NIZZA (fr. Nice; A. T., 24-25-26)
L'antica Nicaea, città e porto sul Mediterraneo, nella Riviera ligure di Ponente, oggi politicamente appartenente alla Francia e capoluogo del dipartimento delle Alpi Marittime. Si affaccia al mare sulla Baia degli Angeli, ben riparata a est dalla sporgenza del M. Boron e anche in parte dalla più lunga penisoletta di S. Giovanni, che termina alla Punta Mala Lingua. Nella baia sporge poi la piccola altura del Castello. Ad ovest di questa è un breve tratto di spiaggia piana, formato dalle alluvioni del torrentello Paglione, ma subito alle spalle il terreno si eleva in dolci colline, verdeggianti di vegetazione a pretto tipo mediterraneo; tra queste e il mare rimane una breve cornice che si va alquanto allargando verso sud-ovest, nella direzione della foce del Varo. Forse il primo nucleo abitato sorse sull'altura del Castello, ma della città attuale le due parti più antiche sono quelle situate alle falde di quest'altura, sia a ovest che a est. A ovest - tra il Castello e il Paglione, il cui tronco terminale è oggi quasi interamente al coperto e che prima sfociava invece libero alquanto più a est - è il quartiere più vecchio, con strade strette e fabbricati assai ammassati. A est del Castello è il quartiere del porto, il quale ha il nome di Limpia da quello di una piccola fonte; esso ha strade più ampie, con edifici del sec. XVIII e XIX. I quartieri nuovi si stendono verso l'interno avendo per asse l'ampia Avenue de la Victoire, la quale immette nella piazza Masséna; questa occupa in parte l'area sovrastante al tronco terminale del Paglione, al pari del grande Casino Municipale, dello Square Masséna, della Esplanade du Lycée; verso mare si trova invece, in prosecuzione della piazza Masséna, il giardino del re Alberto I. Questo - al pari della famosa Promenade des Anglais creata dalla colonia britannica nel 1821 e che si distende lungo la spiaggia a ovest - è famoso per il rigoglio della vegetazione arborea (specialmente palme).
Il Castello, distrutto nel 1706, è oggi adibito a parco pubblico. Tra le piazze più notevoli è la Piazza Garibaldi col monumento all'eroe nizzardo. Sobborghi eleganti di ville e palazzine si sviluppano sul M. Boron e sulle prime colline. La citta si è estesa ora anche a nord della linea ferroviaria, di là dalla stazione. Nizza, riparata dai venti e in genere dalle influenze settentrionali dalla corona di colline alle spalle, esposta a pieno mezzogiorno, gode di un clima eccellente, tepido d'iriverno (le temperature inferiori a zero sono rarissime anche come estremi assoluti), non eccessivo d'estate (escursione annua 15°,2), con cielo sereno (media annua 215 giorni), piogge moderate, prevalentemente autunnali. I venti soffiano spesso con qualche violenza, specialmente quelli di est, nei mesi primaverili (marzo-aprile). Il mistral (nord-ovest) è raro (media tre giorni l'anno). I principali elementi climatici sono esposti nella tabella seguente.
I venti apportatori di pioggia sono in genere quelli di nord, nord-est ed est. La neve è rarissima (media 1⅓ giorni l'anno); rari anche i temporali con grandine (media 2 l'anno). La fama di queste condizioni favorevoli di clima è antica, ma l'importanza di Nizza come stazione climatica si è venuta affermando nel sec. XIX che ha visto accrescere sempre più l'afflusso dei forestieri, attirati anche dal sorgere di alberghi di lusso, di luoghi di ricreazione, dal moltiplicarsi dei parchi, ecc. Questi formano anche oggi la caratteristica principale della città, che non ha, del resto, molti monumenti notevoli per pregio d'arte o per antichità.
