no (non; nol; nolle; nollo)
1. ‛ No ', sia come avverbio negativo che come negazione sostantivata, è contrapposto a ‛ sì ' in un passo delle Rime (L 47 che 'l si e 'l no di me in vostra mano / ha posto Amore) e 4 della Commedia (If VIII 111 che sì e no nel capo mi tenciona; Pg IX 145 ch'or sì or no s'intendon le parole; X 63 e al sì e al no discordi fensi; Pd XIII 114 e al sì e al no che tu non vedi), tra loro ritmicamente e sintatticamente affini; diverso è il contesto in Pg X 60 facea dir l'un ‛ No ', l'altro ‛ Sì, canta '; ‛ no ' è contrapposto al latino ita in If XXI 42 del no, per li denar, vi si fa ita, " sì ". Quando ‛ sì ' manca, ‛ no ', con forte rilievo ritmico-prosodico, rettifica un'affermazione: Rime XCV 5 fronde fuor n'elice; / ma frutto no, e CVI 23 Omo da sé vertù fatto ha lontana; / omo no, mala bestia ch'om simiglia (per questa forma di antitesi cfr. P. Boyde, Dante's Style in his Lyric Poetry, Cambridge 1971, 259); Cv III XIII 6 tal volta è con quella gente che qui s'innamora, e tal volta no; IV IX 9 quanto le nostre operazioni... si stendono, siamo subietti; e più oltre no; XIII 5 nel desiderare de la scienza... viensi a perfezione, e in quello de la ricchezza no; If II 90 Temer si dee di sole quelle cose / c'hanno potenza di fare altrui male; / de l'altre no, ché non son paurose.
1.1. La grafia ‛ no ' ricorre soprattutto in poesia come corrispondente di ‛ non ' seguito dall'enclisi di forme oblique del pronome di III pers. e, assai più raramente, dalla forma aferetica dell'articolo maschile singolare, 'l, di fronte alle quali la -n finale di ‛ non ' si assimila in l. Cfr. Vn XII 8 no le mandare, XXVI 5 4 no l'ardiscon di guardare, 7 11 che 'ntender no la può chi no la prova, XXXI 10 18 no la ci tolse, 11 32 Chi no la piange, 34 entrar no i [cfr. 1.2.] puote spirito benegno, e 37 no li ven di pianger doglia, XLI 6 non lo posso intendere... no lo puote comprendere, 12 10 io no lo intendo; Rime LXVIII 35 pace no i rende, LXXIII 10 no l'addovien; If XI 12 no i fia riguardo, Pg XXIV 125 no i volle Gedeon compagni (unico esempio di ‛ no ' di fronte a ‛ i ' con valore di plurale). Con l'articolo successivo, nei luoghi simili di If III 80 temendo no 'l mio dir li fosse grave, e XVII 76 temendo no 'l più star crucciasse lui (v.3.1.).
1.2. Le grafie elette nelle edizioni del Fiore sono leggermente diverse da queste: ‛ no ' è seguito da gli (III 7 no gli sia), da lle (LV 13 no lle dimorrà), da ll' (XLVI 5 i' no ll'ho punto ritenuta). Le grafie sono, quindi, più vicine al presupponibile seguito fonetico, sebbene si possa ritenere che anche ‛ no i ' corrisponda alla pronuncia effettiva, se si presume la trafila non-gli, no(n) gli, nogli, no-i, come in capegli, capei.
1.3. Affatto convenzionale è la distinzione tra il nesso con articolo, no'l (v. 1.1.), e quello con pronome, nol, " non lo ": Vn XXVI 3 nel principio nol convenisse sospirare (l'elemento pronominale è complemento oggetto e non di termine, come di norma con ‛ convenire '); XXII 10 11 nol mi celate, XXIII 26 63, XXVII 5 14; Rime XCI 10, CIV 105, CXIII 10, CXVI 13, Rime dubbie 14 e 14, X X 7, XX 7; If XXVI 22, Pg VI 44, XXXI 99, Pd 158, VI 63, XIV 10; Fiore VI 3, XI 5.
1.4. Forme grafiche di assimilazione, altrove inconsuete ma sostanzialmente simili a quelle del Fiore (v. 1.2.), sono adottate in Vn XXXV 4 nollo dividerò, e in Rime dubbie III 15 30 la parladura / di quel che fece lei nolle sia scura.
1.5. Affatto inconsueta è la grafia di Rime dubbie XXVIII 7 mal pittura sta senza vernice, / ché no ha stabilità: se, con il Contini (ad l.), è difficilmente attribuibile a D. la sinalefe di no ha, altrettanto difficile, sulla base della non-accentazione di no, è emendare, postulando la negazione protonica 'n, che, non estranea al toscano popolare, è distinta proprio per l'accento da tutte le attestazioni, chiaramente toniche, di ‛ no ' sinora osservate.
2. La frequenza di ‛ non ' e delle sporadiche forme assimilate, tra cui la più frequente è ‛ nol ', nelle opere di D., con circa 3250 attestazioni complessive, si può calcolare di circa l'1,58% sul lessico totale: la frequenza maggiore è nelle Rime, con circa 300 attestazioni, pari al 2%, seguite dal Convivio, con circa 1200 attestazioni, pari all'1,67%, dalla Commedia, con circa 1470 attestazioni, pari all'1,47%, e dalla Vita Nuova, con circa 240 attestazioni, pari all'1,28%.
2.1. ‛ Non ' ricorre per lo più in proposizioni dipendenti, soprattutto relative, consecutive (v. 3.), dichiarative e condizionali, e, in proposizioni sia dipendenti che principali, specialmente di fronte a determinati verbi, tra i quali spicca ‛ potere ' (secondo una tradizione che risale alla poesia siciliana: cfr. R. Ambrosini, Per un'analisi semiologica dell'opera di Giacomo da Lentini, in " Boll. Centro Studi Filol. e Ling. Siciliani " XI [1971] §§ 1.-1.4.), mentre assai meno frequente è l'uso di n. di fronte a ‛ sapere ' (cfr. Giacomo da Lentini Poi no mi val merzé 4 " non so che cosa mi possa valere "), ‛ conoscere ', ‛ intendere ', ‛ ardire ', ‛ osare ', cioè verbi modali che, in costrutti negativi, indicano l'incapacità o la mancanza di attitudine a fare qualcosa. Il ripetersi di n. (e di forme negative in genere) in parti sintatticamente sia secondarie - prolettiche, per lo più - sia principali della frase, oltre che in sintagmi limitativi, tra i quali si distingue il seguito ‛ non... se non... ', è indizio di modalità intrinsecamente retoriche. Da questo punto di vista, lo studio dell'uso di n. è strettamente connesso con quello della frase negativa in D., e poiché ciò implica la necessità di distinguere tra livello comunicativo della negazione e l'uso retorico di questa in relazione a determinate pregiudiziali dimostrative e ideologiche insieme, e di tener presente la funzione attenuatrice di n. in taluni, non rari, contesti, nella valutazione dell'uso di n. è indispensabile procedere dal convincimento che la frequenza ne è sollecitata da particolari concezioni di efficacia stilistica, che variano in relazione ai contesti specifici. Nelle opere in prosa ciò è dimostrato dalle scelte combinatorie lessicali e dalla disposizione delle proposizioni e di singole parti di queste e, soprattutto, dalla prolessi della negazione come esclusione preventiva di eventuali obiezioni, sicché la negazione stessa corrisponde a un'affermazione risoluta, indiscutibile e aprioristicamente necessaria; nelle opere in poesia, oltre che da usi analoghi a questi (cfr. Vn XXVI 7 11 una dolcezza... / che 'ntender no la può chi no la prova; VIII 11 19-20 Chi non merta salute / non speri mai d'aver sua compagnia; XXXI 9 10-11 non voi [" voglio "] parlare altrui, / se non a cor gentil che in donna sia), ciò è convalidato dalla possibilità di formalizzare l'uso di n. in costrutti che ricorrono in sedi determinate del verso, specialmente nel secondo emistichio, ove le attestazioni di n. sono più frequenti che nel primo. La convinzione di un sapere certo e assoluto s'intreccia, nell'uso della frase negativa, con la consapevolezza dell'ineffabilità operativa degli elementi più profondi del reale. L'uso della frase negativa è lo specchio di questo dissidio, sofferto e ancora vivo a livello sentimentale nella produzione lirica, superato dall'investitura dottrinale nella trattatistica. Il mancato compromesso tra le due vie è uno degli aspetti più caratteristici dell'umanità di Dante.
