NON TESSUTO
. Denominazione, di uso relativamente recente, data a strutture tessili piane prodotte con mezzi diversi dalla tessitura e dalla maglieria; con significato più restrittivo, si definisce un n. t. come una struttura tessile consistente in un velo di fibre tenute insieme con un procedimento di collegamento meccanico, chimico o termico (si escludono però i feltri e analoghe strutture di fibre o di fili). I n. t. comprendono un fondo tessile (di fibre, di nastri fibrosi, di fili) e un mezzo legante (fibre della stessa natura del fondo, fili di legamento, adesivi, ecc.); conseguentemente, le fasi principali di lavorazione di un n. t. sono due: la preparazione del fondo e la tecnica di legatura o laminazione.
Classificazione. - I n. t. si possono suddividere essenzialmente in n. t. di fibre e n. t. di fili (detti rispettivamente A1 e A2 in alcune recenti classificazioni); ambedue i tipi possono essere legati chimicamente (B1), legati meccanicamente (B2), laminati (C1). Il legamento chimico può avvenire per impregnazione (B11), per immersione (B12, per pressione a caldo (B1), per pressione a freddo (B14); quello meccanico può ottenersi con fibre della stessa natura di quelle del fondo (B21) o con fili (B22); ecc. La laminazione si può effettuare con fili (C11), con un tessuto (C12), con una maglia (C13), con feltro (C14), ecc. I tipi di n. t. sono quindi molti, potendosi avere una qualunque combinazione dei tipi suddetti; per es., la sigla A1 B11 indica un n. t. di fibre legato chimicamente per impregnazione, e la sigla A1 B2 C11 indica un n. t. di fibre legate meccanicamente laminato con fili.
Preparazione del fondo fibroso. - Il fondo può essere fabbricato a secco o a umido. Un procedimento di preparazione a secco del fondo è schematizzato nel processo di fabbricazione di n. t. della fig. 1: una carda, a, depone un velo di fibre su una grata, b, che, con movimento di va e vieni, depone a sua volta il velo su un trasportatore sottostante, c, che si muove perpendicolarmente alla grata; il velo viene così deposto a pieghe, ottenendosi migliori proprietà di resistenza del fondo, dato che le fibre non risultano tutte orientate nello stesso senso. Un altro procedimento molto usato consiste nel deporre le fibre per mezzo di una corrente d'aria: le fibre sono dapprima disperse in una corrente controllata d'aria e quindi inviate in un tamburo vagliatore, dove si forma uno strato continuo di fibre. Si vanno poi affermando sempre più i procedimenti a umido, nei quali il velo è ottenuto da una sospensione di fibre in acqua; questi procedimenti, simili a quelli dell'industria cartaria, hanno il vantaggio di essere grandemente produttivi.
Procedimenti di legatura. - Per conferire la necessaria coesione alle fibre o fili di cui è formato il n. t. si opera, come si è detto, con legante chimico o con procedimento meccanico. I leganti più comunemente usati sono il lattice di gomma sintetica, la gomma naturale, altri prodotti sintetici in polvere o liquidi. La legatura per impregnazione si effettua generalmente in un'apparecchiatura, il cosiddetto "saturatore", collegata all'impianto di fabbricazione del fondo (v. ancora fig. 1): c, come già detto, è il trasportatore del fondo del n. t.; questo si adagia sul cilindro forato d, che, rotando, obbliga il fondo a passare nel bagno d'impregnazione contenuto nella vasca e (il n. t. è condotto dalla guida a tela continua f); un aspiratore g elimina l'eccesso di soluzione d'impregnazione contenuta nel n. t. il quale viene poi passato nell'essiccatore h. Il legamento può essere ottenuto sfruttando la termoplasticità di alcune fibre (è il caso delle fibre sintetiche): in tal modo si ottengono n. t. composti da un sol tipo di fibra. Tra i procedimenti di legatura meccanica sono usati più frequentemente quelli della feltratura ad aghi e della cucitura a catenelle. La feltratura è ottenuta per mezzo di aghi a crochet (a in fig. 2) montati su plance mobili, b, i quali trapuntano la falda, c, che arriva tra le piastre forate d, portata da un nastro trasportatore e e richiamata dai cilindri f; in genere la falda è compressa entro una rete a larghe maglie di nailon, chiamata "scrim" (che dà al manufatto maggior resistenza nei due sensi).
Nella feltratura ad aghi si tende a passare dall'agugliatura normale a fondo uniforme a quella cosiddetta "strutturata", cioè con effetti peluche, bouclé, a nodi, e tale concetto è stato applicato soprattutto alla fabbricazione di tappezzerie tessili; queste vengono scaricate dalla macchina con rovescio di carta, già pronte per la vendita, e non sono quindi necessarie successive operazioni d'impregnatura, essiccatura e taglio. L'effetto "strutturato" sulla superficie della tappezzeria è dato dagli aghi che penetrano con profondità variabile nella massa fibrosa. La capacità di lavoro delle moderne feltratrici si aggira sui 1000 punti/minuto, con una popolazione di aghi che può arrivare a 10.000 aghi per m di altezza. Un impianto completo di feltratura ad aghi, costituito da due carde poste in serie, due pre-feltratrici, un condensatore dei due semilavorati, una feltratrice finale, presentato recentemente all'ITMA di Milano, è in grado di fabbricare 300 m2 di tappeto all'ora, equivalente a ben 150 m lineari × 2 m di altezza.
