NIPPUR (XXIV, p. 841)
L'importanza religiosa di questa città sumerica, testimoniata dalla grande ricchezza di materiale epigrafico rinvenuto in essa (circa 50.000 tavolette) e dall'imponenza degli edifici sacri, primo fra tutti il tempio di Enlil, l'é-kur ("la casa della montagna"), ha fatto sì che se ne riprendesse lo scavo. La nuova serie di scavi, tuttora in corso, è stata iniziata nel 1948 dagli Americani con una spedizione mista, formata dalla University of Pennsylvania (la quale aveva già scavato la città dal 1888 al 1900) e dall'Oriental Institute di Chicago; dal 1953 all'istituto di Philadelphia è subentrata l'American School di Baghdād.
I nuovi scavi hanno finora avuto per oggetto sia parti precedentemente note, quali il tempio di Enlil e il quartiere degli scribi (Tablet Hill), sia aree nuove: quella del cosiddetto "tempio nord" e quella del tempio di Inanna. Sono state trovate centinaia di nuove tavolette, alcune con testi letterarî finora ignorati; diverse opere di scultura, tra cui una statua di gesso stilisticamente assai notevole dal "tempio nord" (prima metà del 3° millennio a. C.), una placca di gesso, di poco posteriore, con la figura della dea Inanna, una testa maschile e figurine di tori ginocefali dello stesso periado, una testa frammentaria della fine del 3° millennio analoga a quelle di Gudea; tavolette di terracotta con soggetti religiosi databili tra la fine del 3° e l'inizio del 2° millennio a. C.; depositi di fondazione dei re di Ur, Ur-Nammu e Shulgi; statuette bronzee di cani del periodo assiro e statuette di avorio e osso del periodo partico. Di maggiore importanza sono però i ritrovamenti architettonici: oltre al "tempio nord", modesto edificio della prima metà del 3° millennio, il grande tempio di Inanna, l'é-dur-an-ki ("la casa del limite del cielo e della terra"), situato 100 m a sud-ovest della ziqqurat dell'é-kur. Costruito almeno nella prima metà del 3° millennio, con una pianta grandiosa sviluppantesi nel senso della lunghezza (era lungo più di 90 m), è caratterizzato, tra l'altro, dall'inusuale presenza di colonne di mattoni. Fu radicalmente rifatto, verso la fine del 3° millennio, da Shulgi, che ne portò la lunghezza a 110 m e, dopo varî restauri, all'inizio del 1° millennio a. C. e infine in epoca partica.
Bibl.: L. Legrain, Nippur fifty years ago, in (Philadelphia) University Museum Bulletin, XIII (1948), n. 4; D. E. McCown, Excavations at Nippur, in Journal of Near Eastern Studies, XI (1952), pp. 169-76; F. Basmachi, Nippur (in arabo), in Sumer, IX (1953), pp. 281-94; R. C. Haynes, The latest report on the progress of the excavations at Nippur, in Sumer, XI (1955), pp. 107-109; V. E. Crawford, Nippur, the holy city, in Archaeology, XII (1959), pp. 74-83. Cfr. anche The Illustrated London News, 1952, fasc. 1, pp. 1084-87; 1956, fasc. 2, pp. 266-69; 1958, fasc. 2, pp. 386-89.