2.2. Pertanto, se nell'analisi di n. nella Vita Nuova si terrà conto anzitutto dell'indice lessicale-tematico relativamente ristretto, a maggior ragione ciò dovrà farsi analizzando l'uso di n. nelle Rime, il cui lessico, ancor più vincolato di quello della Vita Nuova dalla tradizione, fa sì che alcuni concetti siano presentati in forma negativa, senza essere gli equivalenti di concetti positivi: su 300 attestazioni, di cui 70 nelle Rime dubbie, ben 85 (e 29 nelle dubbie) ritornano in sintagmi costanti, tra i quali sono particolarmente frequenti quelli con ‛ potere ', ‛ sapere ', ‛ vedere ', ‛ conoscere ', ‛ credere ', ‛ osare ' - difficilmente sinonimo di ‛ potere ', a differenza dalla tradizione siciliana -, ‛ sperare ', e la litote con ‛ sanza '. La poesia dell'ineffabile e le dichiarazioni dell'insufficienza mistica di fronte alla razionalizzazione dell'esperienza dell'amore-fede (Vn XXI 4 13 Quel ch'ella par quando un poco sorride, / non si pò dicer né tenere a mente) sviluppano indubbiamente modelli siciliani: già il Notaro, dichiarando ‛ forte ' l'espressione dell'esperienza amorosa, aveva affermato di ‛ non potere ' manifestarla se non per segni, e la confessione dell'irrazionalità di questa e dell'umana inadeguatezza di fronte a essa è esplicita nella seconda terzina che, sull'amore siciliano-cavalcantiano, impietoso e fondamentalmente non cristiano, pronuncia Francesca (If V 103-105): il ‛ dovere ' di amare vi è presentato come la negazione di un ‛ perdono ', sicché ‛ nessuno ' ne viene esentato, e la speranza-timore della liberazione dalla gioia-tormento di amare ‛ ancor non ' (secondo un sintagma che ritorna 11 volte in cesura nella Commedia) è avvenuta - cioè, per litote, mai avverrà - per Francesca.
2.3. Le situazioni tipiche dell'uso di n. sono non minori, anche se diverse, nelle dimostrazioni del Convivio, ove il lettore, tramite il frequente ricorrere di ‛ non... se non... ', ‛ non altro che ', è portato a condividere, per esclusione preliminare, talune affermazioni di principio: l'antica eristica è ancora alla base del discorso scientifico - o meglio, di quello che allora si riteneva tale - nelle sue strutture logico-formali, nelle dimostrazioni per assurdo e nelle antitesi preordinate all'esposizione dialettica, equivoche nell'apparente univocità e sostanzialmente mistificanti. E però non s'ammiri (Pg XV 47) se la frequenza di n. è maggiore nelle Rime e nel Convivio che nella Commedia.
3. Nella Vita Nuova n. ricorre in 25 proposizioni principali e in una ventina di proposizioni coordinate con le principali da e non, e mai non (v. 3.3.), e però non: di queste proposizioni, 8 sono di forma imperativa, 5 interrogativa. Più dell'80% delle attestazioni ricorre, quindi, in proposizioni dipendenti, per lo più costituite da relative dichiarative, consecutive e condizionali (per la frequenza delle proposizioni relative e consecutive rispetto ad altre proposizioni dipendenti e a quelle principali nella Vita Nuova, cfr. P. Boyde, Dante's Style, cit., pp. 168-171). Includendo nel computo anche le scarse attestazioni dell'aggettivo negativo ‛ nullo ', di ‛ nessuno ' e di aggettivi con prefisso negativo (come ‛ impossibile ': XIV 14 questo dubbio è impossibile a solvere a chi non fosse in simile grado fedele d'Amore: l'eccezionalità di una condizione s'identifica con l'eccezionalità di un sapere; v. 2.1.), nei cui contesti non ricorre n., sebbene non siano sintatticamente diversi da quelli in cui n., invece, è usato (cfr. Vn IV 3 ed io sorridendo li guardava, e nulla dicea loro, con XIII 9 10 vorrei dire, e non so ch'io mi dica; e XXVI 2 nulla gloria mostrando di ciò ch'ella vedea e udia, con XXV 10 non avendo alcuno ragionamento in loro di quello che dicono), e includendo anche l'unica attestazione della negazione rafforzata con ‛ punto '(probabile gallicismo, in XXII 14 7-8 Vedestù pianger lei, che tu non pui / punto celar la dolorosa mente? - in un sonetto non privo di connotazioni formali tradizionali -; cfr. Rime LXII 12, Pg VIII 111 - v. 6.5.1. -, Fiore XXIII 12), le caratteristiche dell'uso delle forme negative sono costanti nella Vita Nuova.
La prolessi della negazione è collegata spesso con un avverbio correttivo (‛ ma ', ‛ anzi ', ‛ almeno ') nella parte successiva della proposizione o del periodo, e con l'uso duplice della negazione stessa (v. 3.2.): I 1 e se non tutte [le parole], almeno la loro sentenzia; II 8 Ella non parea figliuola d'uomo mortale, ma di deo; XXVI 2 Questa non è femmina, anzi è uno de li bellissimi angeli del cielo (cfr. XIX 1 coloro che sono gentili e che non sono pure [" soltanto "] femmine); XXV 3 e 4; III 3 dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche, 7 e 15; V 4 (v. 3.2.); VIII 2, IX 1, XI 3, XII 17, XXV 7, 8 e 9 (cfr. 8.), XXXIII 2.
Quest'uso appare anche in poesia, ove spesso n. è rafforzato da altro avverbio, quale ‛ già ', ‛ punto ' (v. sopra), e nel sintagma ‛ non perché ': VII 4 7 Amor, non già per mia poca bontade, / ma per sua nobiltate; VIII 9 10 non però ch'a la gente sia nascoso, / ma per farne cruccioso; XIX 4 3 non perch'io creda sua laude finire, / ma ragionar per isfogar la mente; 7 19 Lo cielo... non bave altro difetto / che d'aver lei.
Anche nella formulazione di un'ipotesi la negazione ricorre nella subordinata anteposta alla reggente, in XIX 5 7 s'io allora non perdessi ardire, / farei parlando innamorar la gente; 14 64-65 E se non vuoli andar sì come vana, / non restare ove sia gente villana; VI 2 (v. 2.1.), VII 2. Ipotesi negativa e doppia negazione si affiancano in VI 2 non n'avrei fatto menzione, se non per dire quello che... addivenne.
3.1. Il concetto dell'insufficienza di fronte alla donna e all'espressione formale di questa è collegato con l'uso di n. con verbi quali ‛ potere ' (XXI 4 13, XXVI 7 11 una dolcezza... / che 'ntender no la può chi no la prova),‛ sapere ', ‛ credere ', ‛ intendere ', ‛ sostenere ', ‛ soffrire ' (" sopportare "), ‛ sperare ', ‛ accorgersi ', con il sintagma ‛ aver valore ' e la preposizione ‛ santa '.
Non molto frequente è l'uso pleonastico di n. in frase comparativa (VII 1 me ne disconfortai, più che io medesimo non avrei creduto), disgiuntiva (§ 7 con altro intendimento che l'estreme parti del sonetto non mostrano) e dopo il verbo ‛ temere ' (XII 6 non degnò salutare la tua persona, temendo non fosse noiosa; XIV 4 temendo non altri si fosse accorto del mio tremare; XXXV 3 temendo di non mostrare la mia vile vita; XXXVI 4 8 io temo forte non lo cor si schianti); nei casi in cui il verbo della proposizione dipendente da temere' è al congiuntivo, per la mancanza di altro elemento subordinante, n. funge da congiunzione e ricopre le funzioni del latino ne (v. 5.11.).
3.2. L'uso di n. con funzione preterizionale-attenuativa e di contrasto-specificazione è particolarmente notevole; se le ultime due funzioni sono imprescindibili da legami contestuali (cfr. VI 2 compuosi una pistola sotto forma di serventese, la quale io non scriverò, con VII 2 propuosi di farne alcuna lamentanza in uno sonetto; lo quale io scriverò; XXXIV 6 ne la prima parte dico... e ciò non dico ne l'altro; XXV 8 non solamente cose vere, ma cose non vere; XVIII 9 non ardia di cominciare; XVII 1 credendomi tacere e non dire [" comporre "] più; XXXVII 2 questa donna che vi mira... non mira voi, se non in quanto...; XLI 12 10 io no lo intendo, sì parla sottile, ma 14 sì ch'io lo 'ntendo ben), della prima funzione si può dire che sia parte integrante della struttura retorica dell'opera, sottolineando anche alcune affermazioni esclusive che, in frase non negativa, avrebbero implicato un avverbio quale ‛ soltanto ', ‛ solamente ': VI 2 (v. 3.), IX 5 lo suo rivenire non sarà a gran tempi, " sarà vicino "; XIV 13, XVI 3 'n me non rimanea altro di vita se non un pensero, e 11; XXII 17; XXI 8 salvo che non dico di questo ultimo come adopera ne li cuori altrui; XXII 1 non molti [" pochi "] dì passati; XXV 4, XXXI 9 10-11, XXXVII 8 12-13, XL 6 e 9 2; XXII 4 se non fosse ch'io attendea audire anche di lei... io mi sarei nascoso (cfr. Rime VII 12, Rime dubbie XIII 12; v. 4. e 6.2.3.).