In rapporto con questa sua funzione di stazione climatica, Nizza ha veduto accrescersi molto notevolmente, negli ultimi decennî, la sua popolazione. Questa, che era di 24.315 ab. nel 1793, 48.273 ab. nel 1861 (intero comune), salì a 66.279 nel 1881, a 88.273 nel 1891 e superò i 100.000 ab. al principio del secolo (105.109 nel 1901). Nel sec. XX l'aumento è stato più rapido: il censimento del 1911 noverò 142.940 ab., quello del 1921 155.839 (l'aumento relativamente lieve nel decennio è in rapporto con la guerra mondiale) e quello del 1931, 219.549 ab. (dei quali 177.190 nel centro urbano). Un così cospicuo incremento demografico è dovuto principalmente alla rilevante immigrazione di stranieri, tra i quali hanno il primo posto i cittadini italiani. Nel 1871 l'elemento italiano regnicolo si calcolava intorno a 12.000 persone, nel 1881 era salito a più di 20.000, alla fine del secolo superava i 30.000; oggi è forte di oltre 50.000 persone (70.571 in tutto il dipartimento, secondo il computo francese del 1925) che esercitano i più svariati mestieri e professioni.
Alla presenza dell'elemento italiano immigrato che si unisce a quello, assai numeroso, di antiche famiglie liguri, si deve se la lingua italiana ha ancora l'assoluta prevalenza in città, specialmente nei quartieri centrali e più vecchi.
Come centro industriale Nizza ha modesta importanza; notevole la produzione dell'olio, quella delle paste alimentari e delle confetture e oggi soprattutto la floricoltura; per contro l'industria serica, un tempo fiorente, è decaduta.
Il porto di Nizza è costituito da quattro bacini e da un avamporto difeso da due moli; è il terzo della Francia mediterranea per movimento, dopo Marsiglia e Sète. Per le merci il traffico è costituito per tre quarti da importazioni (420.000 tonn. nel 1929; date per più del 50% da carbone proveniente dall'Inghilterra, poi da legname, ecc.); le esportazioni (130.000 tonn.) comprendono soprattutto cementi; inoltre olio, ecc. Il traffico dei viaggiatori è alquanto aumentato dopo l'apertura della linea Cuneo-Nizza per il Colle di Tenda, che permette l'accesso diretto sia dal Moncenisio sia dal Sempione. Fanno scalo a Nizza parecchie linee turistiche anche in provenienza dall'America Settentrionale. Al movimento turistico servono anche buoni servizî automobilistici (per Genova, per Marsiglia, per la Route des Alpes).
La contea di Nizza abbraccia un'area di 694 kmq. ed è oggi divisa nei due arrondissements di Nizza e di Puget-Théniers. Località di prevalente parlata italiana sono, oltre Nizza, Mentone (93.417 ab.), Beaulieu (2805 ab.), Breglio (2665 ab.), S. Martino Lantosca (1528 ab.), Sospello (3705 ab.) Villafranca (5152 ab.). S. Salvatore, S. Stefano di Tinea, S. Dalmas, ecc.
Monumenti. - Il pittoresco convento dei cappuccini s'innalza su fondamenta antiche. La città vecchia, sviluppatasi nel Medioevo e nei tempi moderni, è d'aspetto caratteristicamente italiano con le sue straducce strette e piene d'ombra, con l'andamento delle case - fra cui le più antiche ripetono il tipo genovese - e di qualche palazzo barocco come quello dei Lascaris, ricostruito nel secolo XVII, decorato da potenti cariatidi e da un soffitto del genovese Carlone.
