Non v'accorgete voi d'un che si smore
. So netto (Rime dubbie XIII; schema Abba Abba; Ode Dce) attribuito a D. dal codice e III 23 della biblioteca dell'Escorial, dal Laurenziano Rediano 184, dall'Ambrosiano o 63 sup., e dal Marciano ital. 191, derivato dall'Escorialense; il Chigiano L VIII 305, il Laurenziano inf. 37, il Palatino 204 (derivati ambedue dalla Raccolta Aragonese) e il Vaticano lat. 4823 (copia, con aggiunte, del noto codice Vaticano lat. 3793) l'assegnano invece a Cino da Pistoia. A D. è attribuito dalla Giuntina del 1527.
L'attribuzione a Cino è accolta, seppur con formula dubitativa, da quasi tutti i più recenti editori e commentatori (Di Benedetto, Barbi, Contini, Marti); il Fraticelli reputò il sonetto apocrifo; ne ha invece difeso la paternità dantesca il De Robertis.
È un sonetto, " rappresentante della fase dolorosa " (Contini) che si potrebbe dire tipica di Cino, nel quale è svolto il tema della preghiera alla donna indifferente che non intende impietosirsi del travaglio dell'innamorato che, per colpa della di lei indifferenza, si va sbigottito, in un colore / che 'l fa parere una persona morta (vv. 5-6). E se egli non si sottraesse per tempo alla vista di coloro che lo vedono così afflitto e lo compassionano, i suoi lamenti potrebbero rivelare il nome della donna che l'ancide.
Bibl. - Rimatori del ‛ Dolce stil novo ', a c. di L. Di Benedetto, Bari 1939; Contini, Rime 249-250; D. De Robertis, Il Canzoniere Escorialense e la tradizione ‛ veneziana ' delle rime dello Stil novo, in " Giorn. stor. " suppl. 27, Torino 1954, 44-61; Barbi-Pernicone, Rime 683-684; Poeti del Dolce stil nuovo, a e. di M. Marti, Firenze 1969, 913-914.