3.3. In alcune coordinazioni ‛ e non ' ha valore avversativo: Vn IX 12 14 elli disparve, e non [" ma non ", " senza che "] m' accorsi come; XIII 9 10 (v. 6.4.1.), XIV 11 2 (cfr. v. 13). Non così dicasi di XXXIX 8 3 li occhi son vinti, e non hanno valore / di riguardar, e nell'uso distanziato di XXVI 5 4 ogne lingua deven tremando muta, / e li occhi no l'ardiscon di guardare, e XXIII 7 le parole del loro canto mi pareo udire che fossero queste... e altro non mi parea udire. ‛ E però non ' ha valore conclusivo, in XIV 14 e però non è bene a me di dichiarare cotale dubitazione, XV 2, XLI 9, XXXI 11 37 (v. 6.2.11.).
3.4. Il nesso coordinante ‛ e mai non ' ricorre in XII 13 28 tosto fu vostro, e mai non s'è smagato, con ‛ mai ' anteposto a n., come in XLII 2 quello che mai non fue detto d'alcuna.
3.5. Con Vn XIV 12 13 ma non sì ch'io non senta si confronti Cv IV XXVII 9 ma non sì che non si convegnano alcuna volta decimare, If I 44, IV 71 (v. 6.4.), e anche Cv III XII 9 ma non sì fuori d'intenzione, che Dio non sapesse dinanzi.
3.6. La correlazione più comune, ‛ (e) non solamente... ma... ' ricorre 8 volte in prosa: Vn XVI 5 non solamente non mi difendea, ma finalmente disconfiggea la mia poca vita; XVIII 3 non solamente ella, ma tutte l'altre; XXIII 6 e non solamente piangea ne la imaginazione, ma piangea con li occhi; XXV 1, 8 e 9, XXVI 8 e 15. Per ‛ non pure ', " non soltanto ", cfr. XIX 1 (v. 3.) e XXVI 4 non pur coloro... ma li altri. Per un costrutto simile in poesia cfr. XXVI 12 10 La vista sua fa onne cosa umile; / e non fa sola sé parer piacente, / ma ciascuna per lei riceve onore.
3.7. L'uso restrittivo con ‛ sapere ', ovvia traduzione del tipo latino nescio quis, è soltanto in XXIII 23 45 esser mi parea non so in qual loco (v. 6.4.1.).
3.8. A conclusione di queste osservazioni sull'uso della frase negativa e di n. nella Vita Nuova si ricordi XIX 6 14 tratterò del suo stato gentile / ... donne e donzelle amorose, con vui, / ché non è cosa da parlarne altrui (v. 6.4.): la negazione, che dal contrasto fa nascere un rilievo pur indiretto ma efficace, esclude che altri siano così eletti, quasi iniziati, da poter partecipare delle parole di D., proprio in base all'autorità del suo stesso giudizio: una sorta di postulato di una scienza di cui D. si ritiene indiscusso depositario.
4. Nelle Rime (v. 2.2.) l 'uso di n. è in genere più frequente nelle canzoni che nelle altre forme poetiche, e più frequente in frase secondaria (v. 3.): mentre in principale n. ritorna circa 65 volte (compresi pochi casi d'interrogativa - diretta e di proposizione imperativale), in dipendente le ricorrenze sono circa 150, per lo più in proposizione consecutiva, relativa, causale e condizionale; il rapporto tra l'uso di n. nelle Rime di attribuzione certa e dubbia è relativamente costante. Pochi i casi di n. pleonastico, dopo ‛ temere ' e in frase comparativa, e quelli dei sintagmi ‛ e se non che ', ‛ se non fosse che ' (v. 3.2.), ‛ non è cosa che ' e ‛ non so chi '. Limitati sono i casi di coordinazione con ‛ e non ', ‛ e però non ', ‛ ma non '. Rari i nessi di n. con altro avverbio intensivo (‛ più non ', ‛ non più ', ‛ già non ', ‛ (e) mai non ', ‛ omai non ', ‛ non... mai ', ‛ già mai non ') e le correlazioni, distribuite in proposizioni principali più che in secondarie, di cui è più frequente quella ‛ non... ma / anzi... '; rare quelle ‛ non pur... ma / anti ', ‛ non che... ma... ', ‛ non che ', ‛ non tanto... quanto... '. In LXIII 18, LXXIX 22 e CIV 12 n, ‛ segue né ' (v. NÉ). Piuttosto comune è ‛ se non ' nelle precisazioni espresse in forma negativa (cfr. CI 9, CII 58), ma soltanto in C 44 si legge ramo di foglia verde a noi s'asconde / se non se [" tranne che "] in lauro.
4.1. L'analisi della canzone LXXXIII può offrire un indice delle ricorrenze tipiche di n.: il tema retorico del contrasto (vv. 2-5 Amor... m'ha lasciato, / non per mio grato / ... ma però che pietoso / fu... del meo core; 34-38 ornarsi, come vendere / si dovesse al mercato di non saggi? / ché 'l saggio non pregia om per vestimenta / ... ma pregia il senno eli genti coraggi; 42-44 quei che so 'ngannati / veggendo rider cosa / che lo 'ntelletto cieco non la vede; 48-49 non sono innamorati / mai di donna amorosa), s'intreccia con quello della preterizione (v. 64 non tacerò di lei), della litote e con l'uso di n. in proposizione dipendente (v. 3 ché stato non aveva tanto gioioso; v. 6 pietoso / fu tanto... / che non sofferse d'ascoltar suo pianto) e di fronte a ‛ potere ' (v. 26 Ma lor messione a' bon non pò piacere) e ‛ sapere ' (v. 69 tratterò il ver di lei, ma non so cui [" per chi "]). L'atteggiamento morale è caratterizzato da proposizioni negative, nelle quali la negazione è anche rafforzata da altro elemento e seguita da ‛ ma ' (v. 121 Già non s'induce a ira per parole, / ma quelle sole / ricole che son bone; v. 116 Dona e riceve l'om cui questa vole, / mai non sen dote [" senza mai dolersene "]; v. 51 non moveriano il piede / per donneare a guisa di leggiadro, / ma... vanno a pigliar villan diletto), e la determinazione più prossima del tema della canzone è presentata in forma negativa: v. 77 Non è pura vertù la [" quella "] disviata. La coordinazione negativa ha funzione avversativa (v. 104 quante [persone] / sembiante portan d'omo, e non responde / il lor frutto a le fronde) e conclusiva (v. 55 come al furto il ladro, / così vanno a pigliar villan diletto; / e non però che 'n donne è... dispento / leggiadro portamento [" e tutto ciò non avviene perché ", ecc.]).
Egualmente tipici di determinati contesti - e quindi, anche topici - si valuteranno gli usi della negazione in XCI 2-6 Io sento si d'Amor la gran possanza, / ch'io non posso durare / lungamente a soffrire... / però che 'l suo valor si... avanza, / e 'l mio sento mancare / sì ch'io son meno ognora ch'io non soglio (" di quanto ero solito "); vv. 65-70 Altri ch'Amor non mi potea far tale, / ch'eo fosse.., / cosa di quella che non s'innamora, / ma stassi come donna a cui non cale / de l'amorosa mente / che sanza lei non può passare un'ora. Il miracolo stesso della vista amorosa è - come in Vn XXVI 7 11 [v. 1.1. e 2.1.] - espresso in forma duplicemente negativa; vv. 71-72 Io non la vidi tante volte ancora ch'io non trovasse in lei nova bellezza (cfr. CIII 21 e 'l peso che m'affonda / è tal che non potrebbe adeguar rima, è superiore all'effabile la pena d'amore), e altrettanto gli aforismi morali che chiudono la canzone: vv. 95-96 con rei non star... / ché non fu mai saver tener lor parte; vv. 101-103 'l buon col buon non prende guerra / ... è folle chi non si rimove / per tema di vergogna da follia.
