Critico letterario (Nižnij Novgorod 1836 - Pietroburgo 1861); uno dei maggiori rappresentanti del pensiero democratico russo dell'800. Intese la letteratura soprattutto in funzione etico-sociale e considerò quindi compito principale del critico il controllo della veridicità delle idee e dei fatti raffigurati nell'opera letteraria, nonché delle finalità che ne risultano. Così nel saggio Čto takoe oblomovščina? ("Che cosa è l'oblomovismo?") il romanzo Oblomov di I. A. Gončarov è studiato come testimonianza delle conseguenze della servitù della gleba; analogo è il procedimento negli altri articoli più famosi, tutti degli anni 1859-60: Tëmnoe carstvo ("Il regno delle tenebre") e Luč sveta v tëmnom carstve ("Un raggio di luce nel regno delle tenebre"), sul teatro di A. N. Ostrovskij, e Kogda že pridët nastojaščij den´? ("Quando verrà dunque il vero giorno?"), sul romanzo Nakanune di I. S. Turgenev. Fu in Italia nel 1860-61; notevoli i suoi articoli nel Sovremennik ("Il Contemporaneo") sull'impresa di Garibaldi (1860) e sulla vita di Cavour (1861).