Besozzi, Nino
Attore teatrale e cinematografico, nato a Milano il 6 febbraio 1901 e morto ivi il 2 febbraio 1971. Il suo successo cinematografico è legato allo stile bonario con cui portò sullo schermo, con signorile garbo, una piccola galleria di galantuomini, spiritosi ed eleganti o modesti e irreprensibili, specchio della piccola borghesia protagonista del cinema cosiddetto dei telefoni bianchi negli anni Trenta. Dopo aver compiuto studi di ragioneria, debuttò in teatro nel 1919 con la compagnia di I. Gramatica. Successivamente fece parte di molti complessi primari della scena italiana, recitando con V. Talli (1920-21), R. Ruggeri (1923-24, 1926-27), L. Almirante e A. Pagnani (1928-29), e scalando via via le locandine fino ad avere il nome in primo piano accanto ai mostri sacri dell'epoca. Pur avendo interpretato con vigore parti drammatiche, ottenne i maggiori successi come attore brillante (ruolo appena più pacato del comico tradizionale) anche lavorando nella celebre rivista Za-Bum n. 8, che all'epoca rappresentava il massimo del buon gusto per i testi e di eleganza per gli allestimenti, prima di tornare alla prosa con una propria compagnia insieme a D. Galli ed E. Viarisio. Nel 1931 esordì nel cinema con La segretaria privata diretto da Goffredo Alessandrini, ottenendo uno straordinario successo di pubblico che lo indusse a trascurare il teatro e a girare più film all'anno per tutto il decennio. Seguirono così il sentimentale T'amerò sempre (1933) di Mario Camerini, il comico Il presidente della Ba.Ce.Cre.Mi. (1933) di Gennaro Righelli, il brillante Eravamo 7 sorelle (1938) di Nunzio Malasomma e molti altri ancora, girati tutti con registi di prestigio dell'epoca, come Guido Brignone, Raffaello Matarazzo, Mario Bonnard, Camillo Mastrocinque e accanto ad attrici come Elsa Merlini, Caterina Boratto, Andreina Pagnani, Paola Barbara. Nel dopoguerra, dopo aver partecipato ad Abbasso la miseria! (1945) di Righelli con Anna Magnani, recitò in teatro con Vittorio De Sica e Vivi Gioi, ottenendo grande successo di pubblico soprattutto con l'interpretazione di Bruno, il protagonista di Le cocu magnifique di F. Crommelynck. Tornato alla rivista, scrisse Lo zio di Milano (1953), senza ottenere tuttavia il successo sperato. L'attività cinematografica si fece sporadica (Porta un bacione a Firenze, 1955, di Mastrocinque; Vacanze ad Ischia, 1957, di Camerini) per lasciare spazio al teatro e alla televisione. Nel 1965 pubblicò un'autobiografia, Cosa farai quando sarai grande?B. volle credere fino alla fine nella centralità dell'attore e del suo rapporto diretto con il pubblico, spesso prescindendo anche dalle mediazioni drammaturgiche. Non a caso, sono rari i classici nel suo repertorio, se si eccettua un fortunato Callimaco nella Mandragola di N. Machiavelli messa in scena da S. Landi nel 1945. Anche al cinema il suo successo formidabile dei primi anni Trenta ebbe come base l'eleganza scenica, la fede nel primato delle esteriorità e la scelta di evitare ogni più complessa introspezione dei personaggi interpretati.