Nipt
s. m. inv. Acronimo dell’ingl. Non invasive prenatal test, Test prenatale non invasivo.
• le future mamme non possono restare indifferenti di fronte ad un esame che con un semplice prelievo di sangue promette di svelare tutto o quasi sulla salute del nascituro: è il caso del test del Dna libero, o del Dna fetale (anche Nipt, da Non Invasive Prenatal Testing), proposto da poco meno di due anni anche in Italia (Elena Meli, Corriere della sera, 12 ottobre 2014, p. 46, Salute) • È un momento difficile per le associazioni che rappresentano i bambini Down e le loro famiglie, protagoniste per mesi di una campagna coraggiosa contro il Nipt, il «Non invasive prenatal test», l’esame prenatale che analizza il Dna del feto, nel sangue della mamma, a partire dalle dieci settimane di vita, e segnala la trisomìa 21 ‒ il cromosoma in più ‒ con accuratezza, nel 98% dei casi. (Silvia Guzzetti, Avvenire, 17 novembre 2016, p. 17, èVita) • Una scoperta recente potrebbe rivoluzionare la storia della sindrome. Si parte dal fatto che nel sangue di una donna incinta si possono trovare cellule del feto e anche del Dna. «Proprio analizzando questo Dna siamo in grado di determinare, con un semplice prelievo di sangue materno», aggiunge il docente [Lucio Nitsch], «il rischio che il nascituro abbia la sindrome di Down. La chiamano Nipt (non invasive prenatal testing), cioè non pericoloso per il feto. Ma, attenzione, non è un test diagnostico, ma predittivo: dice solo se c’è rischio. Se non c’è, va bene. Ma se c’è, allora si deve fare comunque l’analisi del cariotipo per confermare la diagnosi». (Giuseppe Del Bello, Repubblica, 10 ottobre 2017, Napoli, p. VIII).
- Già attestato nella Repubblica del 1° aprile 2014, p. 36, R2 Salute (Elvira Naselli).