Per quanto riguarda la tecnica della cucitura a catenelle, questa viene correntemente indicata con la voce tecnologica Mali (l'origine della parola Mali si deve alle prime due lettere dell'inventore e alle due lettere della sua città d'origine: Mauersberger di Linbach, Rep. Dem. Tedesca). Negli articoli Mali i fili di catena formano delle catenelle a maglia, che legano l'imbottitura o un n. t. di base con cuciture diritte e parallele, disposte nel senso longitudinale del manufatto; per tale motivo si chiamano anche "cuciti a catenelle" e si possono definire come n. t. ottenuti per via meccanica. Nei paesi dell'Europa orientale tale tecnica di formazione di strutture tessili ha avuto un successo straordinario (articoli per bambini e neonato, stoffe per arredamento e imbottitura, imitazioni pelliccia, articoli per confezioni sportive, ecc.) e negli ultimissimi anni tale tecnologia ha cominciato a diffondersi anche negli SUA.
Un particolare procedimento, per la produzione di n. t. da fili, è quello denominato Uvutan, messo a punto in Cecoslovacchia, che può schematicamente così essere descritto: a) i filati vengono alimentati, in continuo e paralleli, su un piatto, contenente una soluzione legante, e dotato di movimento di va e vieni rispetto al dispositivo alimentatore; b) in seguito alla caduta, i filati perdono il reciproco parallelismo e dànno luogo alla formazione di grovigli, incollandosi assieme mentre il legante si asciuga; c) infine si provvede alla definitiva essiccazione del prodotto grazie al passaggio in un forno. Il prodotto ottenuto può assimilarsi a una rete incollata e trova applicazione nella fabbricazione di tendine e altri articoli per arredamento.
Ultimi apparsi nel campo dei n. t. sono i cosiddetti spun-bonded, ottenuti direttamente da polimeri e non da un fondo di fibre o di fili preesistenti. Questo metodo, sviluppato inizialmente dalla Du Pont de Nemours, si sta diffondendo con buona rapidità in Europa e segnatamente nella Rep. Fed. di Germania e in Gran Bretagna. I polimeri normalmente usati sono a base di poliammide, poliestere, polipropilene e poliuretani. S'intuisce facilmente che questo sistema, anche se presuppone un impianto più complesso e costoso, dovendo necessariamente includere una sezione per la trasformazione del polimero in filo continuo, consente sensibili vantaggi economici; infatti realizza un ciclo produttivo altamente integrato e di grande produttività. Secondo il procedimento Freundeberg, attualmente il più diffuso, i fili continui vengono estrusi in batterie di filiere multiple affiancate una all'altra, quindi stirati in corrente d'aria per assottigliarne il diametro da 400 a circa 10 μm. I fili così ottenuti vengono disposti, mediante idonei accorgimenti, a formare un tappeto continuo, dotato di un gran numero di punti d'intersezione, che ovviamente dev'essere sottoposto all'operazione di coesionatura; questa può avvenire mediante l'impiego di presse a cilindri riscaldati che, provocando il rammollimento dei fili, portano a una saldatura dei punti d'incrocio. Data la loro struttura e i numerosissimi punti d'intersezione dei fili, gli spun-bonded presentano una resistenza molto elevata e dal punto di vista isotropico hanno un comportamento simile ai manufatti con orientamento casuale delle fibre.
Cenno storico e usi. - I primi n. t. risalgono al 1930 circa, allorché alcuni ricercatori studiarono il modo di produrre surrogati del cuoio e di ridurre i costi di produzione dei tessuti eliminando le costose fasi della filatura e della tessitura. Tuttavia il grande sviluppo dei n. t. è iniziato negli anni 1950-60. Oggi i n. t., grazie ai bassi costi di produzione, sono usati specialmente per rinforzi e imbottiture di ogni tipo, articoli da gettare dopo l'uso (bende, fasciature, materiale per pulizia, strofinacci, ecc.), articoli d'imitazione pelliccia, articoli per confezioni sportive (giacche a vento, sacchi a pelo, ecc.), tende da campo, cuoio artificiale, filtri, sottofondo per impianti sportivi. Non è escluso che tra qualche anno si apra ai n. t. un campo d'impiego più vasto, primo fra tutti quello della confezione; tuttavia ciò presuppone la possibilità di alcuni miglioramenti qualitativi: minore rigidità al tatto, aspetto superficiale più gradevole, miglior drappeggio.
Attualmente i marchi di fabbrica relativi ai n. t. sono circa 200 e di questi la grande maggioranza riguarda gli SUA e i paesi dell'Est europeo, due mercati da sempre all'avanguardia in questo campo. Per dare un'idea della loro diffusione, negli SUA il settore coperto nel 1975 dalla diffusione dei n. t. riguardava il 30% del mercato delle coperte (soprattutto feltrate ad aghi), l'80% delle intrafodere per la confezione (con buona diffusione degli spun-bonded), il 17% dei tessuti d'arredamento (tecnologia Mali e metodo Uvutan), il 60% dei tessuti per filtri.
Bibl.: J. W. S. Hearle, Tessuti non tessuti, in Rassegna CIBA, n. sp. 1065/1; Les non-tissés, in L'industria tessile, n. 965 (febbr. 1968); A. Tremelloni, Nuove tecnologie produttive di tappeti per pavimentazione, in Panorama tessile, n. 37, marzo 1969; B. Renzi, I non tessuti, Conferenza al congresso dei periti e chimici cartai, febbr.-25 apr. 1969; I principi generali dell'agotrattamento nella produzione dei non tessuti, in Selezione tessile, giugno 1972; F. Testore, Malimo 77, ibid., giugno 1977; R. Kroma, Non-woven textiles (trad. ingl. dal cecoslovacco), Manchester 1977.