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ATOMICA, Non proliferazione

di Francesco Cataluccio - Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1978)
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ATOMICA, Non proliferazione

Francesco Cataluccio

La questione del divieto della proliferazione a. cominciò a uscire dalle affermazioni di principio formulate dalle potenze già in possesso di armi atomiche - Stati Umti, URSS, Gran Bretagna - e a diventare un aspetto fondamentale dei negoziati in corso sul disarmo, quando il presidente Kennedy nel 1962 si fece promotore d'una integrazione delle forze militari nucleari degli stati membri dell'alleanza atlantica in un'unica forza nucleare NATO - la cosiddetta "forza multilaterale" (MLF) - trasformando la NATO in potenza nucleare. Il governo sovietico, che nella proposta di deterrent multilaterale atlantico individuò in primo luogo un tentativo di aprire la strada alla Repubblica Feder. di Germania verso l'armamento nucleare, protestò con una nota dell'8 aprile 1963 in cui ricordava l'impegno a impedire la diffusione delle armi nucleari che Kennedy e il delegato sovietico avevano assunto il 25 settembre 1962 davanti alla XVI Assemblea generale dell'ONU. L'obiettivo di bloccare il numero dei membri del club atomico era del resto già implicito nell'avvio, il 31 ottobre 1958, a Ginevra d'una conferenza sulla proibizione degli esperimenti nucleari. Sui lenti progressi di questa conferenza influì indubbiamente la polemica sovieticostatunitense sulla forza multilaterale atlantica, così come vi influì il rifiuto d'un accordo del genere da parte sia della Francia, che stava progettando una sua force de frappe atomica, sia della Repubblica popolare cinese, che stava mettendo a punto il primo esperimento di bomba atomica; ma la conferenza sfociò infine, il 5 agosto 1963, in un trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari che, firmato dai tre governi di Washington, Mosca e Londra, ebbe l'adesione d'un centinaio e più di stati ed entrò in vigore il 10 ottobre successivo.

I governi statunitense e sovietico considerarono il trattato sul divieto degli esperimenti nucleari come un primo passo verso l'accordo, più impegnativo, del divieto della diffusione delle armi atomiche. Per facilitarlo, all'inizio del 1965 Washington lasciò cadere definitivamente il progetto di forza multilaterale, su suggerimento del governo di Londra e anche perché non tutti i membri dell'alleanza atlantica lo giudicavano con favore. L'ostilità dei governi francese e cinese e le perplessità di molti altri governi accompagnarono il faticoso iter di discussioni in seno ai vari organismi dell'ONU competenti sul disarmo, e s'intensificarono allorché nell'agosto 1967 Stati Uniti e URSS presentarono a Ginevra un progetto comune di trattato di non proliferazione: si parlò di "collusione atomica" sovietico-statunitense sulla testa dei loro alleati; si espressero timori che i paesi non nucleari venissero ostacolati in futuro nell'accessione all'energia atomica; i paesi non allineati insistettero per un legame fra non proliferazione e impegno delle potenze nucleari a ridurre il loro arsenale atomico.

La firma del trattato giunse il 1° luglio 1968, dopo un nuovo vivace confronto della tesi sovietico-statunitense con obiezioni e riserve di numerosi delegati alla seconda sessione della XXII Assemblea dell'ONU a fine aprile di quell'anno e dopo che una risoluzione dell'Assemblea (12 giugno) e del Consiglio di sicurezza (19 giugno) ne avevano raccomandato la conclusione. Nella sostanza, esso impegnava le potenze nucleari a non trasmettere armi atomiche a paesi che ne erano privi e a non aiutarle a fabbricarle, e impegnava da parte loro gli altri stati a non ricevere e a non fabbricare armi atomiche. Con la ratifica, com'era previsto dall'art. 9, dei tre stati possessori e di 40 altri stati firmatari, il trattato entrò in vigore il 5 marzo 1970. Una quarantina di stati, fra cui Cina popolare, Francia, India, Brasile, Spagna, Israele, Sudafrica, Algeria, Cuba e Portogallo, considerandolo un "accordo discriminatorio" non lo firmarono. L'Italia lo firmò il 28 gennaio 1969 e lo ratificò nell'aprile del 1975.

Bibl.: H. Thierry, Les armes atomiques et la politique internationale, Parigi 1970; G. Fischer, The non-proliferation of nucelar weapons, New York 1972; B. Kohler, Der Vertrab über die Nichtverbreitung von Kernwaffen und das Problem des Sicherheitsgarantien, Francoforte sul Meno 1972.

Vedi anche
NATO Sigla dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (in inglese, North Atlantic Treaty Organization). Governo Diritto Il Governo è un organo complesso posto al vertice dell’intero apparato amministrativo dello Stato ed è composto, secondo l’art. 92 Cost., dal Presidente del Consiglio dei ministri e dai Ministri (Ministri. Diritto costituzionale), che, a loro volta, costituiscono insieme il Consiglio dei ministri. ... Forze armate Il complesso delle persone, dei mezzi e delle strutture organizzative di cui ogni Stato dispone per il perseguimento dei compiti militari. In Italia le Forze armate dipendono dal ministero della Difesa e sono costituite da: Esercito, Marina militare, Aeronautica militare e Arma dei carabinieri, corpo ... protesto Diritto Atto autentico, redatto da notaio o da ufficiale giudiziario, con il quale si accerta il mancato pagamento di una cambiale o di un assegno bancario o la mancata accettazione della cambiale tratta. I p. vengono pubblicati in bollettini ufficiali; al fine di diminuire il discredito nei rapporti ...
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Vocabolario
nón proliferazióne
non proliferazione nón proliferazióne locuz. usata come s. f. [sul modello dell’ingl. non-proliferation]. – L’effetto della tendenza a contenere la diffusione di armi, spec. nucleari: Trattato sulla non p. nucleare, firmato da Gran Bretagna,...
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