NOBILITAS
Personificazione usata nell'arte romana. N. significa nascita eletta, che originariamente consentiva in Roma l'accesso alle alte cariche statali. Anche dopo che si furono affermate le richieste della plebe, rimase riconosciuto questo principio, derivato da una legittima discendenza: il princeps doveva essere un uomo di sangue nobile, il popolo stesso lo voleva così. I primi imperatori diedero gran peso alla loro "legittimità" e al suo riconoscimento. Sulle monete degli anni 186-7, durante il regno di Commodo, compare una figura muliebre, che oltre allo scettro porta il palladio; sotto la figura e l'iscrizione nobilit(as) Aug(usti). Il significato della figura è forse spiegato dalla leggenda, che vuole che Commodo abbia, dopo l'incendio del sacrario di Vesta e durante la ricostruzione del tempio, tenuto il palladio sotto la sua personale protezione nella Domus Augusta, sul Palatino. Settimio Severo accetta l'immagine, ma tanto lui quanto tutta la dinastia severiana, fan cadere l'aggiunta Aug(usti). Alessandro Severo ed Eliogabalo rinunciano al palladio; la loro N. porta solo la lancia e la vittoria. Filippo I, in occasione delle feste per il millenario di Roma, volendo dare la prova della sua legittimità, fa rappresentare la N. con i soli simboli sovrani, scettro e sfera, ma con l'iscrizione nobilitas Augg., inserendo anche il proprio figlio nella serie degli avi. Finalmente N. si perde nell'aggettivo nobilis il quale, da Diocleziano in poi, arricchisce in forma superlativa i titoli imperiali.
Monete. - (Il primo numero si riferisce al Mattingly-Sydenham, il secondo tra parentesi, al Cohen): Commodo 139 (383); 155 (384); 509 (386). Settimio Severo: 320 (353); Caracalla: 162 (169); Geta: 13a (89); 120 (94); Giulia Domna: 526 (146); Eliogabalo: 124 (119); Alessandro Severo: 290 (181); Filippo I: 155b (100).
Bibl.: H. Cohen, Monn. Emp., passim; H. Mattingly-E. A. Sydenham, The Roman Imperial Coinage, Londra 1923-51.