NIMEGA (oland. Nijmegen o Nimwegen; A. T., 44)
Città olandese nella Gheldria sud-orientale, situata presso la riva sinistra del larghissimo fiume Waal a 20-30 m. s. m. Il vecchio centro, con strade ripide e a scalinate, contornato da parchi e viali sul posto delle fortificazioni demolite nel 1877-84, ha forma d'un mezzo circolo irregolare col fiume per base; il mercato, col peso pubblico, si trova al centro in posizione dominante. La vecchia città è chiusa da ampî quartieri moderni di cui una grandiosa piazza rotonda, dedicata a Carlomagno, forma il centro. A ovest si trovano i quartieri industriali, il porto fluviale e il mercato del bestiame, mentre il vecchio porto è a est oltre il Valkhof. Numerose e belle ville con estesi parchi sorgono negli ameni dintorni, che sono residenza preferita di agiate famiglie olandesi.
Posta vicino alla frontiera tedesca, è centro ferroviario di grande importanza con linee per Arnhem, Tiel, Dordrecht, Bosco Ducale, Venlo e Kleve-Colonia. Assai intenso è anche il traffico sul fiume, con linee dirette per Rotterdam e per i porti tedeschi lungo il Reno. Il nuovo canale Maas-Waal (1927), che congiunge Nimega alla Mosa e al Belgio, ne ha ancora aumentata l'importanza.
L'industria è assai sviluppata: lampadine elettriche, utensili di ferro e stagno, biciclette, tessuti di seta artificiale, burro vegetale, birra, sapone, colori di anilina, scarpe, maioliche, carte e sigari sono tra i prodotti principali; importanti pure le tipografie e le fabbriche d'asfalto. Il commercio di legname, mattoni e altri materiali di costruzione è anche esso intenso; il mercato di bestiame ha importanza solo regionale.
A Nimega ha sede una università cattolica, fondata nel 1923, che nonostante la breve esistenza si è già fatta un buon nome e viene frequentata anche da studenti tedeschi. Vi è poi il collegio S. Canisio, varî licei e ginnasi, scuole commerciali, ecc. A Nimega ha sede la riserva delle truppe olandesi coloniali. Nel 1932 contava 84.034 ab., di cui più del 7400 cattolici.
Monumenti. - La parte antica di Nimega, con strade strette e pittoresche, conserva qualche monumento di pregio. Dell'antico palazzo di Carlomagno, il Valkhof (Corte del Falcone), distrutto nel 1795 dai Francesi, non rimane che la piccola cappella ottagonale, consacrata nel 799 da papa Leone III e costruita sull'esempio della cappella d'Aquisgrana. Vi si vedono tracce dei restauri del sec. XII e del sec. XV; e, accanto, i ruderi del coro romanico della chiesa costruita da Federico Barbarossa.
Delle antiche mura della città (1467) non rimane che una torre gotica, la Kronenburgertoren. Nel centro di Nimega si trova la Piazza del mercato col "peso del burro", del 1612, attribuito a Enrico de Keyser. L'arco della chiesa (1542) dà accesso alla piazza dove si alza la bella mole gotica di S. Stefano, cominciata nel 1272, finita nel secolo XV, ma con aggiunte moderne: la navata di mezzo non fu finita che nel sec. XIX. Nel coro si trova il monumento funebre di Caterina de Bourbon, morta nel 1469, opera di W. Loemans (1512), notevole per i rilievi d'ottone rappresentanti la duchessa, gli apostoli, ecc. Pure pregevoli i lampadarî d'ottone del sec. XVII e gli stalli. Il grande organo è del 1776. Al campanile gotico fu rifatta (1593) la guglia in stile Rinascimento. Presso la chiesa si trova la "scuola latina", armoniosa architettura del 1554 con buone sculture.
Il Palazzo comunale, ricostruito in stile Rinascimento nel 1544, fu restaurato nel 1882. Nel vestibolo era anticamente il seggio dei giudici e ancora vi si ammirano i magnifici stalli, ricchi d'intagli, opera di Guurt van Dulcken (1555). Nella grande sala fu firmata la pace di Nimega (v. sotto).
Nella chiesa dell'ex-convento di Marienburg (sec. XV) ha sede il Museo comunale, ricco di oggetti romani (trovati sul posto), pregermanici, germanici, medievali; vi sono inoltre tappezzerie e qualche quadro. Nei quartieri moderni a sud-est in una bella costruzione moderna si trova il Museo nazionale Kam, contenente la ricchissima collezione di antichità romane donata allo stato dall'archeologo G. M. Kam.