Con l'andamento dialettico della canzone è coerente la conclusione dei vv. 60 non penso tanto a mia proprietate / quanto a colei che m'ha in sua podestate, e 82 tu non sarai sdegnosa / tanto quanto a la tua bontà s'avventi (" Si addice "), e rivelano una chiara origine retorica la preterizione del v. 7 Non dico ch'Amor faccia più ch'io voglio / ... ma questo è quello ond'io prendo cordoglio, e l'esclusione del discusso v. 93 in compagnia che non è che disdetta [" che è soltanto disdetta "] / di mala fama [" a causa della cattiva reputazione "] ch'altri di lui suona.
Propri di una retorica più aspra e vigorosa sono i contrasti di CVI 43 Servo non di signor, ma di vil servo / si fa chi da cotal serva si scosta, e 61 ma questo vo' per merlo, / per voi, non per me merto; e C 70 amore è solo in me, e non altrove.
5. Nel Convivio, ove pure l'uso di n. in proposizione dipendente è assai diffuso, n. è particolarmente frequente in singoli , contrasti, in serie di negazioni concatenate e nella formulazione d'ipotesi irreali, dalle quali si deduce per assurdo il contrario di ciò che si dice.
Su circa 1170 attestazioni di n., ‛ e non ' ricorre un'ottantina di volte (rarissimi sono i casi di ‛ ma non '; v. 5.1.) e in un centinaio di casi n. nega sostantivi (soprattutto infiniti sostantivati o con funzione sostantivale in genere), aggettivi e participi (v. 5.2.); un'altra ottantina di casi è data da n. litotico, specialmente di fronte a ‛ sanza ' (v. 5.3.). I contrasti con ‛ ma ', compresi quelli cumulativi ‛ non solamente, non pure... ma, anzi ' e restrittivi ‛ se non... almeno ', sono circa duecento (v. 5.4. e 5.4.1.). Le negazioni concatenate, che escludono un intiero corso del ragionamento, nei tipi ‛ non... se non ' (v. 5.5.), ‛ non altro... che, se non ' (v. 5.6.) sono un centinaio, e le formulazioni per assurdo - sostanzialmente affini alle precedenti e non meno coercitive di quelle - sono circa 55 (v. 5.7.). L'uso di n. di fronte a ‛ potere ' che, nell'economia del trattato, trasforma l'impossibilità soggettiva, tipica della lirica, in impossibilità oggettiva, esterna all'individuo e condizionante, ricorre con sufficiente chiarezza in poco più di una trentina di passi (v. 5.8.).
Scarse, invece, sono le attestazioni delle negazioni rafforzate, ‛ mai non ', ‛ non mai ', ‛ non già ' (circa 15; v. 5.9.), e poco più che singole le occorrenze di ‛ né non ' (4 casi; v. NÉ), ‛ non che ', ‛ non tanto... quanto ' (v. 5.10). Della negazione pleonastica, dopo verbi di ‛ temere ' e ‛ dubitare ' e in proposizione comparativa le attestazioni sono circa 15 (v. 5.11.). Un complesso di poco meno di 700 occorrenze, pari a circa il 58% del totale, garantisce l'ipotesi di una concezione retorico-formale che caratterizza nel profondo l'organizzazione dei contenuti logici.
5.1. Per ‛ e non ', per lo più in espressioni complementari, nelle quali ‛ e n. ' è tra termini semanticamente opposti,, cfr. I IV 3 secondo senso e non secondo ragione (cfr. I II 16, e v. 5.4.); V 1 vulgare e non latino (v. VIII 1) e di biado e non di frumento (cfr. X 1); V 7, VI 11; VII 2-4 dolce, e non amara,.. comandata interamente, e non spontanea... con misura, e non dismisurata... amara e non dolce... indietro e non innanzi... amaro, e non dolce; VII 9 l'obedienza con misura, e non dismisurata; VIII 7 e 14; IX 3, 5 volgari e non litterati, 9 (cfr. Pd V 80; v. 6.2.2.) e 12; II VII 3, e 7 una speziale, e non generale, cortesia; III IV 8 esso fece noi e non essi noi; V 7, IX 8, XIII 5, XV 4 (cfr. IV XXI 14, XXIV 16); IV VII 15 quadrangulo e non più pentangulo; VIII 5, XIII 5 la questione è soluta, e non ha luogo; XV 9, XIX 5, XXII 15 domandano... la beatitudine, e non la truovano; XXV 11.
Per ‛ ma non ', cfr. I IV 11 'l nome suo sia ricevuto, ma non spregiato; VI 7 Lo latino conosce lo volgare in genere, ma non distinto; III IX 6 Ben è altra cosa visibile, ma non propriamente.
5.2. Per l'uso di n. di fronte ad aggettivi, unito all'alternarsi con questi di forme aggettivali con prefisso negativo (v. 5.3.1.), cfr. I II 2 parlare... di se medesimo pare non licito... parlare in esponendo troppo a fondo pare non ragionevole; e lo illicito e 'l non ragionevole lo coltello del mio giudicio purga; V 7 lo volgare è non stabile e corruttibile; VII 12 molti più... non litterati che litterati; e ancora: da li litterati e non litterati è inteso; VIII 5 cose non utili; III I 6 oppinione non buona; IV Le dolci rime 42-43 dice non vero, / e, dopo 'l falso, parla non intero; VIII 11 lo non reverente (cfr. VIII 13); IX 16 a lui non siamo subietti; e se non [siamo] subietti, ecc.; XV 12 le non certe cose affermano per certe, e 17 mente non sana; XVI 5 " ...pargolo ", cioè non perfetto uomo.
Per l'uso di fronte a participi cfr. I VIII 16, e 17 conviene esser lo dono non domandato; IV VII 3 campo non cullato e la mente, non gastigata e corretta; XI 7, XXIX 7; e anche II III 6 la parte [di Marte] non lucente... l'altra parte lucente.
Per l'uso di fronte a forme sostantivali cfr. I II 6 nel volere e nel non volere si giudica la malizia e la bontade; VI 5, XI 12 per scusarsi dal non dire o dal dire male; IV II 10 procedono... dal non conoscere l'uso del tempo; VI 12 ‛ voluptade ' non era altro che ‛ non dolore '; VIII 13 lo non vivere offende la vita.
In questa struttura sono frequenti i contrasti con funzione correttiva ed esplicativa: I III 2 per fuggir maggior difetto, non per ignoranza; XI 11 amano... d'essere tenuti maestri... e per fuggir lo contrario, cioè di non esser tenuti; III IV 5 argomento di colpa è, non purgamento; IV XII 16 ricchezza non grande, e poi grande, e poi più; XV 17 sanitade di mente, non di corpo; XVI 6, XXVIII 10 in ispirito non in littera.
Per l'uso di n. di fronte ad avverbi, cfr. II I 13 procedendo da quello che conoscemo meglio in quello che conoscemo non così bene; V 18 e dico toccata, non corporalmente (cfr. III IX 7 non dico le cose, ma le forme loro); III III 9 quello... cibo fa l'opera... perfettissima, e l'altro non così. E di fronte a verbo, in III V 4 e ora si vedea e ora non si vedea; IV X 4 dice ‛ animato ', non dicendo ‛ razionale '; XV 8 non disse ‛ li uomini '; disse ‛ nato '.
5.3. Per l'uso litotico con ‛ sanza ', cfr. I I 8 non sanza misericordia; II 11, IV 9 non è sanza familiaritade e conversazione alcuna; VII 6 non averebbe fatto sanza comandamento; XI 15 non è sanza loda d'ingegno; II XII 5, III II 13 sanza quella essere non puote; III 1 Non sanza cagione dico; IV IV 11 non sanza grandissima vertude, e 14; V 17 non sanza alcuna luce de la divina bontade.
5.3.1. Per l'uso attenuativo in genere, e specialmente di fronte a forme semanticamente negative e anche con prefisso negativo, cfr. I XII 3 non discordando da la sentenza del Filosofo; XIII 4 Non è secondo [lo Filosofo impossibile...]; II IV 13 non è contra quello che par dire Aristotile, e 17 non altrimenti [v. 6.3.6.] sono chiusi li nostri occhi intellettuali; V 4 questi non negò, e 15 in numero non grande; IV VII 4 non minore maraviglia; VIII 13 non è contro a la reverenza (cfr. II IV 13, cit., e IV XIV 15); VIII 16 questo è negare e non disconfessare; XI 5 non è inconveniente una cosa; XII 20 questa ragione del tutto non risponda a la questione mossa di sopra (cfr. VII 4 le spighe de la ragione non sono del tutto sorprese); XXII 5 si mostra non dissimile a quello.
