NINNA-NANNA
. Con questo nome s'indica quel genere di cantilene che servono a fare addormentare i bambini e di cui si hanno esempî presso tutti i popoli della terra, civili e incivili.
Si tratta di un componimento breve, di vario metro, per lo più concettualmeme assai povero e privo di nessi logici; la melodia è ordinariamente monotona, di andamento lento, in tempo, di solito, 2/4, talvolta anche 6/8, quasi ad accompagnare il moto della culla (v. anche berceuse).
Per quanto di uso universale, la ninna-nanna differisce da popolo a popolo e da grado a grado di cultura. Presso i primitivi consiste nella ripetizione di poche frasi e si confonde coi canti o carmi che si recitano per alleviare i dolori del bambino e per allontanare i demoni dalla culla; presso i popoli civili prende talvolta vita e sostanza di poesia. Le immagini tenere e affettuose tendono a suscitare visioni di paesi beati, di lontane fiorenti speranze, di giardini pieni d'incanto, di tesori, di felicità, di fate e di angeli recanti il dolcissimo sonno, che spesso è il Bambino Gesù, più spesso, poi, un re o un imperatore a cavallo d'un bianco destriero, con briglia e sella d'oro o d'argento.
Una singolare forma di ninna-nanna è quella di carattere furbesco, eon cui, mentre si addormenta il bambino, si dànno anche avvertimenti ad altri.
Bibl.: E. Rubieri, Storia della poesia popolare italiana, Firenze 1877; G. Ragusa Moleti, La poesia dei selvaggi, Napoli 1897; P. Sébillot, Le folklore, littér. orale et ethnographie traditionnelle, Parigi 1913; Adaiewski, Berceuse populaire, in Riv. mus. ital., 1894, fasc. 2; 1885, fasc. 3; G. Fara, L'anima musicale d'Italia, Roma 1921.