Storia. - L'odierna città corrisponde all'antico Noviomagus Batavorum, il principale oppidum deì Batavi sulla riva destra del Waal. Distrutto nel 70 d. C., fu sostituito da un castrum della legione X Gemina, a O. dell'attuale città, il quale fu scoperto nel 1916 e scavato metodicamente da J. H. Holwerda. Dal tempo di Traiano portò ìl nome di Ulpia Noviomagus; non vi si trovavano tuttavia magistrature municipali e gli honorati menzionati nelle iscrizioni erano estranei alla città; non può quindi affermarsi che sia stata colonia o municipio.
L'invasione franca distrusse la città. Nel sec. VII i Franchi fondarono sul posto un loro centro che ben presto si sviluppò, tanto che Carlomagno spesso vi abitò nel suo palazzo, il Valkhof, che rimase anche più tardi come palazzo imperiale e fu ingrandito a varie riprese. Rimasta libera città dell'impero, Nimega nel 1247 fu conquistata da Guglielmo II d'Olanda, re dei Romani, e da lui donata a Ottone II, conte di Gheldria, nella cui storia essa ebbe una parte assai importante come sostegno della fazione dei Bronkhorsten. Nel 1436 a Nimega ebbe la sua formulazione il programma della nobiltà e delle città, col quale la potenza dei duchi fu di molto diminuita. Nelle lunghe guerre tra Gheldria e Borgogna, Nimega soffrì molto; nel 1543 passò a Carlo V. Si aggregò poi, nel 1579, all'Unione di Utrecht; ma, ancora nello stesso anno, per istigazione dei suoi molti cattolici, passò alla parte spagnola. Nel 1591 Maurizio di Nassau l'assediò e la prese, cosicché venne in possesso degli Stati Generali. Da quel tempo fino alla caduta della repubblica, Nimega fu capoluogo del "quartiere di Nimega", la parte più importante e più fertile della Gheldria. Dal 1672 al 1674 fu in mano ai Francesi e nel 1678-79 vi si concluse la pace, che dalla città prende il nome. Il sec. XVIII è caratterizzato anche a Nimega da liti di fazioni e da lenta decadenza, finché nel 1794 i Francesi la bombardarono e occuparono. Nel 1820 essa non aveva che 20.000 abitanti; ma dopo il 1850 conobbe un grande progresso che ne fa ora una delle città più ricche e più progredite d'Olanda.
La pace di Nimega. - Questa pace mette fine alla lunga e intricata guerra che Luigi XIV iniziò nel 1672 contro la repubblica delle Provincie Unite (Olanda), la quale gli era stata contraria nella guerra di devoluzione. Il più potente alleato della Francia, l'Inghilterra, in seguito alla netta superiorità della flotta olandese sotto l'ammiraglio De Ruyter, e anche per i contrasti tra il parlamento e re Carlo II, aveva già fatto pace con l'Olanda nel 1674 a Westminster; poco più tardi anche i vescovi di Münster e di Colonia si erano pacificati con l'Olanda. Venne allora per l'Olanda il momento di circondare di avversarî numerosi il suo potente nemico. L'abilità diplomatica di Guglielmo III d'Orange, infatti, riuscì a trovare alleati nella Spagna, nell'elettore di Brandeburgo al quale Luigi XIV aveva preso la città di Kleve per poter invadere l'Olanda, e finalmente nell'imperatore e nel granduca di Lorena, quest'ultimo spodestato dal re francese. Nel 1676 la Francia ottenne l'aiuto della Svezia, poi dei Turchi e degli Ungheresi ribellatisi all'imperatore. La Danimarca si unì anch'essa con gli alleati dell'Olanda. Ma nella primavera del 1676 i rappresentanti degli stati belligeranti, compresa l'Inghilterra, si riunirono a Nimega, dove cominciò una lunga conferenza.
