Baragli, Nino (propr. Giovanni)
Montatore, nato a Roma il 1° ottobre 1926. Figura di spicco del montaggio italiano, acquistò grande prestigio nei primi anni Sessanta quando, dopo una già prolifica carriera, diede una coraggiosa quanto razionale forma alle 'sgrammaticature' del film d'esordio di Pier Paolo Pasolini, Accattone (1961), giudicato impossibile da montare da Leo Catozzo, montatore di Federico Fellini e uomo di fiducia della casa di produzione Federiz. Iniziò così il suo sodalizio artistico con Pasolini, uno dei più saldi e duraturi del cinema italiano, che lo condurrà a montare tutti i film del regista. Durante la sua carriera ha ricevuto il David di Donatello nel 1990 per La voce della luna di Fellini e Turné di Gabriele Salvatores, e nel 1991 per Mediterraneo di Salvatores, mentre nel 1998 è stato il primo montatore a ricevere il Nastro d'argento alla carriera, precedentemente non previsto per la categoria. Nipote del celebre montatore Eraldo Iudiconi (detto Eraldo da Roma), cominciò sin da bambino a frequentare la moviola dello zio; ma, in realtà, iniziò a lavorare nel cinema come aiutante del cognato Carlo Bellero, operatore dei film di Francesco De Robertis, negli studi veneziani della Scalera film, dove era giunto nel 1944 dopo un avventuroso viaggio attraverso l'Italia divisa in due dalla guerra. A Venezia il giovanissimo B. aiutò anche il comandante De Robertis nel montaggio del suo film Marinai senza stelle, realizzato nel 1943 ma distribuito solo nel 1949. Al ritorno a Roma, lavorò per breve tempo come sincronizzatore dei film montati da Renato Cinquini e come aiuto montatore per lo zio Eraldo, al montaggio, per es., di un film quale Eugenia Grandet (1946) di Mario Soldati, prima di esordire come montatore nel 1950 con La strada buia di Marino Girolami e Sidney Salkov. Negli anni Cinquanta montò un gran numero di commedie di Giorgio Simonelli e pellicole a basso costo. Il primo autore importante con il quale instaurò un rapporto di intensa collaborazione fu Luigi Comencini, per il quale continuerà a montare per oltre un trentennio. Al principio degli anni Sessanta ci fu l'incontro con Pasolini e con altri autori italiani della nuova generazione, come Mauro Bolognini, Florestano Vancini, Giuliano Montaldo, Ugo Gregoretti, Bernardo Bertolucci, e B. divenne così uno dei protagonisti ‒ sebbene quasi inconsapevole ‒ della grande rivoluzione del linguaggio cinematografico, teorizzata da Pasolini nelle sue riflessioni sul cinema di poesia. In film come Accattone e Mamma Roma (1962) dimostrò che le regole tradizionali del montaggio, costruite per decenni sulle entrate e le uscite di campo e sulla direzione degli sguardi, potevano essere forzate, indicando una strada da seguire a quella che sarà definita la nouvelle vague del cinema italiano. Il suo contributo al cinema di Pasolini è stato determinante soprattutto in film come Uccellacci e uccellini (1966), Teorema (1968), Porcile (1969), I racconti di Canterbury (1972), Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975). Assai intensa anche la sua collaborazione con Bolognini, per il quale montò molti film, da La notte brava (1959) a Il bell'Antonio (1960), da La viaccia (1961) a Senilità (1962). Determinante anche il suo contributo ad alcune opere di Sergio Leone, come Il buono, il brutto, il cattivo (1966), C'era una volta il West (1968) e, soprattutto, Once upon a time in America (1984; C'era una volta in America), per il quale si ritrovò in moviola trecentomila metri di girato ed ebbe un ruolo nella complessa organizzazione dei piani narrativi. Negli anni della sua maturità professionale B. ha formato giovani autori non ancora completamente padroni del linguaggio cinematografico. Il caso più significativo è stato quello di Roberto Benigni, per il quale B. ha montato Non ci resta che piangere (1984), Il piccolo diavolo (1988), Johnny Stecchino (1991) e Il mostro (1994). Affezionato alla tecnologia del montaggio in pellicola, si è rifiutato per anni di abbandonarla in favore delle tecnologie digitali Avid, da lui usate soltanto nel suo ultimo film, Silenzio si nasce (1996) di Giovanni Veronesi, dopo il quale ha deciso di abbandonare la moviola. Tra gli altri registi con i quali B. ha lavorato, da ricordare Franco Giraldi, Sergio Citti, Damiano Damiani, Tonino Valerii, Carlo Verdone, Pál Gabór, Pál Sándor, Gabriele Salvatores, Margarethe Von Trotta, Roberto Faenza e l'ultimo Federico Fellini. Nella sua lunga e prolifica carriera ha collaborato a circa trecento film.È stato uno dei fondatori, e per molti anni il presidente, dell'AMC (Associazione Montatori Cinematografici).
S. Masi, Conversazione con Nino Baragli, in S. Masi, Nel buio della moviola, L'Aquila 1985, pp. 123-34.