no-food
(no food), agg. inv. Relativo al settore non alimentare dei beni di consumo.
• Siamo pronte allo sciopero della fame a staffetta, venerdì 17 giugno nel sit-in programmato davanti all’ex Provveditorato a Pordenone: ci servono volontari. Sono decise al digiuno, Sonia D’Aniello e Cristina Zanette, fondatrici del Comitato genitori, che hanno lanciato l’ultima sfida contro i tagli agli organici 2011-2012 della scuola statale. Non mollano la partita e quello che chiedono è un pomeriggio di disponibilità: a genitori, nonni, zii, docenti precari, bidelli, invitati a mettersi a dieta, in tutti i sensi. Sarà una staffetta «no-food», con sportello informativo in via Concordia, sede dell’ex Provveditorato. (Chiara Benotti, Messaggero Veneto, 4 giugno 2011, p. 16, Pordenone) • La bonifica avviene senza compromettere l’equilibrio biologico dei terreni, consentendo la continuazione di coltivazioni con materiali no food che possono essere anche commercializzati (come, ad esempio, la legna da ardere) e consegnano terreni ancora più utili alle colture. (Antonio Menna, Mattino, 19 febbraio 2014, p. 40, Metropolitana) • «Siamo contenti perché abbiamo trovato molti consensi anche tra gli operatori ‒ osserva Rosy Brancaleone, che del Mac [Mercato Agroalimentare Cavour] è la presidente ‒ tra negozi, bar e banchi food e no food siamo vicini all’ottanta per cento delle adesioni». (Massimo Guerra, Secolo XIX, 7 febbraio 2017, p. 18, La Spezia).
- Dall’ingl. no-food.
- Già attestato nella Repubblica del 8 aprile 1997, Roma, p. V (Romana Liuzzo).