Nilo
È il maggior fiume dell'Africa; esce da un'insenatura del lago Vittoria, ma viene considerato suo ramo sorgentifero il più importante immissario del lago stesso, il fiume Kagera. Il N.-Kagera è il fiume più lungo del mondo.
Anche se negli ecumeni circolari la linea Tanai (Don)-N. rappresentava l'asta orizzontale della T, che serviva a definire le tre parti nelle quali si considerava divisa la gran secca, scarse e inesatte erano, ai tempi di D., le notizie relative al N. e, più in generale, a tutta l'Africa (v.). Le notizie che D. ha del N. gli derivano soprattutto dai classici.
Così come Lucano (Phars. V 711 ss.) dice che le gru vanno a svernare sulle rive del N., in Pg XXIV 64 D. paragona il modo in cui i golosi si allontanano da lui, al movimento delle gru che svernano presso il N. nel momento in cui sono per prendere il volo: Come li augei che vernan lungo 'l Nilo, / alcuna volta in aere fanno schiera, / poi volan più a fretta e vanno in filo, / così...
A proposito del luogo di origine del N., Lucano, rivolgendosi al fiume stesso, scrive: " Medio consurgis ab axe " (Phars. X 287); il che produce il passo delle Rime (CIV 46): Poi cominciò: " Sì come saper dei, / di fonte nasce il Nilo picciol fiume / quivi dove 'l gran lume / toglie a la terra del vinco la fronda... ".
Il gran lume è il sole che la fronda del virgulto toglie a la terra, cioè, nella zona equatoriale, annulla quasi del tutto l'ombra, dato l'angolo d'incidenza dei suoi raggi (Contini, Casella, Barbi-Pernicone); altri hanno invece interpretato l'immagine dantesca come distruzione della fronda operata dal calore del sole, maggiore all'equatore che in altri luoghi, ma tale interpretazione è oggi per lo più abbandonata. I versi 49 e 50 del passo hanno un riferimento biblico (Contini, Barbi-Pernicone): il N. era infatti identificato con il Gehon, uno dei quattro fiumi del Paradiso terrestre (Gen. 2, 13. " Et nomen fluvii secundi Gehon: ipse est qui circumit omnem terram Aethiopiae ").
Altra citazione del N. è in If XXXIV 45, ove D., per indicare il colore nero di una delle tre facce di Lucifero, dice che a vedere era tal, quali / vegnon di là onde 'l Nilo s'avvalla.
D. prende a paragone il colore della pelle degli abitanti dell'Etiopia, o meglio, data la più ampia accezione del toponimo ‛ Etiopia ' (v.) ai tempi di D., degli abitanti dei paesi da cui il N. scende verso la pianura di Egitto. A proposito di questa citazione, è da notare che il Lana e l'Ottimo attribuiscono il colore nero della pelle degli Africani al maggior calore del sole, e che il Venturi, seguito dal Cesari, dal Tommaseo e dall'Andreoli, trova, nei colori delle tre facce di Lucifero, riferimenti agli Europei, agli Asiatici e agli Africani. Il Venturi giunge anche a trovare una relazione tra la disposizione delle tre facce e le relative posizioni geografiche dei tre continenti.
Il fiume è nominato ancora in Pd VI 66, nella descrizione delle imprese di Cesare: il Nil caldo sta a indicare l'Egitto, ove fu ucciso Pompeo, in fuga dopo la battaglia di Farsalo.
A proposito di questo passo Benvenuto, il quale nel commento a If XXXIV 45 opera una distinzione tra Etiopia, Africa ed Egitto (" Nilus enim fluvius transit per Aethiopiam, Africam, et Aegyptum "), cade in errore, dicendo: " idest Aegyptus per quem labitur Nilus, quae est calida regio extrema Asiae, contermina Africae ". Questo errore, insieme con la vaga collocazione delle origini del N. in non meglio identificate " parte orientali " operata dal Lana e dal Serravalle, conferma ulteriormente le confuse e incerte notizie che si avevano sul fiume e sulle regioni contermini.