non-euro
(non euro), agg. inv. Che non fa parte dell’eurozona, che non ha adottato la moneta unica europea; non espresso nella valuta dell’euro.
• Se la Grecia non appartenesse all’area dell’euro, i suoi problemi sarebbero di modesto interesse per la moneta unica e potrebbero essere affrontati nei modi da poco sperimentati per Ungheria e Romania (membri non-euro dell’Unione): finanziamento condizionato e sorveglianza del Fondo Monetario Internazionale, con il sostegno di Bruxelles; cambi fluttuanti che consentano un opportuno deprezzamento. (Luigi Spaventa, Repubblica, 20 febbraio 2010, p. 1, Prima pagina) • Nel cuore di una tempesta economica, ha senso parlare di istituzioni dell’Eurozona? Sì, ha senso: perché è una strada da tempo proposta dagli «altri» e, invece, trascurata da chi, come noi, ne avrebbe dovuto fare la via maestra. Per rendere più stretta, ancora più interdipendente, l’Eurozona, cioè quella «unione nell’Unione» (come è già indicata nei Trattati: art. 3). Farla più stretta: senza però modificare i Trattati (lo chiedono Germania, Francia e un po’ tutti). Farla più stretta: senza però creare barriere al mercato unico (lo chiedono il Regno Unito e gli altri Stati non-euro). (Andrea Manzella, Repubblica, 20 febbraio 2016, p. 28, Commenti) • All’indomani del rialzo del tasso ufficiale della banca centrale statunitense [...] e del risultato delle elezioni olandesi che hanno segnato una buona tenuta dei partiti europeisti, aprirsi all’acquisto di strumenti non euro è una strada da percorrere in nome della buona diversificazione. (Angelo Drusiani, Corriere della sera, 20 marzo 2017, L’Economia, p. 50).
- Derivato dal s. m. inv. euro con l’aggiunta del prefisso non-.
- Già attestato nella Repubblica dell’8 luglio 1998, p. 23, Economia (Gianfranco Modolo).