5.4. Per le contrapposizioni esclusive del tipo ‛ non... ma ', cfr. I I 5 non... da vituperare, ma da escusare; I 10,16, e 19 non al mio volere ma a la mia facultade; II 16, IV 4 non secondo ragione ma secondo senso (v. 5.1.), e 10, V 11 e 15, VII 7; VII 10 non... misurata, ma dismisurata; VIII 16, XI 7 e 17, XII 6 non prossimo, ma massimamente prossimo; Ti Voi che 'ntendendo 40 Tu non se' morta, ma se' ismarrita; II 3, III 11, IV 4, e 14 non soperchia, ma... è... soperchiato; V 6, IX 6, XI 6, 8 e 9, XIII 30, III II 4, III 9, IV 7, 11 e 12, V 3, 13 e 18, VII 4 e 6, VIII 2, 16 e 18; IX 7 non realmente ma intenzionalmente, 10 e 14, X 2 e 7; XI 4 non filosofi ma sapienti, e 5 non sapiente, ma amatore di sapienza; XI 9 e 10, XII 8 e 9, XIII 3, XIV 10 e 13, IV I 4, 5 e 10, II 3, IV 3, 11 e 12 non fu cagione movente... ma fu cagione instrumentale, e non forza, ma ragione; V 12 e 13, VI 17, VII 4 e 8 non vile, ma vilissimo; IX 4, X 5, XI 5 e 9, XII 2, 5 e 19 , XIII 1, 2, 4, 9 e 15, XIV 11, XVI 5, XIX 8, XX 5, XXI 3, XXII 11 e 14, XXIII 6, XXIV 5 e 13, XXV 10, XXVII 3, XXVIII 4 e 18; XXIX 6 non onore, ma disonore, e 11; XXX 2 e 4 tempo è di non stare ferma, ma di gire.
Assai raro è il tipo ‛ non dico... ma ' (I IV 2 puerizia, non, dico d'etate ma d'animo; III IX 7 non dico le cose, ma le forme loro), e quello ‛ non... anzi ' (II X 6 pietade non è passione, anzi è una nobile disposizione d'animo; III IV 10, IV XXVII 18), In singole attestazioni ricorre il seguito ‛ non... ma pur ' (III Amor che ne la mente 82 non considera lei secondo il vero, / ma pur [" soltanto "] secondo quel ch'a lei parea), ‛ non che... ma ' (II 5 non che la divina natura sia divisa e comunicata in quelle, ma da quelle è participata).
5.4.1. Per le contrapposizioni cumulative del tipo ‛ non pur... ma ', cfr. I VII 10 non pur nel difetto, e non pur nel soperchio, ma in ciascuno; III 6, II IV 10 non pur una beatitudine... ma due; III IV 3 e vici 2; IV V 10 non pur per umane ma per divine operazioni; XIII 11, XVI 5 Onde non pur de l'uomo è predicata, ma eziandio di tutte le cose; XXII 5, XXIII 12, XXV 9 e 11, XXVII 3 e 4 alluma non pur sé ma li altri; XXVIII 6. Più frequente di questo è il tipo ‛ non solamente...ma ': cfr. III 17, III 5 e 9, IV 8 e 13, VIII 10; IX 5 non solamente maschi ma femmine; XII 2 non solamente amore ma perfettissimo amore (come in I XII 6 e IV VII 8, citati in 5.4., alla contrapposizione ‛ non... ma ' si accompagna una climax); XIII 10, II XII 5, XIII 18, III I 1 e 2, III 5, IV 12, VI 9; VII 4 non solamente ricevono la luce, ma quella non impediscono, anzi rendono lei del loro colore colorata; XII 14, XIII 8, XIV 11, IV II 18, V 4 e 10, VII 5 e 9 (ancora una climax; v. sopra); VIII 3, X 3, XI 3 e 14, XII 1 e 13, XIII 8, XXI 3, XXII 7, XXV 1 e 7, XXX 5 filosofia non solamente alberga pur ne li sapienti, ma eziandio... essa è dovunque alberga l'amore di quella.
5.5. Per la struttura ‛ non [o altra forma negativa]... se non ', dalla quale il lettore è costretto ad accettare senza possibilità di replica l'argomentazione propostagli, cfr. I IV 3 non conoscono le cose se non semplicemente di fuori; V 5 non serve mai se non a suo senno e a suo volere; VII 12, VIII 15, IX 6, XI 21, II I 9, e 12 è impossibile procedere, se prima non è fatto lo fondamento; III 7, V 9, VI 9, VIII 5; XL 9 non voglio... altro dire... se non: O uomini...; XII 6, XIV 3, 4 e 8, XV 7, III V 18, VIII 12, IX 11, X 5, XII 12, XIII 6 e 7, XV 3 e 9, IV I 4, II 4 e 18, V 12, VII 7; VIII 3 non vuole altro dire, se non che arroganza e dissoluzione (v. 5.6.), 9 e 14, X 12, XIII 15, XVI 5, XVIII 2, XX 8, XXI 12, XXII 13, XXIII 8 giovinezza non è altro se non accrescimento di quella; XXVI 14, XXVIII 9 Dio non volse religioso di noi se non lo cuore.
5.6. Più rara della precedente, e come la precedente inserita spesso in argomentazioni tautologiche e aprioristiche, è la struttura ‛ non altro... che ', chiaro sintomo dell'ideologia su cui si fondava allora la concezione della scienza. Cfr. I VIII 7 Questa letizia non può dare altro che utilitade; II VI 7, e 9 X 7 credono che cortesia non sia altro che larghezza; XIII 9, XIV 7, III II 3, IV 8; VII 6 uomini tanto vili e di sì bassa condizione, che quasi non pare essere altro che bestia... alcuno tanto nobile e di sì alta condizione che quasi non sia altro che angelo; X 5, XI 6, IV VI 3 ‛ autoritade ' non è altro che ‛ atto d'autore ', e 12; VIII 11, X 12, XV 4, XX 9, XXIII 8, XXV 13, XXVI 5 Questo appetito mai altro non fa che cacciare e fuggire, XXXIX 4.
5.7. Tra le formulazioni per assurdo in cui n. nega o la condizione o la conseguenza o ambedue i termini, cfr. I VI 1 lo presente comento non sarebbe stato subietto a le canzoni volgari se fosse stato latino; VIII 2, II I 14 inrazionabile sarebbe procedere ad essi dimostrare, se prima lo litterale non fosse dimostrato; VIII 13 le divinazioni de' nostri sogni... essere non potrebbono se in noi alcuna parte immortale non fosse; X 8, XIV 16 e 17, IV V 19, VIII 5, XIV 13, XVIII 2, XXI 13, XXIII 7, XXIV 12, XXVIII 12.
Rientrano in questa struttura logico-formale anche i casi di I I 11 quello pane... sanza lo quale da loro non potrebbe esser mangiata; VII 6 quello, che fa chi fa obediendo, non averebbe fatto sanza comandamento; VI 5 altrimenti non li potrebbe onorare né servire; II XIV 18, III VII 2 e 6, IV IV 9; I VII 10, IX 2 e 9, II VI 3.
5.8. Per l'uso di n. con ‛ potere ', cfr. II III 10 la Santa Chiesa... che non può dire menzogna; IV 11, V 3, XI 9, III III 13, IV 9, XIII 4, e 5 la umana intelligenza ciò fare non può; XV 6 e 18, IV X 9 le divizie ... non possono dare nobilitade, e 10, XV 2 e 3, XXII 2, XXIII 8 Ponesti termine, lo quale passare non si può. In questi casi la dimostrazione è più postulata che svolta, con un ragionamento che può apparirci capzioso e autoritario. Per un sintagma sinonimico, cfr. III IV 6, e 7 non fu in sua podestà farsi bello.
5.9. Per i nessi con ‛ mai ', cfr. I III 3, IX 10 mai non fu domandato da persona; III XV 9 sempre desiderare e non compiere mai suo desiderio; IV V 8, XI 10, x11 15, XIII 15, XIV 3, 4 e 10; XV 13 mai non domandano, mai non ascoltano, e 14, XX 8, XXV 9.
Per l'uso con ‛ già ', cfr. II XIII 10 certe construzioni sono in uso che già non furono. Per quello con ‛ già mai ', III Amor che ne la mente 78 non si turba già mai. Per quello con ‛ più ', IV Le dolci rime 44 ma più forse non vede; II 3 intendimento di più non rimare d'amore; XXV 10, XXVIII 17.
5.10. La correlazione ‛ non tanto... quanto ' appare in I I 19 lo convivio non fosse tanto splendido quanto conviene a la sua grida, e VI 10; III Amor che ne la mente 19 Non vede il sol... / cosa tanto gentil, quanto in quell'ora.
‛ Non che ' è soltanto in III XV 12 lo... appetito ne diparte... da li vizii naturali, non che da li altri (v. 6.1.6.).
