NOLI
(Neapolis, Naboli nei docc. medievali)
Cittadina della Liguria, situata sulla riviera di Ponente (prov. Savona), N. conserva in gran parte intatto uno dei centri storici medievali più importanti della regione.L'origine antica dell'insediamento, risalente forse alla media età imperiale, è testimoniata dai materiali emersi nel corso degli scavi condotti intorno alla chiesa di S. Paragorio, al margine dell'attuale abitato e a ridosso dell'ansa del porto naturale. È comunque accertata la presenza di un insediamento in età bizantina, già identificato con la ΝεάπολιϚ menzionata agli inizi del sec. 7° da Giorgio Ciprio (Descriptio orbis Romani; a cura di H. Gelzer, Leipzig 1890, p. 15); Lamboglia (1973) riteneva il centro pertinente al sistema difensivo bizantino contro i Longobardi, al pari del vicino castrum di Varigotti.Di questo primo nucleo, sorto attorno a un battistero paleocristiano ad aula absidata, con vasca ottagonale (sec. 5°-6°), e a una prima chiesa, sottostante l'od. S. Paragorio, le ricerche archeologiche hanno consentito di identificare numerose strutture murarie. Si tratta di abitazioni con basamento in pietra a secco e pareti lignee, analoghe a quelle di recente documentate dagli scavi sia in Liguria sia, in genere, nell'Italia settentrionale per il periodo altomedievale.L'insediamento denota un uso prolungato nel tempo, con numerosi rifacimenti pavimentali e ristrutturazioni, e reca le tracce di un violento incendio, inquadrabile cronologicamente tra i secc. 7° e 8° - sulla base dei risultati di recenti analisi di campioni organici, mediante il metodo del carbonio 14 - e quindi plausibilmente rapportabile alla fase della conquista longobarda della Liguria intorno alla metà del 7° secolo. Le abitazioni risultano definitivamente abbandonate a cavallo del Mille, poco prima che la chiesa, già divenuta pieve, fosse ricostruita in forme protoromaniche.Ai più antichi edifici di culto, ormai dismessi, si sovrappose in quest'epoca un'estesa necropoli medievale, che rimase in uso sino al 16° secolo. La nuova chiesa, dedicata a s. Paragorio - che avrebbe subìto il martirio in Corsica -, è uno dei più antichi e notevoli monumenti romanici della Liguria. I resti del primitivo luogo di culto vennero identificati nel corso di grandi lavori di restauro condotti alla fine del secolo scorso nella zona dell'attuale cripta, dove vennero in luce, a m 3 di profondità, alcuni sarcofagi monumentali, verosimilmente collegati a un'antica memoria venerata. La cripta, composta da due vani in origine distinti, denuncia chiaramente la sua preesistenza, che condizionò fortemente la planimetria del soprastante edificio romanico.La chiesa di S. Paragorio, afferente al Romanico lombardo, con riscontri nella coeva architettura provenzale e catalana, è orientata a E e presenta un impianto a tre navate, concluse da absidi semicircolari, divise da spessi pilastri poliformi. Il tetto a capriate della navata centrale risale al sec. 19°; le navate laterali sono invece coperte a crociera. Il presbiterio è sopraelevato per la presenza della cripta, che nella sua veste attuale, coeva alla chiesa, è articolata da colonnine di reimpiego; l'abside è movimentata da alte nicchie e presenta una decorazione ad affresco (Crocifisso, nel pannello centrale; Ss. Pietro e Andrea, nei pannelli laterali) pesantemente restaurata e databile al Quattrocento. Resti di affreschi della stessa epoca si intravedono anche nella navata centrale e nelle tombe tardogotiche ad arcosolio addossate al fianco settentrionale della chiesa (notevole è la figura di S. Bartolomeo).Le pareti esterne, scandite da lesene e archetti binati, sono costruite in blocchetti di pietra locale, irregolarmente sbozzati e con stilatura dei giunti.La fondazione romanica è riconducibile alla