace di restaurare il governo civile (preannunciato per il 1976 ma poi rinviato al 1978) e di affrontare i vari problemi (inflazione, rivendicazioni della burocrazia, aumento dei prezzi, congestione dei trasporti); sui dati del censimento del 1973 si accese una polemica a sfondo regionalistico. Il 29 luglio 1975 un colpo di stato, deposto Gowon che si ritirò in Gran Bretagna, instaurò un Consiglio militare supremo (SMC), presieduto da Murtala Mohammed (capo di stato), antico rivale di Gowon. Il SMC intraprese una vasta moralizzazione dell'apparato statale, istituì un Consiglio esecutivo federale (13 militari e 12 civili), nominò nuovi governatori degli stati e annunciò, in ottobre, il ritorno al governo civile per il 1979, avviando la preparazione di una nuova costituzione. Il nuovo corso politico, che suscitava speranze e consensi (il 3 febbraio 1976 sono stati creati altri 7 nuovi stati, mentre si annunciava il progetto di trasferire la capitale nell'interno) è stato turbato da un tentativo eversivo nel febbraio 1976, del quale è rimasto vittima Murtala, rimpianto dai Nigeriani per aver perseguito prioritariamente gl'interessi della N.; sono state sospettate complicità occidentali nel golpe, mentre un gruppo di cospiratori, con a capo il gen. Bisalla, è stato giustiziato (nuovo capo di stato il quarantenne gen. Olusegun Obasanjo). Nel cammino verso il ritorno al regime civile, previsto per il 10 ottobre 1979, sono stati eletti nel 1977 i membri dell'Assemblea che dovrà definire il nuovo testo costituzionale. La N. indipendente, impegnata in complessi problemi interni e sostanzialmente legata alla Gran Bretagna e all'Occidente, aveva del tutto trascurato le relazioni internazionali, alla cui importanza la richiamarono le implicazioni della secessione del Biafra. Dagli anni Settanta il processo di sviluppo (in particolare la posizione di settimo produttore di petrolio, per la quale ha però interessi contrastanti con i paesi in via di sviluppo) ha posto il paese in primo piano nel continente: in particolare, la N. ha promosso la nascita (28 maggio 1975) della Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale (ECOWAS), che ha superato le barriere fra stati anglofoni e francofoni; impegnata e attiva la solidarietà della N. con gli stati di nuova indipendenza e con i movimenti di liberazione (decisivo politicamente l'appoggio al MPLA dell'Angola). Nel corso del 1977 si sono consolidati i rapporti con gli SUA, visitati in ottobre da Obasanjo.
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Economia. - Lo sviluppo economico nigeriano è stato rallentato dall'incerta e confusa situazione politica, che fornisce un difficile quadro di riferimento per una realtà economica ancora involuta, anche se non è difficile scorgervi ricche risorse naturali sia agricole sia, soprattutto, petrolifere. Tuttavia, se la situazione politica ha avuto il suo peso sull'andamento incerto dell'economia, i fattori che hanno determinato le strozzature più gravi sono stati lo scarso sviluppo delle infrastrutture, la caotica situazione dei due soli porti del paese, la mancanza di una rete idrica che ha esposto la N. alla siccità, e l'andamento della situazione economica internazionale.
Da quando, nel 1973, il prezzo del petrolio è aumentato di cinque volte, tutta la vita nigeriana è imperniata su questo prodotto. L'economia vive e si sviluppa nella prospettiva del petrolio. Tutti gli altri elementi dell'economia non sono brillanti; anche se alcuni risultati complessivi sembrano validi, non ci si deve dimenticare delle dimensioni del paese. L'agricoltura, malgrado il suo scarso sviluppo, riesce ad avere una bilancia attiva; nel 1974 essa ha reso al paese 162 miliardi, pari all'1, 1% del prodotto nazionale lordo. Nello stesso anno il petrolio ha costituito il 90% delle esportazioni, rappresentando il 38,5% del prodotto nazionale lordo. L'ingente apporto di divise, insperabile per il livello di sviluppo contenuto della N., ha permesso di rendere attiva una bilancia commerciale cronicamente in passivo. Il paese però continua a essere deficitario per quanto riguarda le importazioni di servizi e i trasferimenti: il loro passivo supera di molto quello di tutte le altre importazioni. Nel 1975 sono stati avviati una serie di progetti volti ad accelerare l'industrializzazione del paese, tra i quali l'ampliamento del porto di Lagos e la costruzione del primo stabilimento petrolchimico dell'Africa Occidentale.