5.11. Per l'uso pleonastico di n. in proposizioni comparative, cfr. I IV 2 fa la persona di meno valore ch'ella non è; IV 12 più che 'l vero non vuole, e 13, ne 6, XI 18, 19 e 20, II IV 8 e 12, IX 7, IV XXVII 16. L'uso pleonastico dopo verbi quali ‛ temere ' (v. 3.1.) e ‛ dubitare ' ricorre in I X 10 temendo che 'l volgare non fosse stato posto per alcuno che l'avesse laido fatto parere; II IV 9 Nessuno dubita... ch'elle non siano piene di tutta beatitudine... e che quelle beate non siano in perfettissimo stato.
6. Nell'esame di n. nella Commedia è opportuno appellarsi principalmente a criteri distributivi, perché dall'analisi formale si possono ricavare elementi di giudizio sulla funzione di n. e della frase negativa in genere. Poiché nella prima sede del verso le attestazioni di n. sono 313, 200 nella seconda e 109 nella terza, mentre circa 850 volte n. ricorre nelle altre sedi, la funzione più frequente delle sequenze con n. è completare, in particolari contesti ritmici, l'andamento logico del verso; significativa al riguardo è la frequenza di clausole inizianti con ‛ che non ', ‛ e non ' (v. 6.2.1., 6.2.2.); n. si trova, infatti, nella seconda parte dell'endecasillabo, spesso in coincidenza con la cesura, e inizia serie da trisillabiche (una serie bisillabica si trova soltanto in If XXX 87 e men d'un mezzo di traverso non ci ha, in rima con oncia e sconcia; due bisillabi, metricamente equivalenti a un trisillabo, in If XX 74 ciò che 'n grembo a Benaco star non può, e Pg VII 12 dicendo " Ella è... non è... "), a eptasillabiche (una serie di otto sillabe in If XXI 48 non ha loco il Santo Volto), in circa 250 luoghi della Commedia.
6.1. Serie trisillabiche si trovano in una quarantina di passi: If II 123 perché ardire e franchezza non hai?, X 61, XXI 9 i legni lor non sani (litote), XXXIII 30; Pg IV 123, VIII 12 D'altro non calme (" m'importa "), XV 12 le cose non conte, XX 147, XXII 135 non vada (cfr. If VI 110, e v. 6.2.5.), XXV 123 (litote); Pd XVII 40 e 139, XXXIII 28 per mio veder non arsi, e 60 a la mente non riede.
6.1.1. Le serie di quattro sillabe, più frequenti di quelle di tre, si trovano in If I 44 ma non sì che paura non mi desse (con negazione reduplicata); II 35, e 92-93 non mi tange / ... non m'assale; VII 60, XVIII 49, XXIII 133 (n. pleonastico), XXV 99, XXVIII 70; Pg II 105-106 non si cala / ... non ti toglie; IV 133, V 66 'l voler nonpossa non ricida, X 111 non può ire (cfr. Pd 19); XVI 7 (cfr. XVIII 136), e 15 non sia mozzo; Pd VIII 110 non son manchi, XIX 56 (cfr. XX 72), XXIV 65 argomento de le non parventi, XXXI 105. I casi di questa struttura sono circa 70.
6.1.2. Serie di cinque sillabe ricorrono in una cinquantina di passi: If III 94, IV 151 ove non è che luca, VII 88, XXIV 64 per non parer fievole (anche qui il computo delle sillabe non coincide con quello metrico); XXVI 102, XXXIII 18 e 140; Pg VII 28 Luogo è là giù non tristo di martiri, XIV 29, XVII 134, XXXIII 91 e 123, Pd III 43, XXVII 109, XXXIII 16 non pur soccorre.
6.1.3. Serie di sei sillabe ricorrono una sessantina di volte: If IV 35 non ebber battesmo, e 63, XVII 84, XXV 6 Non vo' che più diche, XXXIII 64; Pg XI 79 non se' tu Oderisi, XXI 52 (cfr. XXVIII 121, Pd IX 28, X 114); Pd III 59 non so che divino (cfr. Pg XXIV 37; v. 6.4.1.); Pd X 47 (cfr. XXVIII 59), XXXII 59 non è sine causa.
6.1.4. Le serie di sette sillabe ricorrono una ventina di volte: If IX 120, XIX 62 non son colui che credi, e XXV 47 (cfr. Pd X 47, e v. 6.1.3.); XXXII 109 non vo' che più favelle; Pg VI 24, XIII 74 non essendo veduto, Pd XIX 126 non conobbe né volle (v. 6.3.4., e Né); XXIII 129, XXV 120 non vedente diventa, XXX 60.
6.1.5. In un numero ridotto di casi queste serie ritmiche costituiscono un'antitesi o una negazione ulteriore rispetto al contenuto logico della parte precedente del verso o della terzina (più raramente, di quella successiva) o un inciso, dal valore tra negativo e avversativo. Per le strutture ritmiche a contrasto, cfr. If III 92, XV 124, XVI 52 Non dispetto, ma doglia; Pg XI 74 e un di lor, non questi che parlava; If XXIII 51; Pd XXVI 115 non il gustar del legno / ... ma solamente il trapassar del segno; XXVIII 74, X 79, XXIV 105 Quel medesmo / ... non altri, il ti giura. In Pg XXVIII 56 e XXXI 121 il verso termina con non altrimenti.
Un gruppo di esempi ha notevole affinità di struttura sintattica: If IV 40 Per tai difetti, non per altro rio; Pg VI 21; Pd XII 42 per sola grazia, non per esser degna; XXIV 48, XII 89, Pg XX 40. Sono simili tra loro anche If XI 102 non dopo molte carte, e Pg XX 70 non molto dopo ancoi, " oggi "; If XXVI 9 di quel che Prato, non ch'altri, t'agogna, e Pg XXXI 99 che nol so rimembrar, non ch'io lo scriva.
6.1.6. Più negazioni si succedono, in principio di verso e in cesura (v. 6.3.3.), in If XXXII 63, Pd XV 100-101 Non avea catenella, non corona, / non gonna contagiate, non cintura; Pg XXI 46-47 non pioggia, non grando, non neve, / non rugiada, non brina più sù cade; If XXX 24 (anche in questo luogo, come in quelli osservati in 6.1.5., ‛ non che ', corrispondente al latino nedum, vale " (e) tanto meno ", v. 5.10.; in altra sede del verso, in Pd XXIV 27). Per il succedersi di negazioni in sedi dominanti del verso, cfr. Pd IV 30 e XXIX 82.
6.2. Le sequenze più frequenti che contengono n. sono costituite da ‛ che non ' (69 attestazioni e alcune varianti: si osservi che la frequenza delle proposizioni relative e consecutive è minore nella Commedia che nella Vita Nuova e nelle Rime: v. 3. e 4.), ‛ e non ' (55 attestazioni e alcune varianti), e da ‛ se non ' (17 attestazioni e alcune varianti), in qualche caso unite ad altre sequenze più rare (v. 6.2.5., 6. e 8.).
6.2.1. La sequenza ‛ che, ché non ' inizia clausole di varia lunghezza, anche in relazione alla funzione relativa o congiunzionale di ‛ che '. Indipendentemente da questa, si accolgono qui le sequenze in relazione al numero delle sillabe.
Tetrasillabiche sono le clausole di If II 6 che non erra (cfr. XXVIII 12), XXIV 127 che non mucci, XXXIV 92 (cfr. Pg XV 134 e Pd I 89); Pg V 14, VI 54 che non stanzi (cfr. If XXV 10), XXX 47, Pd VII 26, XIII 91 che non pare (cfr. XVII 142 che non paia), XXIX 106. Tra le varianti cfr. If XXVI 21 più... ch'i' non soglio, ove n. è pleonastico.
Di cinque sillabe sono le clausole di If XIV 141 che non son arsi; XX 128, XXI 58, XXII 24 in men che non balena (n. pleonastico), XXVII 118; Pg VIII 69 che non lì è guado, XI 23 (cfr. Pd XXIX 80); Pd V 41 ché non fa scïenza, e 53, XVI 21, XXIII 41 che non vi cape. È frequente l'inserzione di un pronome personale tra ‛ che ' e n.: cfr. If XXIX 12 che tu non vedi (cfr. Pd XIII 114), XXIII 133 (n. pleonastico), XXXIV 23, Pd XIII 94, XXI 48, XXVII 66 ch'io non ascondo. Per l'inserzione di altri elementi, cfr. If III 108, XI 81 che 'l ciel non vole, Pg XVII 14, Pd I 55, IV 18, X 5 ch'esser non puote (cfr. XI 125).