prima metà del sec. 11°, come dimostra anche l'esame dei dieci pregevoli bacini ceramici islamici (in origine dodici), murati nell'abside della chiesa. Con il distacco delle ceramiche invetriate, di produzione in parte nordafricana e in parte siciliana, eseguito per motivi di conservazione, si è infatti appurato che l'inserimento dei bacini, tra i più antichi pervenuti di questo tipo, è contestuale all'edificazione del monumento, la cui cronologia era in precedenza genericamente assegnata tra l'11° e il 12° secolo. La chiesa presenta comunque varie fasi edilizie, tra cui si segnala la ristrutturazione della facciata mediante l'apertura di tre grandi arconi che recenti restauri - grazie ai quali sono state scoperte tracce di affreschi - consentono di assegnare al sec. 14°-15°; del prospetto originario resta ancora visibile una monofora.La primitiva facciata ovest, sino a pochi anni or sono occultata dal terrapieno della vecchia linea ferroviaria e rimessa in luce di recente, non dovette fungere a lungo da ingresso principale; l'accesso alla chiesa avvenne in seguito dal fianco laterale sinistro, dove il portale gotico è sormontato da un protiro in pietra e laterizi.La chiesa di S. Paragorio, divenuta cattedrale nel 1245, con l'erezione della diocesi autonoma di N., conserva il più numeroso nucleo di manufatti storico-artistici nolesi per il periodo medievale. Per quanto attiene alla scultura, vanno ricordate due lapidi di età bizantina (sec. 6°-7°), provenienti dalla necropoli adiacente al più antico battistero, oltre a numerosi reperti lapidei (pilastrini, plutei) relativi alla fabbrica religiosa altomedievale, in parte reimpiegati nell'ambone ottocentesco dinanzi al presbiterio.Particolare oggetto di venerazione è la statua lignea del Volto Santo, secondo la tradizione giunta a N. via mare, a lungo datata al 12° secolo. Un restauro condotto nel 1977 ha tuttavia rivelato che la statua originale è stata profondamente rimaneggiata, con il rifacimento del volto e delle mani, cosicché l'opera (in legno e cartapesta dipinta) riveste ora soprattutto un valore devozionale.Recenti restauri hanno dimostrato che l'antica cattedra vescovile, tradizionalmente riferita al vescovo Guglielmo (1239-1245), risale al sec. 15° e, secondo quanto attesta la presenza dello stemma, al vescovo Paolo Giustiniani (1459-1485), che avrebbe commissionato un rifacimento della cattedra su modelli duecenteschi.Al periodo protoromanico, senza escludere eventuali preesistenze, sono assegnabili le chiese di S. Michele e di S. Margherita, unite a S. Paragorio da importanti percorsi naturali, che collegavano N. e i vicini centri costieri (Spotorno, Varigotti, Finale Ligure) attraverso l'entroterra, in alternativa al tragitto via mare. La particolare morfologia del territorio, chiuso tra le rocce del promontorio del capo di N. a Ponente e il monte Orsino a Levante, ne ha infatti condizionato l'accesso, pur favorendone la sicurezza e la difesa. La via Iulia Augusta aveva estromesso N. dal sistema viario di età imperiale, ma una rete di percorsi minori, in particolare la strada per Voze e la via di S. Michele, collegava il centro costiero con l'altopiano di Isasco, intersecandosi con la strada romana che dall'altopiano delle Manie proseguiva verso la Val Ponci e scendeva in corrispondenza dell'od. Finale Marina.La chiesa di S. Michele, al culmine della collina che sovrasta S. Paragorio, è stata spesso riferita in passato - per ubicazione e titolo - a un eventuale insediamento difensivo di età bizantino-longobarda, ancora da verificare. La chiesa di S. Margherita sul capo di N., attualmente in rovina, è pervenuta in gran parte nella facies del sec. 14°, ma la tecnica muraria visibile nell'abside la assegna a non oltre gli inizi del Mille. A età romanica risale