nonpossa
Vale " difetto di potere, impossibilità " (Scartazzini-Vandelli), in Pg V 66 pur che 'l voler nonpossa non ricida, cioè " dummodo impotentia non impediat voluntatem " (Benvenuto): concetto analogo alle espressioni di Pg VII 57 e XXI 105.
La parola composta è scritta staccata (non possa) in alcune edizioni antiche e anche nel Foscolo e nella '21, come ricorda il Petrocchi (ad l.), il quale conserva la forma preferita dal Vandelli nel testo scartazziniano (come noncuranza, nonusanza, ecc.), avvertendo, però, che " Si potrebbe scrivere anche non-possa "; cfr. " non-defensione " di Guittone (O tu de nome amor 66) e soprattutto " la non potenza " (Pietro Morovelli S'a la mia donna 37), " lo non poter " (Iacopo da Lentini Madonna dir vo voglio 41). Il Tommaseo, che scrive non-possa, preferirebbe " la vecchia lezione del latinismo scolastico non posse, che è conforme al velle (Par., IV, t. 9) e all'esse (Par., III, t. 27) "; cfr. Mn I XI 7 iustitia contrarietatem habet in posse, e Quaestio 77 pro pose. È tuttavia da rilevare che mentre i latinismi velle ed esse citati dal Tommaseo possono essere stati imposti dalla rima, nonpossa è nell'interno del verso. Leggevano non posse, fra i commentatori antichi, Buti, Landino, Daniello, ecc.