NORA (Νῶρα, Nüra)
Città della Sardegna antica, secondo la tradizione fondata dagli Iberi immigrati da Tartesso sotto la guida di Norace: la località corrisponde a quella odierna di Capo di Pula, tra Cagliari e Bitia. Il nome è certamente connesso con quello dei nuraghi e ripropone il problema generale delle relazioni etniche e linguistiche della Sardegna preistorica. La connessione più probabile è sempre, come già la tradizione accenna, con la Penisola Iberica e in specie con le Isole Baleari, in cui si ritrovano nei talayots edifici simili ai nuraghi e in cui il nome Nura stava a indicare l'Isola di Minorca. La commissione prospettata da A. Schulten (in Klio, XXIII, 1930, p. 421) con il castello montano della Cappadocia Nora è più remota e serve a poco di concreto. Scavi sistematici per merito in specie di G. Patroni hanno dimostrato la continuità fra la sede preistorica e quella fenicia, in cui sono state messe in luce due necropoli, una più antica a inumazione e una più recente a incinerazione nonché un tempio, probabilmente di Tanit: ricca anche la suppellettile di oreficerie, bronzi, vasi. Che l'insediamento più antico dei Fenici sia ancora prepunico, cioè derivi direttamente da Tiro (o Sidone) è affermato dal Patroni, ma non dimostrato: in ogni caso la necropoli più antica risalirebbe al sec. VII, la più recente al V. Ad età fenicia risalgono anche torri di difesa e acquedotti. L'abitato si continua in età romana, di cui restano un teatro, tracce di anfiteatro, acquedotto, torri di difesa, ecc.: è stata pure messa in luce una necropoli romana del sec. III d. C. Alcune importanti iscrizioni fenicie provengono dal luogo, così tra le iscrizioni romane una attestante una forma stereotipa di influenza dell'oracolo di Apollo Clario. In età romana le strade per Bitra e Cagliari partivano da Nora.
Bibl.: Fondamentale: G. Patroni, Nora colonia fenicia in Sardegna, in Monumenti Antichi dei Lincei, XIV (1904); cfr. del medesimo in specie Notizie Scavi, 1901, p. 365, e 1902, p. 71. Iscrizioni in Corpus Inscr. Semit., I, i, nn. 144-146, e in Mitteil. d. Vorderas. Gesell., V, 3 (1900), tavv. III-VI, nonché in Corpus Inscr. Lat., X, n. 7541 segg., e l'importante iscrizione di Not. Scavi, 1928, p. 254. Cfr. R. Hanslik, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XVII, col. 923.