Essa è dominata dalla cattedrale di S. Reparata, rifatta nel 1650, anche questa spiccatamente italiana nella sua decorazione interna, esuberante di colori e movimentata nella linea. La città del sec. XVIII si è sviluppata soprattutto sulle rive del torrente Paglione, offrendo all'aria e al sole le sue facciate dipinte e qualche balcone in ferro battuto. La parte nuova della città, raggruppata intorno alle piazze Masséna e del Casino, circondate da portici come in certe città dell'Italia settentrionale, si stende lungo la Riviera. Si trovano qui richiamati nell'architettura delle ville tutti gli stili, dal pompeiano al fiorentino, senz'altra preoccupazione che l'evocazione, sovente mal riuscita, e il pittoresco. Tre monumenti principali mettono in rilievo questo eclettismo: la chiesa di Notre-Dame, pasticcio gotico di Ch. Lenormand (1880-1890); il Casino Municipale (1880), sintesi di elementi greco-romani; la Jetée-Promenade, su palafitte, tentativo di evocazione orientale. Il Museo Masséna conserva importanti pale della primitiva scuola nizzarda (sec. XV-XVI) formatasi sotto gl'influssi della pittura lombarda e di quella provenzale, che largamente operava in tutta l'estrema Liguria occidentale, come nel Nizzardo. Di Lodovico Bréa, che fu uno dei maggiori rappresentanti di quella scuola, esiste ancora nel convento francescano di Cimiez una celebre Pietà. Ancone d'altare di Giovanni Miralieti si trovano nella cappella del S. Sepolcro e nella cappella della Misericordia. Altri dipinti sono raccolti nella scuola di belle arti. Il museo Cheret racchiude le tele dell'artista decoratore piene di luce.
Storia. - Città e approdo, fondato, come la non lontana Antipolis (Antibes), dai coloni focesi di Massalia (Marsiglia), in territorio tolto ai Liguri della costa, quale propugnacolo contro i Liguri stessi. Menzionata quale approdo durante i tardi tempi romani dall'Itinerario Marittimo. Mancano prove per far derivare il nome da una νίκν (vittoria). Per difendersi dagli attacchi dei Liguri, Nizza si sottopose presto al dominio romano. Vi passava la grande via Iulia Augusta, fatta costruire da Augusto. Quando Augusto stesso, istituendo la provincia procuratoria delle Alpi Marittime, portò i confini geografici dell'Italia al Varo, Nizza ne fu tuttavia esclusa, essendo rimasta quale prefettura dei Massalioti, senza governo autonomo. Fu però il porto della vicina Cemenelo, capitale della provincia stessa. Iscrizioni ancora del sec. III d. C. menzionano a Nizza un episcopus Chorae Inferioris, massaliota. Vi era accanto un procurator degl'imperatori romani. Nei tardi tempi romani, quando Cemenelo perdette la sua importanza, ne prese il posto Nizza la quale ebbe un vescovo suo proprio.
All'epoca delle invasioni barbariche era ridotta a poche case intorno al porto; visse da allora e per secoli vita oscura, contrastata tra Longobardi e Franchi e minacciata dalle invasioni saracene. Allo sfasciarsi dell'impero carolingio appartenne alla contea di Provenza, e seguì l'evoluzione delle altre città marittime della regione, erigendosi a libero comune. Le contese interne tra le fazioni della nobiltà e le discordie tra il comune e il vescovo favorirono i tentativi dei conti di Provenza di riaffermare, anche con l'aiuto di Genova, la signoria su Nizza, spesso legata da convenzioni commerciali e marinare con Pisa. Alfonso II di Aragona, come erede di Raimondo Berengario II di Provenza, nel giugno 1176 s'impadronì della città, che conservò tuttavia le proprie franchige. Dopo la morte di lui, il rinnovato e rafforzato governo consolare si oppose ai tentativi dell'espansione giurisdizionale genovese al Varo, ma il nuovo conte di Provenza Raimondo Berengario IV riuscì a occupare ancora Nizza facendone governatore Romeo di Villanova, immortalato da Dante, e che si rese benemerito per l'istituzione di opere benefiche. Il matrimonio di Beatrice, figlia di Berengario, con Carlo d'Angiò