NÎMES (A. T., 35-36)
Città della Francia meridionale, nella bassa Linguadoca, capoluogo del dipartimento del Gard, situata a 46 m. s. m. a N. del fiume Vistre e ai piedi delle colline calcaree delle Garrigues. Il suo nome antico (Nemausus) si crede derivi da quello d'una sorgente che sgorga sul monte Cavallier (114 m. s. m.) oppure da quello della divinità tutelare della fonte. Favorita dalla posizione geografica, all'incrocio delle grandi vie di comunicazione tra la fertile vallata del Rodano, il Mediterraneo e l'interno, in una regione mineraria e carbonifera, ricca anche di floridi vigneti, Nîmes è centro d'importanti industrie metallurgiche, chimiche e tessili: manifatture di tappeti, di scialli, di nastri; distillerie; filatura e tessitura della seta, la più antica industria, creata da Toscani alla fine del Medioevo; nonché uno dei principali e più attivi mercati di vini, di coloniali e di uve da tavola, con minore importanza per i cereali e altri prodotti agrarî. La popolazione da 53.619 abitanti nel 1851 è salita a 80.437 nel 1911, a 82.774 nel 1921 e a 89.213 nel 1931.
Nîmes è un importante nodo ferroviario da cui si dipartono le linee per Lione, per Clermont-Ferrand e Parigi, per Marsiglia, per Montpellier e il mare; è fornita di due stazioni poste nel centro abitato, una per i viaggiatori e l'altra per le merci.
Il territorio circostante nella parte NO. calcareo e poco fertile è coltivato a ulivi in basso, ed è occupato da boschi in alto; nella zona più vasta di alluvioni antiche, molto fertile, che s'inclina dolcemente verso il mare formando la cosiddetta coustière, è coltivato a cereali, viti, ortaggi e alberi da frutta.
Monumenti. - Nîmes è ancora la città francese più ricca di monumenti romani. L'anfiteatro, meno grande di quelli di Roma e di Verona, ma ben conservato all'esterno, fu costruito nel sec. I d. C. con blocchi (talvolta d'un metro cubo l'uno) sovrapposti senza malta; è a due ordini sormontati da un attico e conserva ancora alcune sculture: due gladiatori, la lupa romana, due tori a mezza figura, ecc. Un'iscrizione dà il nome di T. Crispo Reburrio, come l'architetto che costruì l'edificio o che per lo meno lavorò alla costruzione di esso. Sull'antico foro sorge la cosiddetta Maison Carrée, tempio dedicato tra l'anno 1 e l'anno 2 d. C. ai "principi della gioventù", Caio e Lucio Cesare, figli adottivi d'Augusto. Poiché peraltro esso reca traccia di un'iscrizione col nome di Agrippa, è da credere che esso fosse dapprima dedicato ad altro culto, forse al culto imperiale. L'edificio, di proporzioni molto armoniose, è esastilo e pseudoperiptero; i capitelli corinzî e gli elementi decorativi sono di fattura delicata. Presso la fontana e dipendente dalle terme si trova un piccolo tempio, detto di Diana, ma indubbiamente consacrato a Nemausus, edificato probabilmente da Agrippa: interessante è la struttura della vòlta. Dietro di esso si trovano avanzi d'un serbatoio, in cui la tradizione vedeva lo sbocco del grandioso acquedotto detto ponte del Gard. Sul monte Cavallier sorge la Torre Magna, edificio ottagonale a tre piani, di natura incerta: esso è certo anteriore alle mura augustee in cui fu più tardi incorporato. Qualcuno ha pensato a una torre di vedetta o ad un mausoleo: un'ipotesi molto attendibile è che si tratti di un trofeo, simile a quello augusteo della Turbie, ma più antico, perché innalzato a ricordare la conquista della Gallia meridionale da parte di Domizio Enobarbo (121 a. C.). Delle mura costruite da Augusto nel 16 a. C. sussistono la porta di Augusto, a due fornici e due torri di fianco, e la porta di Francia. Resti importanti di terme incorniciano la fontana di Nîmes, sorgente già sacra al dio locale, oggi situata al centro di giardini disegnati nel sec. XVIII, i quali coprono ancora, sui fianchi del monte Cavallier, la cavea d'un teatro romano. Il museo d'antichità, sistemato nella Maison Carrée, contiene molti avanzi della colonia romana, tra cui notiamo la Venere di Nîmes, trovata nel 1878; una testa di Venere; una Danzatrice; un Sileno; frammenti di scultura statuaria e ornamentale; monete, musaici, ecc. La cattedrale romanica di S. Castore, costruita probabilmente sulle rovine d'un tempio d'Augusto, è a navata unica e a matronei; la sua facciata è decorata con frammenti antichi e con un curioso fregio dei secoli XI-XII rappresentante la Genesi. Il museo d'archeologia romanica contiene calchi dei principali frammenti d'architettura e di scultura, nei quali rivive il ricordo delle chiese e delle abbazie romaniche della regione. La galleria di pittura non ha nulla d'importanza locale o regionale, salvo un interessante musaico antico in cui il soggetto centrale rappresenta le nozze d'Admeto con Alcesti; un quadro (Banchetto di Cleopatra e di Antonio) del Natoire, pittore di Nîmes e già direttore dell'Accademia di Francia a Roma; inoltre alcune opere del pittore romantico Sigalon, tra cui è degno di menzione il quadro rappresentante Locusta che prova, con Nerone, un veleno sopra uno schiavo (1824). Anche le pitture murali nella chiesa di S. Paolo, di H. Flandrin, che è stato anch'egli all'Accademia di Francia a Roma, richiamano la Roma antica e paleocristiana per la purezza classica del disegno su fondo d'oro. (V. tavv. CXXXV e CXXXVI).
