non-lettura
(non lettura), s. f. Il non aver consuetudine a leggere libri; il non leggere da un testo scritto.
• In un articolo di Paola Springhetti uscito sabato scorso qui su «Agorà», ho letto i dati di una recente ricerca sui libri e la lettura. Il 62% degli italiani non legge mai un libro, o meno di uno l’anno. […] Nell’arco della giornata c’è sempre qualcosa di meglio, di più facile o di più urgente da fare. Come si vede, il problema della non-lettura non è più l’acquisto dei libri: è che il tipo di vita che facciamo (soprattutto in città) tende a escludere la lettura dei libri. (Alfonso Berardinelli, Avvenire, 13 ottobre 2007, p. 26, Agorà) • «La nostra classe dirigente», s’intitolava così un romanzo di Oreste del Buono ambientato intorno al 25 luglio del 1943, quando l’Italia del regime crollò in un colpo solo. Chissà quanto avrà riso, lassù, OdB [Oreste del Buono] guardando i dati di una ricerca sulla «non lettura», commissionati dall’Associazione italiana editori (Aie) e comunicata ieri a Francoforte, numeri che fotografano impietosamente la nostra attuale classe dirigente. (Ranieri Polese, Corriere della sera, 15 ottobre 2015, p. 41, Cultura) • Certo, il suo messaggio sarebbe stato più immediato e dunque più efficace se [Sergio] Mattarella avesse rinunciato al testo scritto ‒ come fecero [Sandro] Pertini e [Oscar Luigi] Scalfaro, che avevano alle spalle una lunga storia di discorsi nelle piazze ‒ ma evidentemente hanno prevalso la razionalità del giurista e la prudenza dell’uomo di Stato (peraltro al suo esordio come oratore a reti unificate) e quella finzione della non-lettura era l’unico ticket che lui era disposto a pagare alle leggi della comunicazione al tempo del web. (Sebastiano Messina, Repubblica, 2 gennaio 2016, p. 4).
- Derivato dal s. f. lettura con l’aggiunta del prefisso non-.
- Già attestato nella Stampa del 17 febbraio 1979, Tuttolibri, p. 9 (Claudio Marabini).