Non canoscendo, amico, vostro nomo
. Sonetto di replica di D. a Lo vostro fermo dir di Dante da Maiano, di cui riprende solo due rime (-arla, -ato) e il tipo di schema (Abab Abab; Cde Cde), ove Si escluda, però, la coincidenza della prima rima delle terzine con la prima delle quartine che era nella proposta. Anche qui il Santangelo inverte l'attribuzione della Giuntina e del Barbi.
Contenutisticamente, la ‛ questione ' non fa un passo. Assecondando la divisione del sonetto di proposta (la fronte dedicata ai complimenti di uso, la sirma al dialogo vero e proprio), D. esalta ancora la scienza dell'interlocutore e ribadisce il concetto, espresso in Qual che voi siate, che amare senza essere riamati è la massima pena amorosa, e afferma di esserne ben certo perché ha amato per amore, cioè appassionatamente. Stilisticamente, invece, il sonetto è la più impegnata e matura prova guittoniana di D., soprattutto per il complicato giuoco delle rime, a scapito della struttura e della chiarezza sintattiche; donde la frequente, e compiaciuta, ambiguità di alcuni punti del testo. Le frequenti figure lessicali e di suono, replicative o paronomastiche (conoscere, nelle quartine; amico, amato, amore, e dol e dolore nelle terzine) vengono concentrate soprattutto nelle rime, ricche e in prevalenza equivoche o composte (nella fronte: nomo, nomo, un omo, nomo; parla, par l'à, par là, parla, ripresa, quest'ultima, dalla parola-rima " parla " del Maianese; nelle terzine: ch'amato, camato; chi ama, chiama; porta, porta), seguendo l'indicazione di un gusto che, rigorosamente condannato in VE II XIII 12 (inutilis aequivocatio quae semper sententiae quicquam derogare videtur), sarà tuttavia ancora presente, oltre che nelle ‛ petrose ', anche nella Commedia. Il merito di D. a questo punto sta nell'avere concluso, con questo sonetto, non soltanto una tenzone, ma anche un tipo di esercizio poetico, dopo aver pagato interamente il proprio debito al guittonianesimo imperante. Da questo momento in avanti, la sententia diviene per lui un interesse veramente centrale, non più un pretesto d'invenzione retorica, e la pur sempre studiata ricerca stilistica è intesa a ritrovare un accordo più intimo e sostanzioso con essa.
V. anche PER PRUOVA DI SAPER COM VALE O QUANTO.
Bibl. - Contini, Rime 11-12; Barbi-Maggini, Rime 166-168; Dante's Lyric Poetry, a c. di K. Foster e P. Boyde, Oxford 1967, II 14-16.