Di sei sillabe sono le clausole di If II 90 ché non son paurose, VII 46, XXV 75, Pg XIV 15, XXIX 112 che non eran viste (cfr. If XXV 75, citato), Pd XIII 56, XVIII 11 che non può redire, XXIX 23, XXXIII 30. Le varianti riguardano ancora l'inserzione di un elemento tra ‛ che ' e n., pronominale in If XXIV 59, Pg IX 81, VIII 123 (e anche If XII 19, Pg XIV 78); di altro tipo in If XI 14 che 'l tempo non passi, XXX 143 (con n. pleonastico), Pg IV 135, XXI 20, Pd XXV 123 che qui non ha loco, X 90 e 147, IX 104.
Numerose sono le clausole di sette sillabe inizianti con ‛ che n. ': If III 38 che non furon ribelli, VIII 30, XXX 105 (n. litotico), XXXIII 19, Pg XIV 47 ringhiosi più che non chiede lor possa (con n. pleonastico), XVII 133, XXXI 57, Pd XIII 47 che non ebbe il secondo (celebrazione retorica attraverso la negazione), XIV 126 che non intende e ode, XIX 104 e 108. Le varianti sono affini a quelle già considerate: If I 131 che tu non conoscesti, Pg XXIII 54, If XXX 132, Pg XVII 23, XVIII 103, XXVIII 120, Pd IV 102 che far non si convenne; V 17, XIII 102 ch'un retto non avesse, XIV 18.
6.2.2. Le sequenze inizianti con ‛ e n. ', con valore coordinativo (" e perciò non ") e avversativo (" ma non ", " senza che ", " sebbene non ") sono di quattro sillabe (ma soltanto in Pg XXX 119 col mal seme e non cólto, e Pd XXIV 46 Sì come il baccialier s'arma e non parla), di cinque (e costituiscono una proposizione negativa coordinata o un contrasto tra elementi sostantivali o avverbiali) e di sette sillabe (costituiscono quasi sempre una proposizione coordinata negativa). La cesura, tranne che nelle sequenze tetra-sillabiche, coincide sempre con ‛ e '.
Le sequenze di 5 sillabe, più rare, ricorrono in If XII 87, XXIII 40 e non s'arresta (cfr. Pg XXIII 18), XXIV 124, XXVIII 96 (cfr. XXXIV 66 e Pg XIII 141), Pg XXV 11 (e Pd XXII 26) e non s'attenta; Pd IX 35 e non mi noia, XIII 123, XXIV 25. Tra le varianti, cfr. If VII 94, XIII 56, Pg XXII 68 e sé non giova.
Le sequenze di 7 sillabe, più frequenti, ricorrono in If VI 73 Giusti son due, e non vi sono intesi, XIII 97, XXV 33, XXXII 95 (v. 6.2.8.), XXXIV 25 Io non mori' e non rimasi vivo, Pg XXI 45 e 118; XXIV 37 e non so che " Gentucca " (v. 6.4.1.), 43, e 104; Pd V 80 uomini siate, e non pecore matte (cfr. Cv I XI 9; v. 5.1.); IX 28, XIII 126.
Varianti di questo tipo sono rappresentate da If XIX 38 e 60, XXX 94; Pg I 77 e Minòs me non lega (forse allitterante), XVIII 109, Pd XXXIII 14 e a te non ricorre.
6.2.3. Le clausole che iniziano con ‛ se n. ' o lo includono, con valore sia condizionale che restrittivo che di " altrimenti ", sono di 4 sillabe (Pg XI 89 [v. 3.2.], Pd XIX 78); di 5 sillabe (Pg IV 45, V 19, XVII 63, Pd IX 5, XIX 142); di 6 sillabe (If X 20, XII 63, XIX 93, Pg XVII 51, XXVI 26; Pd III 44 [cfr. I 137], VIII 116, XI 139), e di 7 sillabe (If XXXIII 40 [v. 6.2.4.], Pd IV 76, X 35). Di 8 sillabe soltanto Pg XXXIII 76.
6.2.4. Il seguito ‛ già mai non ' inizia la seconda parte del verso, formando quinari (If VI 110, XXXI 96, Pg XXIX 66), senari (Pd II 7) e settenari (If XIII 74, Pd V 46, XXIX 36). Analoghi a questi passi si considereranno If XXI 87 Omai non sia feruto, e XXXIII 40 se tu già non ti duoli (v. 6.2.3.).
6.2.5. Il seguito ‛ (che/e) mai non ' inizia la seconda parte del verso, formando clausole di 4 sillabe (If V 31, Pg XXI 1, XVIII 32, If XXXII 49, Pd XIII 86: cfr. Pg XXIX 66, e v. 6.2.6.), di 5 sillabe (If VI 9, III 64, Pg XII 84, XXV 37, XXVII 104, Pd XIX 78, XXIII 53) e di 6 sillabe (Pd XVIII 30, Pg XXXIII 138 [cfr. XXI 1, citato], Pd VII 82, XXIX 131). Affini a questi si possono considerare i seguiti di If XXV 75 (cfr. II 64) e Pd X 55; e i versi di egual rima in Pg XXI 57 e Pd III 39; nonché gli ottonari di If V 135 e XXI 44.
6.2.6. Il seguito ‛ (e) ancor non ' inizia la seconda parte del verso, formando serie di 5 sillabe (Pg XXXIII 147), di 6 sillabe (Pd XXIII 117, Pg XIII 125; e cfr. Pg XIII 33) e di 7 sillabe (If V 105, IX 60, XIX 19, Pg II 25, XXIII 38).
Varianti possono considerarsi Pg XIV 21, Pd III 27, e If XII 36, Pg XXIV 43. Rimano egualmente Pg XXVI 23 e XXX 56.
6.2.7. Il seguito ‛ qui n. ' ritorna in If XIV 120, Pg XXXII 61 (e Pd XXI 62), If XXVIII 78, XXIX 111, Pg X 96, XXIII 109, XXIV 16.
Disposizione strutturale affine in Pg IX 87 sù non vi nòi, XI 129, e in Pd VIII 118.
6.2.8. Il seguito ‛ (che/e) più n. ' forma clausole di 4 sillabe (If XV 120, Pg XXIX 97, X 139), di 5 sillabe (If VI 94, VIII 64, XXVII 21, Pg VI 8, XIII 122, Pd XII 18) e di 6 sillabe (If III 96, VI 57 e 90, X 72, Pg XVI 141 e 145, XXVIII 135, Pd XXIX 117 [cfr. If XV 120, citato]).
Varianti si possono considerare Pg XXV 79, XXVI 58, XXXI 57, If XXXII 95, Pd XXVII 39.
6.2.9. Il seguito ‛ non più oltre ' ritorna in If XXVI 109, Pg XVI 102, XXVII 129. Quali varianti, cfr. If XXIV 44 e XXXII 64.
6.2.10. Il seguito ‛ perché n. ' forma clausole quinarie (If XXI 57, Pg XV 130), settenarie (Pg VI 114, Pd VIII 78), ma specialmente senarie (If X 60, XXXIII 66, Pg V 51, XXXIII 23, Pd VII 68).
Varianti morfologiche si considereranno le interrogazioni di If XXV 10 (cfr. Pg VI 54; v. 6:2.1.), XXXIII 69, Pg XIV 112; variante sintattica, quella di Pg III 84.
6.2.11. Il seguito e però non' forma clausole settenarie in Pg XV 47, Pd XV 83 e XXIX 80.
6.2.12. Il seguito ‛ ma n. ' inizia il senario finale (If IX 34, XVII 116, Pd XX 89), ma specialmente settenari finali (If XXI 19, XXIII 54, Pg XVI 99, XXI 87, Pd II 12, XIX 18). Si ricordi anche la clausola tetrasillabica di Pg XXVII 21. Quali varianti, If XVII 92 e Pg XX 63.
6.2.13. Clausole quinarie in cui un infinito apocopato è seguito da negazione e da verbo, per lo più modale, in rima, con ritmo dattilico iniziale, ricorrono in If III 49 esser non lassa, XV 118, XXXIII 94, Pg VI 57, VIII 103 (cfr. If XIX 60); con ritmo giambico iniziale, in If XXI 2 cantar non cura, Pd II 87. Varianti si considereranno If XXXIII 30 e Pg XVI 35.
6.3. Nella prima sede del verso n. ritorna 102 volte nell'Inferno, 98 nel Purgatorio e 109 nel Paradiso. Le attestazioni si possono raccogliere come segue:
6.3.1. In proposizioni che indicano un comando o un'esortazione: If III 51 non ragioniam di /or, ma guarda e passa (v. 6.3.2.), e 85, V 20 e 22, VIII 122, XXI 62, XXIII 128, Pg IX 46 e 72 (cfr. III 29 e 97, XIV 103, XV 28, Pd III 25, V 4, XXVII 20), XVI 43, XXVII 139, Pd V 64, 74, 75 e 82, XIII 130 e 139, XI 53.