In Olanda, passato il grande pericolo del 1672-1673, con la fiducia era rinato l'antico dualismo fra lo statolder e gli stati della provincia d'Olanda. Il primo voleva continuare la guerra possibilmente con l'aiuto inglese; gli stati, solleciti degl'interessi commerciali di Amsterdam, desideravano la pace. La diplomazia francese seppe approfittare di questa diversità di vedute, come di quella esistente in Inghilterra tra il parlamento antifrancese e il re francofilo. Evitò così l'entrata in guerra degl'Inglesi e ottenne la pace al momento che essa era esaurita. Nel marzo 1678 i capi del partito antiorangista si misero in comunicazione col D'Estrades, rappresentante francese a Nimega. Poco dopo, questi offrì agli stati una pace con la quale l'Olanda avrebbe riavuto tutto il suo territorio, inclusa la città di Maastricht, ancora occupata dai Francesi; inoltre un trattato commerciale con grandi vantaggi per l'Olanda e la promessa di lasciare agli Spagnoli un numero sufficiente di fortezze nei Paesi Bassi meridionali per potere ostacolare un'eventuale nuova invasione francese. Gli stati avrebbero voluto accordarsi, per la pace, con gli alleati, dei quali la sola Spagna, del tutto dipendente dall'aiuto olandese, si dichiarò consenziente, mentre l'imperatore, la Danimarca, i principi tedeschi e specialmente l'elettore di Brandeburgo si lagnarono amaramente, poiché essi avrebbero dovuto restituire tutte le loro conquiste. Così gli stati poco si curarono degli alleati, tutti piuttosto deboli; e, dopo una seria divergenza sul ritiro delle truppe francesi da Maastricht, prima si venne a un armistizio di sei settimane, poi, il 10 agosto, a mezzanotte, si firmò la pace tra l'Olanda e la Francia. Prima che la notizia giungesse allo statolder, questi, ritenendo scaduto l'armistizio, assalì i Francesi ancora il 14 agosto a Saint-Denis presso Mons, nel Hainaut.
Gli alleati dovettero fare pace alla loro volta e furono dalla Francia trattati da vinti. Il 17 settembre firmò la Spagna; il 5 febbraio 1679, l'imperatore. L'Olanda uscì dalla guerra con vantaggi commerciali e senza alcuna perdita territoriale; la Spagna, invece, perdette la Franca Contea e molte fortezze dei Paesi Bassi, tra cui Valenciennes, Ypres, Cambrai, Saint-Omer, Maubeuge e Bouillon, ma si vide restituita qualche città ceduta alla pace di Aquisgrana e cioè Veurne, Courtrai, Audenaerde, Ath, Binch e Charleroi. Il duca di Lorena avrebbe potuto riavere i suoi stati, ma a condizioni così umilianti che preferì lasciarli ancora alla Francia. All'elettore di Brandeburgo e al re danese furono dettate le condizioni di pace rispettivamente a Saint-Germain-en-Laye e a Fontainebleau; essi dovettero rinunziare alle terre conquistate alla Svezia.
Bibl.: J. Smith (Smetius), Oppidum Batavorum seu Noviomagum, Amsterdam 1644; id. e figlio, Antiquitates Neomagenses, ecc., Nimega 1678; J. Smetius, Chronijck van de oude stadt der Batavieren, ivi 1678; 2ª ed., 1784; N. Chevalier, Recherche curieuse d'antiquités venues d'Italie, de la Grèce, d'Égypte et trouvées à Nimègue, ecc., Utrecht 1709; J. in de Betouw, Annales Noviomagi, Nimega 1790; H. D. J. van Schevichaven, Geschiedkundige plaatsbeschrijving van het Rijk van Nijmegen, ivi 8176; id., penschetsen uit Nijmegen, voll. 3, ivi 1898, 1901 e 1904; J. Terpstra, Nijmegen in de Middeleeuwen, Amsterdam 1917; F. J. de Waele, Noviomagus batavorum, Nimega-Utrecht 1931, con buona bibliografia archeologica; W. G. J. R. Vermeulen, Een Romeinsch grafveld op den Hunnerberg te Nijmegen, Amsterdam 1932. Per la pace di Nimega v.: Actes et mémoires de la paix de Nimègue, Amsterdam 1680; IV; De Saint-Disdier, Histoire de la paix de Nimègue, L'Aia 1697; J. Du Mont, Corps universel diplomatique du droit des gens, Amsterdam 1726-31; VI; J.-Y. De Saint-Priest, Histoire des traités de paix... du XVIIe siècle, voll. 2, Amsterdam 1725; H. Vast, Les grands traités du règne de Louis XIV, II, Parigi 1893-99.