Minskij, Nikolaj Maksimovič
Pseudonimo del poeta russo N.M. Vilenkin (nato presso Vilna nel 1855 - morto nel 1937), annoverato tra i primissimi decadenti: la sua poesia si muove tra una tensione ‛ filosofica ' e una fortissima inclinazione estetizzante, non senza peraltro indugiare anche su motivi sociali e politici (sue sono le parole dell'Inno dei lavoratori).
Parallelamente alle esperienze poetiche, la sua speculazione culturale, mescolando elementi nietzscheani e mistica orientale con atteggiamenti tardo-populistici, approdò alla formulazione del cosiddetto Meonismo, da lui indicato come " religione del futuro ", e definito invece da VI. Solov'ev " abracadabra della filosofia ". Per un certo tempo fu bolscevico, e dopo la rivoluzione del 1905 redattore del foglio bolscevico " Novaja Žizn' ": dopo il 1917 fu esule, continuando però a professarsi socialista.
Spesso immagini e cadenze dantesche ricorrono nella poesia di M.: la Dedica al ciclo lirico dei Pesni ljubvi porta come epigrafe un verso del Purgatorio; la stessa predilezione per la forma del sonetto ha un'ascendenza ‛ italiana ' e specificamente dantesca. Ma il contributo più originale alla reinterpretazione di D. è certo il suo saggio Ot Dante k Bloku, del 1921 (in " Sovremennyja Zapiski " VII) inteso a studiare l'" enorme, secolare, problema dell'io ". Attraverso una contorta e spesso fumosa ricostruzione di tutta l'opera dantesca, alla ricerca delle " vere " idee-guida, M. perviene alla paradossale affermazione di D. precursore di Nietzsche. Sebbene caduca nelle sue pretese gnoseologiche e ‛ profetiche ', l'interpretazione di M. resta emblematica per una generazione intera della cultura russa.