6.3.2. In strutture logiche a contrasto: If III 51 (v. 6.3.1.), V 45, X 44, XIII 4 e 6, XIX 116, XXVII 75, Pg V 59, VI 78, VII 25 e 30 (cfr. If IV 26), XXIV 4, XV 32, XVI 74, XXVII 62, Pd VIII 70, IX 103 (cfr. X 61), X 42, XII 82, XIV 30, XXX 119. Nella maggior parte di questi passi, la seconda parte del verso, dopo la cesura, comincia con ‛ ma ' e ha struttura sintattica affine a quella della prima.
6.3.3. In serie di negazioni reduplicate (v. 6.1.6): If XIX 62, XXVIII 84, XXX 24, XXXII 63, Pg VII 25 (v. 6.3.2.), XVII 134, XXI 47, XXX 56, Pd XV 100-101 e nella successiva serie di versi (103, 105, 106, 107 e 109) ove la negazione iniziale ha un forte risalto di contrasto (per altre serie di versi inizianti con n., v. If XIII 4-7, Pd V 74-75 e XII 91-92; v. 6.4.). La seconda parte del verso comincia con ‛ né ' in I f XII 90, XIII 7, Pd XXIV 102, ritmicamente analogo a XIX 8; in alcuni di questi passi il distacco dal mondo reale del mondo immaginato da D. è proposto in forma assolutamente libera proprio dalla funzione esclusivo-separativa della negazione: il paragone, anche implicito, in forma negativa è un suggerimento nell'ambito dell'ineffabile.
6.3.4. In asserzioni che attraverso la negazione e, a volte, la litote, divengono ineccepibili: If VII 10 (per ‛ n. sanza ', v. 6.3.7.), 11 19: cfr. Pd VII 49, XVI 77; If VII 6, VIII 105, XV 56 (vi si osservi l'uso di ‛ n. potere ', come in Pd XIX 55); Pg XI 100, XXIV 62 e 88 (cfr. If X 79 [v. 6.4.], un contesto egualmente profetico); Pd III 48, IV 31, V 11, XIII 53, XVII 15, XIX 104, XXIII 67, XXIV 81, XXVII 115, XXIX 91, XXXIII 6.
Alla negazione si collega un paragone implicito in If XXVIII 83 (cfr. XXIX 76), XXIII 46, XXXI 18 e 106, Pg IX 136, XII 68 (si osservino le allitterazioni), XXXII 109 (cfr. Pd 193), Pd III 15, IV 50. In questi passi le negazioni sono destinate a suscitaré meraviglia (cfr. i frequenti ‛ Non ti maravigliar ' a inizio di verso: v. 6.3.1.) oltre che a far percepire il distacco dell'al di là dal mondo umano (v. 6.3.3.), secondo una tecnica sostanzialmente litotico-preterizionale, che, tramite la negazione anticipata, predispone il lettore al senso del diverso e dell'inatteso.
6.3.5. In interrogazioni, anche retoriche: If II 106-107 Non odi tu la pieta del suo pianto, / non vedi tu la morte che 'l combatte...? (cfr. XXI 131), Pg XXX 75.
6.3.6. Nella sequenza ‛ n. altrimenti ': If IX 67, XVII 49, Pg IX 34, XVII 3, XXVI 67, Pd XXVIII 89, XXX 10.
6.3.7. Nella sequenza (litotica come la precedente) ‛ n. sanza ': If VII 10, VIII 79, XXXII 6; in altra posizione del verso, in Pg VII 48, Pd VIII 30 (e anche XXXII 59 non è sine causa).
6.3.8. Nella sequenza ‛ n. però ': Pg VII 55, XIII 26, XXVIII 13.
6.3.9. N. vale ‛ no ' in Pd VIII 120 puot'elli esser...? / Non. In XIII 100 riprende la negazione del v. 97.
6.4. Nella seconda sillaba del verso n. ritorna 80 volte nell'Inferno, 54 nel Purgatorio e 55 nel Paradiso. Le combinazioni più frequenti sono ‛ che ', ‛ ché ', ‛ ch'io ', ‛ ch'i' ', ‛ ch'el ', ‛ cui ', + n. (rispettivamente 22 volte - per If XIII 105, v. 6.3.4. -, 25 - vi si accolga anche il provenzale no di Pg XXVI 141, ulteriore attestazione del sintagma ‛ non potere ' - e 15); ‛ e n. ' (11, 6, 8 - con valore enfatico in Pd VI 106); ‛ se ', ‛ s'io ' + n. (8, 7, 12; in Pd IV 129 vale " altrimenti "; per la funzione limitativa, con doppia negazione, cfr. Pd V 47, VII 83, X 148; in VIII 135 ritroviamo la temperie logica delle dimostrazioni per assurdo, osservata nel Convivio: v. 5.7.); ‛ ma n. ' (6 - cfr. If X 79, I 44, IV 71, e Pg VIII 50 [v. 3.5.]); If XIII 104 -, 2, 6 - cfr. Pd XXXIII 139); ‛ io ', ‛ i ', ‛ tu ', ‛ el ', ‛ voi ' + n. (14 - cfr. lf II 32 -, 4, 5); ‛ più n. ' (4, 2; 0 - cfr, If VI 90, Pg IV 96, If II 81, VIII 21, XXIV 85); ‛ già n. ' (1, 0, 1); ‛ mai n. ' (0, 1, 1 - nell'enfasi retorica di Pd I 84, Pg XXXI 49, ove D. sottolinea l'eccezionalità della sua esperienza; e v. Pd I 81); ‛ per ' + n. + infinito (2, 3, 5 - cfr. Pd XX 87 -); ‛ di ' + infinito (0, 3, 0 - cfr. Pg XXVI 15). Ricorrono una sola volta: ‛ in ' + n. + infinito (Pd XVII 84: cfr. 6.3.3.); ‛ du' n. ' (Pd XV 51); ‛ u' n. ' (If IX 33); ‛ o n. ' (Pg VI 33).
6.4.1. Soltanto in Pg Il 23 m'appario / un non sapeva che bianco, n., in un'espressione tipica d'ineffabilità, è nella seconda sillaba, nonostante ' sapere ' ricorra una ventina di volte in frase negativa iniziale di verso: If I 10, XIX 88, XXIV 67, XXX 59, XXXI 86, XXXII 77, XXXIII 10 (cfr. Pd V 127), Pg III 93, VI 46, IX 36, X 114, XI 60, XVIII 127, XXIV 14 e 76, XXX 75 (v. 6.3.5.), XXXII 92, Pd XXII 8.
6.5. Nella terza sillaba del verso, n. appare dopo ‛ e se ' 7 volte (If XI 75, XIII 146 - cfr. XIX 100, XXXIV 34 e Pg XXII 37 -, If XVI 16, XXXIII 42), di cui possono ritenersi varianti ‛ e s'io n. ' (If XV 58 e Pg XI 52), ‛ se tu n. ' (If XXXII 80 e 108, Pg X 88), ‛ se ciò non fosse ' (Pg XIII 127, Pd VIII 106) e ‛ s'ella n. ' (Pg XI 9); 4 volte dopo ‛ sì che ' (If VI 45, Pd XVI 119 e XIX 123), con le varianti ‛ sì ch'ei n. ' (If XXII 101) e ‛ sì ch'io n. ' (Pg XIX 57); ‛ ma + ei, tu, già + n. ', 3 volte; dopo pronome sia dimostrativo (‛ questi non ', If I 103, III 46, Pg I 58; ‛ questo n. ', Pd II 82; ‛ e ciò n. ', Pd IX 43 e XVII 135) che personale (‛ ella n. ', Pg VI 64, Pd XVII 66; ‛ e io n. ', Pd VIII 117); ‛ in te, da sé + n. ' (Pg XXI 12, Pd III 33). Per l'uso in frase negativa esclusiva, cfr. Pd XXVI 33 altro non è ch'un lume di suo raggio (cfr. Cv II VI 9: v. 5.6.).
Dopo infinito apocopato iniziale di verso, in Pg I 57, XVII 99 (cfr. Pd XXIX 14); If VIII 112, XII 24, Pd XX 71 e 93: l'impossibilità di essere ', ‛ vedere ', ‛ udire ' è data, anche in questi passi, come imprescindibile e razionalmente inconfutabile.
6.5.1. La negazione è rafforzata da ‛ punto ' soltanto in Pg VIII 111 (cfr. Vn XXII 14 7-8; v. 3.).