anche l'attigua chiesa di S. Giulia, già citata in documenti del 12° secolo.Dopo l'abbandono dell'abitato altomedievale di N., la popolazione dovette stanziarsi sulle pendici del monte Orsino, nei pressi del castello feudale dei Del Carretto; ne restano a testimonianza avanzi di costruzioni, a partire dal castello, il monumento difensivo meglio conservato del Ponente ligure, segnato da numerose fasi edilizie, con particolare riferimento alle strutture del sec. 13°, quando N., già affrancatasi dal giogo marchionale e divenuta libero comune, si costituì in Repubblica marinara. A tale epoca risalgono l'imponente mastio poligonale e la torre circolare di avvistamento, nonché la cinta fortificata, che da un lato scende dal castello al mare e dall'altro difende la città verso monte mediante una serie di torrioni circolari.Dalle fonti documentarie è noto che sino al 1170 il borgo di N. era ancora indifeso, mentre a partire dal 1181 il marchese di Savona, Enrico, annullando i precedenti divieti, acconsentì alla costruzione di mura, torri e case fortificate.Oltre alla cortina merlata di monte Orsino, si sono conservati ampi tratti della cerchia muraria che racchiudeva il borgo medievale, in cui sono riconoscibili varie fasi edilizie databili tra la fine del 12° e il 14° secolo. A difesa delle mura vennero erette numerosissime torri (settantadue, secondo la tradizione), che costituiscono ancora oggi una delle principali caratteristiche dell'urbanistica medievale cittadina. Molte di esse furono in seguito mozzate, utilizzate come cava di mattoni e inglobate nelle costruzioni adiacenti; ne sono ancora riconoscibili ca. venti, tra le quali si segnalano, per antichità, le torri Peluffo e Garzoglio (sec. 13°).Al sec. 14° sono attribuibili l'integra e alta torre del Canto, di forma trapezoidale, già presso la porta omonima (distrutta nell'Ottocento per la costruzione della ferrovia), e la torre del Comune, che rappresenta, con il palazzo civico, il più importante monumento pubblico del centro storico medievale. Come molte delle torri nolesi, l'edificio ha il basamento in conci di porfiroide verde, mentre per il resto è costruito in laterizi. Ultima fra le torri meglio conservate è quella, variamente restaurata, detta di Papone, a N-E della città, nei pressi della cortina muraria del castello Orsino, alla quale fu collegata da un posteriore camminamento su arco.Altre torri vennero erette nel borgo, forse su committenza privata (Guiddo, 1994). La fiorente edilizia cittadina documenta in ogni caso il notevole sviluppo economico raggiunto da N. a partire dalla prima crociata sino ai traffici e commerci del 13°-14° secolo. Ne sono testimonianza case-torri e palazzi, tra cui vanno citate la casa Vivaldo (sec. 13°) e le posteriori casa Repetto, con loggia a tre arcate al piano terreno, e casa Pagliano, con due ordini di bifore al piano superiore (sec. 14°), ambedue restaurate alla fine dell'Ottocento.Una caratteristica della città medievale era il porticato che correva all'interno delle mura; ne è conservato un breve tratto, di fronte al mare, che si collega alla bella loggia della Repubblica nel palazzo Comunale.All'estremità occidentale dell'abitato, la monumentale porta di S. Giovanni era posta a controllo della strada che da Voze (entroterra) raggiungeva il mare.Tra gli edifici religiosi conservati entro la cinta muraria, la chiesa di S. Pietro, situata sulla piazza centrale della città, è di impianto a tre navate; datata al sec. 12° da Lamboglia (1970) - ma in genere ascritta, come fondazione, al secolo successivo -, presenta all'interno vari rimaneggiamenti, sino all'attuale aspetto di età barocca. Ben conservato, specie nella zona absidale, è invece il paramento tardoromanico esterno.
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