Vedi NISIBIS dell'anno: 1963 - 1996
NISIBIS (v. vol. V, p. 535)
Nella città moderna ancora si conserva, seppur parzialmente, il battistero. Un'iscrizione in greco oggi perduta, incisa sulla piattabanda di una delle porte laterali del monumento, precisava infatti che il vescovo Volagesos, il successore di S. Giacomo, vescovo della città morto nel 338, costruì il battistero nel 359. Esso è articolato in un nucleo quadrangolare coperto da cupola, che è stata ricostruita in tempi abbastanza recenti, affiancato a sinistra da un ambiente rettangolare absidato; alcuni elementi suffragano l'ipotesi circa la presenza, fin dalle origini, di un ambiente analogo e parallelo lungo il fianco meridionale, area oggi in parte profondamente interrata, dove fu vista la preziosa iscrizione. La tipologia del battistero articolato in tre ambienti, in relazione ai tre momenti principali del rito, è di origine orientale e di solito appare legata ai battisteri dei grandi santuari: in questo caso si potrebbe prospettare una sua filiazione dal battistero del Santo Sepolcro di Gerusalemme, che presentava probabilmente tre ambienti e un vestibolo, di pochi anni precedente.
L'aspetto più interessante del monumento è la decorazione architettonica di stampo classicheggiante. All'interno infatti una cornice riccamente scolpita corre lungo le pareti dell'edificio e sottolinea le aperture e gli archi absidali: di particolare interesse sono i capitelli corinzi - con un festone vegetale che forma un occhiello al centro della faccia e che ricade sugli angoli - che appartengono a una tipologia specifica di quest'area, attestata fino al VII-VIII sec. (p.es. si segnala un esemplare inedito conservato nel caravanserraglio-museo di Ma'arat an-Na‘mān, nella Siria settentrionale). La decorazione della cornice trova riscontro in numerosi monumenti cristiani dell'area a partire dal IV fino circa all'VIII sec., ma la troviamo già attestata, p.es. a Edessa, in alcune tombe presso la cittadella. Nella cripta si conserva un sarcofago antico, di tipo lidio, a cassa liscia che, secondo la tradizione, conterrebbe le spoglie di S. Giacomo.
Il battistero doveva essere in relazione alla cattedrale di N., edificata da S. Giacomo a partire dal 313; il battistero però vi fu aggiunto solo in un secondo momento, nel 359. Elia di N. ricorda inoltre che il vescovo Cipriano nel 760 ricostruì l'abside della cattedrale e l'altare principale.
Ulteriori edifici di N. sono menzionati nelle fonti: una omelia di Giacomo di Sarug (morto nel 521) ricorda la chiesa del martire Ciriaco, e nell'VIII sec. è documentata la chiesa della Dormizione; l'episcopio di N. viene citato nella Vita georgiana di S. Efrem, mentre fuori le mura sorgeva la chiesa di S. Sergio, attestata da Teofilo Simocatta e dal Chronicon Anonymum (Falla Castelfranchi, 1980). Non si conosce però l'ubicazione di questi monumenti nel contesto urbano antico di Nisibis. La città cristiana conobbe il periodo di maggiore splendore fra gli inizî del IV e il VI sec. nonostante la conquista sasanide, parallelamente all'età d'oro della sede vescovile.
Bibl.: M. Falla Castelfranchi, Βατιτιστηρια. Intorno ai più noti battisteri dell'Oriente, Roma 1980, p. 67 ss. (con bibl.); G. Bell, The Churches and Monasteries of the Tur 'Abdin (a cura di M. Mundell Mango), Londra 1982, p. 27 ss.; M. Mundell Mango, The Continuity of the Classical Tradition in the Art and Architecture of Northern Mesopotamia, in N. Garsoian, T. Mathews (ed.), East of Byzantium. Syria and Armenia in the Formative Period (Dumbarton Oaks Symposium), Washington 1982, pp. 116-134; G. Fedalto, Hierarchia Ecclesiastica Orientalis, Padova 1988; E. Honigmann, C. E. Bosworth, in Encyclopédie de l'Islam, VII, Leida-Parigi 1993, pp. 983-984, s.v. Naşībīn.