Storia. - Città dei Volci Arecomici (Strabone), la cui importanza si deve all'essere situata sulla strada dall'Italia alla Spagna, nel punto in cui i bacini del Rodano e della Garonna comunicano tra loro. Al principio dell'impero, Nemauso divenne colonia di diritto latino (Strabone, Plinio) col nome di Colonia Augusta Nemausus. Il Hirschfeld, fondandosi su monete di Nîmes rappresentanti un coccodrillo legato a una palma, ha supposto che i coloni fossero Greci provenienti d'Egitto; ma, probabilmente, non si tratta di altro che di un omaggio ad Agrippa, il vincitore della battaglia d'Azio, il quale è rappresentato, insieme con Ottaviano, sul verso della moneta; Agrippa risiedette a Nîmes nel 19 a. C. e a lui forse si deve la fondazione della colonia. I Nemausensi insigniti della cittadinanza romana erano ascritti alla tribù Voltinia. Soltanto sotto gli Antonini Nîmes ebbe la piena cittadinanza. I suoi magistrati si chiamavano dapprima praetores quattuorviri, poi quattuorviri; da notarsi, accanto ai magistrati usuali, degli undecimviri, un interrex, un praefectus vigilum et armorum. La città era provvista d'acqua per mezzo dell'acquedotto del Pont du Gard. Il massimo splendore di Nîmes sembra essere stato raggiunto nei secoli II e III; sotto gli Antonini sostituì Narbona come capitale della Narbonense.
Con la cristianizzazione (suo primo vescovo fu San Baudile) Nîmes perdette la sua importanza, e uguale effetto ebbero le invasioni barbariche. Alla fine del sec. IX la città era sede di contea, poi fu annessa agli stati della casa di Tolosa (1185) e nel 1271 incorporata al dominio capetingio. Dotata d'istituzioni municipali di tipo italo-provenzale, la città si sviluppò, sotto l'aspetto economico, proprio alla fine del Medioevo, grazie, in parte, a una colonia d'Italiani del nord della penisola che vi avevano introdotto parecchie industrie di lusso. Sotto Luigi XII erano rinomati i drappi e le stoffe d'oro di Nîmes; sotto Luigi XIV erano in pregio i velluti. Ma la revoca dell'editto di Nantes distrusse tale prosperità, perché la città in cui era fiorita nel Medioevo l'eresia albigese, aveva aderito ardentemente al calvinismo. Il 29 settembre 1567, giorno di S. Michele, ebbe luogo un massacro di cattolici (la Michelade). Dopo la revoca dell'editto, Luigi XIV fece costruire una rocca per sorvegliare la città e nel 1704 il maresciallo de Villars si recò a Nîmes per ricevervi la sottomissione di Jean Cavalier, capo dei Camisards. Le passioni religiose, alternatesi nel sec. XVIII con la rinnovata prosperità, si ravvivarono durante la rivoluzione e soprattutto dopo la caduta del primo impero durante il Terrore bianco. I briganti Trestaillons e Truphémy diressero massacri e saccheggi; e proprio nel reagire contro di loro il generale Lagarde venne assassinato. Occorse che, a ristabilire l'ordine, si recasse a Nîmes il duca d'Angoulême. Nel sec. XIX, arricchita dalle più varie industrie impiantatesi entro le sue mura, dall'agricoltura delle campagne vicine e dal turismo, Nîmes si afferma come una delle metropoli del Mezzogiorno della Francia.
Bibl.: F. de la Farelle, Études historiques sur le Consulat et les institutions municipales de Nîmes, Nîmes 1921; L. Ménard, Histoire civile, ecclésiastique et littéraire de la ville de Nîmes..., ivi 1875, voll. 7; F. Portal, Nîmes, la Rome française et le Gara pittoresque, Lione s. a.; H. Bazin, Nîmes gallo-romain; R. Peyre, Nîmes, Arles, Orange (coll. Villes d'art célèbres), Parigi.