nonnitudine
s. f. (scherz.) La condizione di essere nonno.
• La nonnitudine del terzo millennio corre sui circuiti dei cellulari e dei computer. Il digital divide non separa tanto i padri dai figli, quanto i nonni dai nipoti. La più tenera delle relazioni familiari soffre il gap tecnologico. (Michele Smargiassi, Repubblica, 4 giugno 2007, p. 20, Cronaca) • Eleonora comincia a scrivere un diario il giorno in cui i suoi «ragazzi» (suo figlio e sua nuora) ottengono l’idoneità per l’adozione (e lei, di conseguenza, l’idoneità alla «nonnitudine»). (Corriere della sera, 23 maggio 2015, p. 43, Tempi liberi) • lo scrittore [Fulvio Ervas] ci racconta una storia personale, trasformandola in un romanzo dove interrogazione e lieve umorismo riescono a delineare i contorni di quella che definisce «nonnitudine», vista attraverso la figura di due nonni che vivono in una cittadina veneta e devono affrontare la novità del primo nipote nato lontano, nelle Asturie, in Spagna, dove la figlia vive con il marito. Non è la lontananza però a creare problemi: i viaggi in aereo e le comunicazioni sul web sono frequenti, così che il nipote diventa parte integrante della famiglia. (Fulvio Panzeri, Avvenire, 22 dicembre 2017, p. 14, Agorà Libri).
- Derivato dal s. m. nonno con l’aggiunta del suffisso -itudine.