nomi propri [prontuario]
I nomi propri, studiati da una specifica branca della linguistica che prende il nome di ➔ onomastica, identificano referenti singoli per differenziarli da quelli della categoria di cui fanno parte: Mario Rossi rispetto alla categoria persona, Lassie rispetto alla categoria cane o animale, Tevere rispetto alla categoria fiume, ecc. Sono nomi propri i nomi di persona, gli pseudonimi, i ➔ soprannomi, i nomi di animali, i ➔ toponimi (nomi di luoghi geografici), gli odonimi (nomi di luoghi urbani: piazze, vie, ecc.), i ➔ nomi commerciali (o marchionimi, marchi e nomi di prodotti: Barilla, Benetton, Nutella, Bic), i nomi di associazioni, ecc. Tutti i nomi propri si scrivono con l’iniziale maiuscola (► maiuscole).
I nomi di persona italiani sono composti da un nome (o prenome o nome di battesimo; ➔ antroponimi) e un cognome (il nome di famiglia; ➔ cognomi). Spesso alle persone vengono imposti dai genitori più nomi (per es., Oscar Luigi Scalfaro, ex presidente della Repubblica e senatore a vita), di cui quello effettivamente usato, in genere, è il primo. Anche alcuni cognomi possono talvolta essere composti da più elementi.
Le donne sposate, all’anagrafe, mantengono il loro cognome da nubili: l’uso del cognome del marito è informale. Se, sempre informalmente, si desidera adoperare entrambi i cognomi, il cognome da sposata seguirà quello da nubile, preceduto facoltativamente da in: Francesca Bianchi Rossi o Francesca Bianchi in Rossi. La Costituzione italiana non riconosce i titoli nobiliari, che talvolta continuano ad essere indicati informalmente dopo il cognome solo per motivi di prestigio.
Spesso i nomi hanno un maschile e un femminile formati in base alle comuni norme morfologiche dell’italiano: Paolo / Paola, Francesco / Francesca, ecc.; talvolta, però, i femminili si formano anche, o esclusivamente, per alterazione del maschile dando luogo a un diminutivo: Antonio / Antonia / Antonietta / Antonella, Pasquale / Pasqualina, Mario / Mariolina, o a un ipocoristico: Carlo / Carla / Carlotta.
Eccezionalmente si ha la forma plurale dei nomi quando si vuol fare riferimento a più persone con lo stesso nome (cfr. Le tre Marie, marchio di un noto panettone) o a una categoria di persone citandone una particolarmente rappresentativa e nota ai più, preceduta da articolo (i Roberti Baggio, cioè gli attaccanti fantasisti del calibro del calciatore Roberto Baggio) oppure quando il nome indica per metonimia l’opera di un artista (i due Raffaelli, cioè i due quadri del pittore Raffaello). Questi usi sono comunque rari e di dubbia correttezza.
I cognomi possono essere usati al plurale, di forma invariata rispetto al singolare, per indicare i membri di una famiglia: i Martini, le Carlucci, i Windsor (eccezionalmente, solo il cognome Borbone, della nota dinastia di regnanti, ha una forma plurale distinta: Borboni).
Di norma i nomi di persona non richiedono l’➔articolo (Giulia partirà domani; telefona a Giulia). Nel linguaggio quotidiano e informale, specie dei parlanti settentrionali, toscani e salentini, però, l’uso dell’articolo è frequente, soprattutto davanti ai nomi femminili (la Giulia partirà domani, telefona alla Giulia). L’articolo è invece necessario quando il nome è preceduto da un attributo: Il bell’Antonio (titolo di un romanzo di Vitaliano Brancati).
