BERRINI, Nino
Nato il 2 luglio 1880 a Cuneo, si laureò in giurisprudenza all'università di Torino. Agli studi giuridici era stato avviato dal padre, direttore di banca; ma già nel 1902 aveva scritto e fatto rappresentare la sua prima commedia, Rôndôle, in dialetto piemontese. Della sua vocazione teatrale ostacolata dagli studi di legge, il B. intese pochi anni dopo additare un illustre precedente nell'Avvocatino Goldoni (1907). Ottenne la prima affermazione nel 1905, vincendo a Firenze il concorso Bastogi con la commedia Il metodo con le donne. Divenuto redattore letterario e critico drammatico della Gazzetta del Popolo di Torino, e successivamente collaboratore della Stampa e del Popolo d'Italia, il B. esercitò nei primi anni la sua facile vena in commedie leggere d'ambiente moderno. Attentissimo osservatore delle reazioni del pubblico, egli andava avvicinando per esperimenti la formula di successo, e capì d'averla trovata dopo l'affermazione de Il tramonto di un re, dramma in versi rievocante la figura di Vittorio Amedeo II, rappresentato a Torino nel dicembre del 1912 e ripreso poi da E. Zacconi. Questo tipo di teatro "liceale", come lo definì S. D'Amico, che solleticava i gusti del pubblico suggerendogli il riconoscimento sulla scena di personaggi ed episodi stereotipati nelle memorie scolastiche, fece la fortuna del Berrini. La consacrazione definitiva tardò qualche anno, per via della guerra, a cui egli partecipò, ma Il beffardo, rappresentato trionfalmente al Teatro Lirico di Milano nel 1919, era già stato scritto fin dall'estate del 1913. In questo "fresco drammatico dugentesco" era rievocata sulla scena la figura di Cecco Angiolieri, il quale non mancava di ricordare al pubblico i propri versi famosi ("S'i' fosse fuoco…"), alternandoli senza soluzione di continuità agli endecasillabi un po' zoppicanti del Berrini. Le palesi derivazioni da S. Benelli non diminuirono il successo de Il beffardo, e il B. ovviamente insistette su questa formula: il Rambaldo de Vaqueiras del 1921 ottenne anch'esso caldi consensi, ma alla Francesca da Rimini del 1923 nocque forse l'inevitabile paragone con D'Annunzio, e Don Abbondio, del 1927, fu un fiasco.
Il B. proseguì a scrivere per il teatro, riprendendo anche il genere comico-leggero in prosa, ma progressivamente ritornò alla sua professione di avvocato. Si occupava di diritto sindacale e corporativo, e fra il 1933 e il 1934 condusse un'aspra polemica in favore del Sindacato autori drammatici e per il rinnovamento dello statuto della Società Italiana Autori ed Editori. Dopo la seconda guerra mondiale tentò anche il romanzo, pubblicando nel 1946 Il villaggio messo a fuoco, che narra vicende della Resistenza e dell'occupazione tedesca, e abbozzandone un altro mai portato a termine, Quelli della Bisalta. Trascorse gli ultimi anni nella villa paterna di Boves presso Cuneo, curando, da appassionato cinofilo, il suo allevamento di bracchi, e scrivendo. Fra le commedie di quest'ultimo periodo, La casa del pittore è di contenuto autobiografico. Abbandonati ormai i drammi verseggiati in costume, egli fece un estremo tentativo di adeguamento ai tempi iniziando con un Furto al Sole una "trilogia spaziale", rimasta incompiuta. Il B. morì a Boves l'11 sett. 1962.
Opere (fra parentesi viene data la data della prima rappresentazione): Rôndôle (1902); Il metodo con le donne (1905); L'Avvocatino Goldoni (1907), ed. Milano 1926; Il violinista (dal romanzo di Pastonchi - 1908); Per i figli, in collaborazione con E. A. Berta (1908); Un ritorno (1909); La morsa (1909); Andata e ritorno (1909); All'indice (1910), ed. Milano 1924; O prima o poi (1911); Una donna moderna (1912), ed. Milano 1924; Il tramonto di un re (1912), ed. Milano 1921, poi 1922; Il cuore dell'amante, in collaborazione con S. Camasio (1914), ed. Torino 1931; Il poeta e la signorina (1915); La settimana rossa (altro titolo: La donna dell'altra sponda (1916); L'aristocrazia nera (1917); I tre sentimentali, in collaborazione con S. Camasio (1918), ed. Torino 1931; La signora innamorata (1918); Il Beffardo (1919), ed. Milano 1920; Rambaldo de Vaqueiras (1921), ed. Milano 1925; Francesca da Rimini (1923), ed. Milano 1924; Tutta la vita in quindici giorni (1925), ed. Milano 1927; La principessa giardiniera (Carbonara)(1926), ed. Milano 1928; Don Abbondio (1927); La Nuda del Cellini (1928), ed. Milano 1928; La luna guarda (1929), ed. Milano 1930; La nora bela (1931); L'appartamento e il tuo cuore (1932); Teresa Casati Confalonieri (1938), ed. Milano 1939; Amore che non è amore (1952), ed. su Teatro-Scenario n. 5-6 del 31 marzo 1953, poi in Due novità di N. B., Cuneo 1966; Questa vecchia casa (1953), ed. in Due novità di N. B., cit. (col titolo La casa dei pittore). L'ultimo degli Zar, Milano 1934, non è mai stata rappresentata. Dopo la seconda guerra mondiale, il B. ha pubblicato il romanzo Il villaggio messo a fuoco, Milano 1946; ha raccolto i quattro drammi storici più fortunati (Il tramonto d'un re, Il beffardo, Rambaldo e la Francesca) con un quinto nuovo, La Ninfa di fontana Beliò, sotto il titolo Poemi drammatici, Borgo San Dalmazzo 1954; e ha stampato altre Quattro commedie nuove (Il peccato che dà la vita, La Belgioioso, Taccabottoni non parla più, Prometeo scatenato), Cuneo 1955.
Bibl.: A. Momigliano, Il teatro di N. B., in Riv. di Milano, V(1922), p. 31-34; T. Rovito, in Letterati e giornalisti italiani contemporanei, Napoli 1922, ad vocem; P. Gobetti, N. B.[1923], in Opera critica, II, Torino 1927, pp. 124-135; M. Olivero, Studio biografico-critico su N. B., in Subalpina, Cuneo 1929, nn. 2-3; L. Tonelli, Il teatro contemporaneo italiano, Milano 1936, p. 266; S. D'Amico, Il teatro ital., Milano 1937, pp. 70, 208-210, 317; I. Domino, N. B., in Scrittori del Piemonte, Firenze 1937, pp. 49-70; Id., N. B., in Due donne e dieci uomini, Firenze 1938, pp. 23-36; A. Gramsci, Letter. e vita nazionale, Torino 1950, pp. 27, 46 (dai Quaderni dal carcere) e 230, 338, 366, 379 (dalle Cronache teatrali pubbl. sull'Avanti! dal 1916 al 1920); A. Galletti, Il Novecento, Milano 1951, p. 439; Enc. d. Spettacolo, II, coll. 381-382. Notizie autobiografiche fornisce lo stesso B. in L'insuccesso di Rôndôle aprì una lunga strada, su Teatro-Scenario, XVII,5-6 (1953), pp. 19-20. Fra i numerosi necrologi comparsi all'annunzio della morte del B., si v. quello sulla Gazzetta del Popolo, 13 sett. 1962.