Taranto, Nino (propr. Antonio)
Attore teatrale e cinematografico, nato a Napoli il 28 agosto 1907 e morto ivi il 23 febbraio 1986. La sua fu una recitazione misurata, mai volgare, garbata nei modi, senza eccessi: nonostante sia stato partecipe di un cinema sostanzialmente comico, leggero ma non greve, riuscì a rivelare la completezza delle sue doti in Anni facili (1953) di Luigi Zampa, film che gli valse nel 1954 il Nastro d'argento come attore protagonista. Esordì giovanissimo in teatro e, dopo studi tecnici e di recitazione, a soli ventidue anni venne ingaggiato dalla compagnia Cafiero-Fumo. che operava con successo nel genere della sceneggiata e T. vi si adeguò perfettamente, facendo proprie preziose esperienze attoriali e dotandosi di competenze che gli permisero di passare dalla canzone alla macchietta, dal genere comico a quello drammatico. Ma fu l'aspetto leggero e da commedia a caratterizzarne la figura: rendendo buffa la sua paglietta con il taglio a tre punte della falda e ridicolizzando così il suo aspetto, trovò un modo originale per rendersi facilmente riconoscibile manifestando quell'autoironia che caratterizzò sempre la sua recitazione. Lavorò nel varietà e poi nella rivista: a trent'anni divenne capocomico e, subito dopo, iniziò l'attività cinematografica. Del 1938 è Nonna Felicita di Mario Mattioli, il primo dei sessantanove film che, fino al 1971 (Venga a fare il soldato da noi, di Ettore Maria Fizzarotti), lo videro tra i protagonisti. Fu il giusto contraltare di Totò in sei film (tra i quali Lo smemorato di Collegno, 1962, e Il monaco di Monza, 1963, entrambi di Sergio Corbucci), un Totò esplosivo, fanfarone, talvolta ripetitivo. I personaggi di T. erano invece caratterizzati da un'intelligenza equilibrata, ricca di buon senso; cercavano di persuadere, armandosi di un sorriso affettato viscido, sempre pronti, però, a scatti nervosi. Il suo volto in questi casi diventava spigoloso, così com'era rotondo e smussato nei momenti di dolcezza. Questi suoi equilibri furono, comunque, utilizzati solo in parte da un cinema che preferiva accontentarsi della capacità comica più che di una bravura attoriale ampiamente dimostrata a teatro. Negli anni Sessanta partecipò a quindici musicarelli: queste storie semplici di amori contrastati e di felici ricomposizioni trovarono in T. l'affidabile professionista al quale far sostenere la parte comica in un impianto narrativo spesso traballante (si va da Uno strano tipo, 1963, di Lucio Fulci, con Adriano Celentano, a Non son degno di te, 1965, di Fizzarotti con Gianni Morandi, a Nel sole, 1967, di Aldo Grimaldi con Al Bano e Romina Power). L'unico film che riuscì a far emergere le indubbie doti di T. rimane Anni facili: la dolorosa maschera di un insegnante siciliano costretto a fare da portaborse a un corrotto uomo di affari a causa del quale, lui solo, finirà in galera, ci consegna l'icona di un attore dotato d'indubbia sensibilità e talento.