nomare
. " Dare, porre nome ": Gaeta, / prima che sì Enëa la nomasse (If XXVI 93); quinci si mosse spirito a nomarlo / del possessivo di cui era tutto (Pd XII 68); Dïonisio con tanto disio / a contemplar questi ordini si mise, / che li nomò e distinse com'io (XXVIII 132). Al passivo, di conseguenza, " ricever nome ": fu nomato Sassol Mascheroni (If XXXII 65); Quinzio, che dal cirro / negletto fu nomato (Pd VI 47); e v. anche Cv IV XVII 4 e If XXIII 105.
" Chiamar per nome " o anche " pronunciare il nome " di qualcuno, " indicare " qualcuno rivelandone il nome: Poscia ch'io ebbi 'l mio dottore udito / nomar le donne antiche e ' cavalieri (If V 71); l'un nomar un altro convenette (XXV 42); converrà che tu ti nomi (XXXII 98, con costruzione riflessiva); Stazio la gente ancor di là mi noma (Pg XXI 91); analogamente in Cv III XIV 8 (lo nomato Platone, di cui cioè si è prima fatto il nome, come in IV XXVI 11), If XXX 101, Pg XI 55 (ancora con costruzione riflessiva: cotesti, ch'ancor vive e non si noma), XXIV 25 e 26, XXVI 97 (nomar sé stesso), Pd VII 133, XVIII 35 e 38, Fiore LXXVIII 13, XCV 9, Detto 333.
Preceduto da ‛ si ' passivante vale " aver nome ", " chiamarsi ": Guido da Castel, che mei si noma, / francescamente, il semplice Lombardo (Pg XVI 125); s'entrava per porta / che si nomava da quei de la Pera (Pd XVI 126); per estensione " esser noto, famoso ": quell'ombra gentil per cui si noma / Pietola più che villa mantoana (Pg XVIII 82); in tal circolo semantico il participio passato equivale a " noto ": se ciò fosse, quali cose più fossero nomate e conosciute in loro genere... (Cv IV XVI 6: evidente la dittologia sinonimica); un su' figliuol nomato (Detto 334; qui con valore aggettivale).
Particolare il senso di Fiore CLXXVII 6 a dì nomato, cioè " a scadenza fissa " (cfr. Roman de la Rose 13749 " a jour nomé "). V. NOMINARE.