Riguardo ai cognomi, l’articolo si usa in genere, ma non obbligatoriamente, per indicare una donna: la Loren, la Montessori. Tale uso, messo in discussione nell’ambito del dibattito su ➔ genere e lingua (➔ femminile), che suggerisce di abolire l’articolo dinanzi ai cogmomi femminili in quanto discriminatorio, non è però seriamente scalfito. Per gli uomini, l’articolo davanti al cognome si può usare per indicare personaggi illustri del passato (con particolare riferimento ad autori letterari: il Petrarca, il Tasso, il Leopardi, ecc.) o, ma ormai desueto, per indicare persone viventi nei cui confronti si vuole mostrare particolare deferenza.
Nel linguaggio burocratico (verbali di polizia, atti processuali, e simili; ➔ burocratese) l’articolo è usato normalmente non solo dinanzi al cognome delle persone menzionate (il Ghiani, la Martirano), ma anche dinanzi alla coppia cognome + nome (il Ghiani Raul) (► articolo).
I nomi e i cognomi di personaggi non italiani non sono più italianizzati come avveniva in passato (Tommaso Moro per l’inglese Thomas More, Niccolò Copernico per il polacco Mikołaj Kopernik): gli antroponimi rimangono nella veste grafica originale, mentre nella pronuncia si tende semplicemente ad assimilare eventuali suoni estranei al repertorio fonetico italiano. I cognomi di personaggi stranieri possono costituire delle basi di derivazione: Freud [ˈfrɔid] → freudiano [froiˈdjano].
Il genere dei toponimi dipende per lo più dall’iperonimo sottinteso, sicché tendono ad essere maschili i nomi di monti (l’Amiata, il Velino, il K2, ma anche la Marmolada), di vulcani (l’Etna, il Vesuvio), di fiumi (il Po, l’Arno, il Dnepr, ma anche la Dora Baltea).
Tendono invece ad essere femminili i nomi delle città: Milano, Firenze, Palermo, Madrid (con il Torino, il Napoli, il Liverpool, ecc. si intendono le squadre di calcio, o di altro sport, delle rispettive città) e la maggior parte dei nomi di regione: la Sardegna, la Basilicata, ecc. (sono maschili il Piemonte, il Trentino Alto Adige, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, il Lazio, l’Abruzzo, il Molise; la Lazio è invece la squadra di calcio). Sono femminili anche i nomi di molti stati, soprattutto europei, ad es. la Spagna, la Germania, la Romania, la Cina (ma sono ben rappresentati anche i nomi maschili, ad es. il Cile, il Sudan, ecc., e i nomi in -stan: il Pakistan, l’Afghanistan).
Non vi sono norme di ordine generale per quanto riguarda l’uso degli articoli con i toponimi (➔ articolo), ma indicativamente si può dire che non vogliono l’articolo i nomi delle città, dei paesi e delle piccole isole: Ischia è un’isola nei pressi di Napoli, Fara San Martino è stata fondata dai Longobardi.
L’articolo fa però parte del nome di alcune città: L’Aquila, La Spezia, così come è mantenuto l’articolo del nome di alcune città straniere: La Coruña, Le Havre, Los Angeles. L’articolo del nome di città italiane può formare preposizioni articolate: sono di L’Aquila e (variante più comune) sono dell’Aquila. I nomi di fiumi, laghi, fiumi e monti vogliono l’articolo, come anche i nomi delle isole più grandi: l’Elba, la Maddalena, e delle isole che costituiscono un arcipelago: le Eolie, le Shetland. Prendono l’articolo anche i nomi di città o paesi quando se ne vuole indicare una parte, un’epoca storica o quando i nomi sono accompagnati da attributi: la Matera dei Sassi, la Roma imperiale, la splendida Parigi.
Anche i nomi di stato vogliono l’articolo, ma lo perdono dopo la preposizione in: amo la Norvegia ma vado in Norvegia (con la preposizione di si può avere, ad es., sia il re di Svezia sia il re della Svezia). Nondimeno, nelle elencazioni l’articolo può cadere: conosco Francia, Spagna e Germania. Con i nomi delle regioni si ha alternanza: vivo in Piemonte, ma anche vivo nel Piemonte (avremo sempre, però: negli Stati Uniti, nelle Marche perché plurali).