portò il dominio angioino a Nizza, che degli agitati rapporti dei primi Angioini con Genova sentì gravi ripercussioni sia nell'ostilità genovese all'espansione sua marinara e commerciale, massime dopo l'apertura del porto di Villafranca, sia perché la contesa guelfo-ghibellina che insanguinò la riviera occidentale si spinse sino alla città a lungo contesa tra i Lascaris di Tenda, i Doria e i Grimaldi. Lontani e impegnati in vasta e molteplice azione politica, gli Angioini non si poterono molto curare di Nizza che tuttavia rimase loro fedele finché, durante la contesa tra Ladislao e Luigi II d'Angiò, i Grimaldi di Boglio che vi esercitavano grande autorità riuscirono a farla dichiarare per re Ladislao, che, non potendo aiutarla, l'autorizzò a darsi in dominio a qualunque signore, purché non fosse il duca d'Angiò. Così nel 1388 Nizza si dava ad Amedeo VII e la casa di Savoia acquistava il primo sbocco sul mare. Tre anni dopo la città prestava solenne omaggio ad Amedeo VIII riconoscendolo definitivamente per solo e legittimo sovrano e l'annessione era compiuta con la rinuncia formale degli Angioini nel 1402 e col riconoscimento imperiale nel 1419. Da questo momento la storia di Nizza fu strettamente connessa a quella del ducato di Savoia e, pur agitata da lotte partigiane all'interno e minacciata dai nemici del duca, ebbe un breve periodo di prosperità. La situazione mutò radicalmente al principio del sec. XVI quando, nelle lotte tra Francia e Spagna, Nizza fu più volte occupata e manomessa dagli eserciti contendenti. Qui fu conchiusa per mediazione di Paolo III la tregua del 1538 tra Carlo V e Francesco I; ma il papa e l'imperatore non poterono avere nelle loro mani il castello, come avevano sperato. E soldati e cittadini si difesero valorosamente nel celebre assedio della flotta unita franco-turca nel 1543; Caterina Segurana è l'eroina più famosa di questa difesa che non poté evitare il saccheggio turco alla città, mentre il castello rimase inespugnato. Più volte ancora, nel corso del secolo XVI fu minacciata dai Francesi fino alla rinuncia di Enrico IV col trattato di Lione. L'opera benefica di Emanuele Filiberto l'aveva fatta risorgere, specialmente come centro navale, preparandovi anche la flotta che s'illustrò a Lepanto; Carlo Emanuele I vi aggiunse il portofranco e, caduti ormai gli antichi ordinamenti autonomi, vi fondò il senato per l'amministrazione della giustizia. Nei secoli XVII e XVIII la storia di Nizza è determinata dalla sua posizione di confine verso la Francia e dai varî rapporti del Piemonte con lo stato vicino. Fu così più volte minacciata da Spagnoli e da Francesi, occupata dal Catinat nel 1691 durante la guerra della Lega di Augusta e dal duca de La Feuillade nel 1706 nella guerra di successione di Spagna, dagli alleati franco-ispani nella guerra di successione d'Austria (1744). Tornata ogni volta ai Savoia per i trattati di pace, ne ebbe abbellimenti, ingrandimenti e notevole sviluppo e prosperità attraverso la seconda metà del secolo XVIII, compenso anche alla perdita degli ultimi resti di autonomia amministrativa avvenuta col regolamento del 5 giugno 1775.
Centro di emigrati dalla Francia rivoluzionaria, scoppiata la guerra, nel 1792 Nizza fu occupata dal generale Anselme e rimase quartier generale francese sino alla prima campagna napoleonica d'Italia. Capoluogo del dipartimento delle Alpi Marittime, riorganizzato poi da Napoleone imperatore, ritornò nel 1814 a Vittorio Emanuele I e rimase al regno di Sardegna finché, in seguito a richiesta categorica di Napoleone III, il Cavour ritenne necessario farne sacrificio, con la Savoia, per ottenere il consenso imperiale alle annessioni dell'Italia centrale. Il trattato del 24 marzo 1860 stabilì la cessione ratificata dal plebiscito del 15 aprile, dopo il quale tuttavia durarono per alcuni anni agitazioni a tendenza separatista.
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