Burch, Noël
Critico e teorico del cinema statunitense, naturalizzato francese, nato a San Francisco il 31 gennaio 1932. Già aiuto regista e autore di cortometraggi, B. ha intrapreso con successo la strada della riflessione teorica con Praxis du cinéma (1969; trad. it. 1980), testo diventato ben presto un classico. Sempre legata alla prassi cinematografica e all'insegnamento, la sua elaborazione teorica ha costituito un ponte fondamentale tra la scuola francese e i nuovi orientamenti degli studi sul cinema anglosassoni.Giunto in Francia nel 1951, B. frequentò l'Institut des hautes études cinématographiques (IDHEC) di Parigi e iniziò quindi a operare come regista. Nel decennio successivo alternò l'attività di redattore dei "Cahiers du cinéma" a quella di documentarista (fu collaboratore della televisione francese per la serie Cinéastes de notre temps, dal 1966 al 1971), e di insegnante presso istituti culturali. Nel 1967, fondò insieme a André Fieschi e Daniel Manciet l'Institut de formation cinématographique. Successivamente ha ottenuto l'incarico di professore di storia del cinema all'università di Lille III.
Il suo lavoro teorico è iniziato con Praxis du cinéma, saggio pubblicato originariamente sui "Cahiers du cinéma". In questo testo, B. definisce il materiale filmico a partire dalla nozione di découpage, assunta per indicare l'articolazione dello spazio-tempo quale si realizza nelle riprese e nel montaggio; sulla base di questa lettura emerge l'interesse di B. per quella "concezione dialettica della forma cinematografica" che riesce a elaborare strutture complesse, sfruttando in modo consapevole le tensioni tra gli elementi base, e a superare i confini del cinema narrativo classico. Tale interesse caratterizza anche gli scritti successivi (a partire da Propositions, pubblicato in "Afterimage", 1974, 5, e firmato con Jorge Dana), in cui però l'approccio analitico risulta parzialmente modificato: l'indagine infatti si volge qui a considerare gli aspetti storico-ideologici della produzione cinematografica. Al passaggio dal "modo di rappresentazione primitivo", proprio del cinema delle origini, al formarsi di quel complesso di norme e orientamenti stilistici che accompagnano la nascita del canone hollywoodiano (sviluppo di una narrazione lineare, formazione dello spazio scenico tridimensionale, assorbimento dello spettatore nello svolgimento narrativo) è dedicato invece Life to those shadows (1990; trad. it. 1994; l'edizione francese è uscita nel 1991 con il titolo La lucarne de l'infini). In Les communistes de Hollywood: autre chose que des martyrs (1994), scritto in collaborazione con Thom Andersen e rielaborato in forma di documentario (Red Hollywood, 1995), B. analizza un'altra anomalia del paradigma classico ripercorrendo puntualmente, attraverso l'esame di una cinquantina di film, il modo in cui i cineasti comunisti operarono all'interno del cinema hollywoodiano, fino all'epoca del maccartismo. In collaborazione con Geneviève Sellier, B. ha quindi pubblicato nel 1996 La drôle de guerre de sexes du cinéma français 1930-1956, uno studio sui rapporti di coppia raffigurati nel cinema francese prima, durante e dopo il conflitto bellico, dalle relazioni paterno-filiali tipiche degli anni Trenta, a quelle in cui la donna assume un ruolo attivo e poi dominante, fino al nuovo divismo spregiudicato e insolente, rappresentato da Brigitte Bardot.
F. Casetti, Teorie del cinema, 1945-1990, Milano 1993, pp. 221-23, 328-29.