Ekk, Nikolaj Vladimirovič
Attore, autore e regista teatrale e cinematografico lettone, nato a Riga (Lettonia) il 14 giugno 1902 e morto a Mosca il 14 luglio 1976. Come regista cinematografico effettuò importanti sperimentazioni sul cinema sonoro. La sua notorietà è legata soprattutto alla realizzazione del primo lungometraggio sovietico a soggetto, sonoro e parlato, e del primo lungometraggio a colori.
Figlio di un ferroviere, manifestò sin dall'adolescenza la sua passione per tutte le forme e le tecniche dello spettacolo. Non ebbe quindi esitazione a iscriversi a Mosca alla scuola superiore di regia, dove insegnava V.E. Mejerchol′d, che poi lo volle nel suo teatro (TIM, Teatr imeni Mejerchol′da). E. vi lavorò per cinque anni come attore e direttore di scena. Scrisse successivamente delle commedie destinate ai circoli dei lavoratori e, nel contempo, frequentò una scuola professionale di cinema, da cui uscì nel 1928 curando, come saggio di diploma, la regia del cortometraggio Čto eto? (Cos'è questo?). Erano gli anni in cui il cinema passava dal muto al sonoro, ed E. si specializzò nelle nuove tecniche, ma la cinematografia sovietica non era ancora attrezzata per avviare la conversione, ed E. dovette tornare al teatro. Tra il 1929 e il 1930 diresse però un secondo cortometraggio Kak nado i ne nado (Come si deve e come non si deve) e partecipò a un programma collettivo con l'episodio incompiuto O svin′e, kotoraja kartinu pisala (Sul maiale che dipingeva un quadro). Nel 1931 girò il primo lungometraggio a soggetto, interamente sonoro e parlato, esclusivamente realizzato con materiali sovietici: Putëvka v žizn′ (Il cammino verso la vita). Il film affronta il problema del recupero dei bezprizornye, i ragazzi 'abbandonati' a sé stessi, costretti, per un'infinità di circostanze, a condurre vita randagia: una delle maggiori piaghe che negli anni Venti aveva afflitto il Paese dopo la rivoluzione e la guerra civile. Il successo fu enorme e dovuto alle sue qualità artistiche ed espressive, non soltanto alla novità tecnica, com'era invece accaduto nel 1927 negli Stati Uniti per The jazz singer (Il cantante di jazz) di Alan Crosland, il film che aveva segnato l'avvio del sonoro nel cinema. Ne è prova il plauso, sia della critica sia del pubblico, che E. raccolse con questo film nel 1932 alla prima Mostra d'arte cinematografica di Venezia, dove fu indicato dal pubblico presente come il miglior regista dell'intera selezione (in occasione della prima esposizione non vennero attribuiti premi ufficiali, non ancora istituiti).
Negli anni seguenti E., anziché sfruttare il successo acquisito con il suo primo lungometraggio, preferì dedicarsi allo studio del colore. Anche in tale campo si rivelò un pioniere, realizzando nel 1935 un cortometraggio sperimentale, Karnaval′ cvetov (Carnevale di colori) e nel 1936 il primo lungometraggio sovietico a colori, Grunja Kornakova, noto anche con il sottotitolo Solovej-solovuško (Usignolo, piccolo usignolo), che nel progetto dell'autore avrebbe dovuto essere la prima parte di una trilogia dedicata al personaggio del titolo, un'operaia di una fabbrica di ceramiche, prima, durante e dopo la Rivoluzione di ottobre. Ma la trilogia non si realizzò, come pure non andò in porto il progetto di un Hamlet a colori, tratto dalla tragedia shakespeariana. Trasferitosi a Kiev, E. girò due film tratti da racconti di N.V. Gogol′: Soročinskaja jamarka (1939, La fiera di Soročincy), primo film ucraino a colori, e Majskaja noč (1941, Notte di maggio). Tornato a Mosca, passò alla televisione, per la quale realizzò nel 1962 Kogda idët sneg (Quando cade la neve). Poi tornò al cinema, dirigendo Mamočka i dva trutnja (1963, La mammina e i due fannulloni) e Čelovek v zelënoj perčatke (1968, L'uomo con i guanti verdi), quest'ultimo un film in 3D, per la visione del quale non era necessario l'uso di occhiali speciali. Fu l'ultimo film di un regista che sino alla fine non smise di sperimentare.
Pur essendo sostanzialmente apprezzato anche per Grunja Kornakova, E. rimane il tipico regista ricordato per un solo film, Putëvka v žizn′, col quale, come detto, aveva debuttato nel lungometraggio: un film, la cui importanza è stata riconosciuta anche dagli storici, al di là degli entusiasmi suscitati tra i critici. Partito con intenti dichiaratamente educativi, ispirati ai principi di A.S. Makarenko (poi diffusi attraverso la sua opera maggiore Pedagogičeskaja poema, 1933-1935; trad. it. Poema pedagogico, 1952), il film compensa l'impegno programmatico con un caloroso e sincero impeto romanzesco e con una vigorosa inventiva formale; secondo Makarenko, tuttavia, il problema della rieducazione dei giovani delinquenti veniva affrontato in termini semplicistici e non corrispondenti alle sue teorie. Ciò non impedì, comunque, che Pedagogičeskaja poema venisse pubblicato in Gran Bretagna e in Francia con il titolo del film.
N. Batalov, Obsuždaem Putëvku v žizn′: slovo aktëru (Esaminiamo 'Il cammino verso la vita': la parola all'attore), in "Sovetskoe iskusstvo" (Arte sovietica), 3 giugno 1931.
L. Riskij, Nevručennaja putëvka (Il cammino non affidato), in "Pravda", 8 luglio 1931.
F. Pasinetti, 'Verso la vita' di Nikolaj Ekk, in "Gazzetta di Venezia", 11 agosto 1932.
L. Schnitzer, J. Schnitzer, Vingt ans de cinéma soviétique, Paris 1963, p. 47.
Prima dei codici. Il cinema sovietico prima del realismo socialista 1929/1935, a cura di A. Crespi, S. de Vidovich, Venezia 1990, pp. 141-45.