Vedi NORA dell'anno: 1963 - 1996
NORA (Νῶρα; Nura, Nora)
Antica città della Sardegna nel sito dell'odierno Capo di Pula.
Pausania (x, 17, 4) e Solino (Coll. rer. mem., iv, p. 50 dell'ed. Mommsen) tramandano un mito di fondazione, che si presta ad essere interpretato nel senso che ad una immigrazione preistorica o protostorica di gente iberica sia succeduta una colonia di Fenici. Una iscrizione fenicia datata al IX sec. a. C. sembra conservare memoria di una colonizzazione da parte di Fenici di Cipro. Il termine Nora, che oggi si fa derivare da una radice linguistica mediterranea, fu forse il nome paleosardo di qualche abitato nuragico, preesistente alla venuta dei coloni d'oltremare. Le poche notizie letterarie e le non molte iscrizioni non consentono d'intessere una storia di N. distinta dalla storia generale della Sardegna. Insieme con questa, N. fu punica dal VI sec. a. C., romana dal III sec. a. C., infine bizantina. Ai primi tempi imperiali N. era un municipio retto da decurioni e dai quattuorviri iure dicundo. V'erano anche tre sacerdozî esplicitamente nominati in un'iscrizione: il flaminato d'Augusto, il flaminato perpetuo e l'augustalità. Il cristianesimo vi è rappresentato dal culto del martire S. Efisio, che la tradizione agiografica fa venire dall'Oriente, processare a Cagliari e decapitare a N. al tempo di Diocleziano. A prescindere dalla discussa storicità del santo (il cui culto, importato dalla chiesa bizantina, potrebbe avere assorbito il ricordo di qualche oscuro martire o confessore norense), sta il fatto che questa tradizione, rimasta sempre viva nel popolo sardo, ha impedito che si obliterasse il ricordo dell'ubicazione di Nora. L'ultimo scrittore antico che accenna a N. come a città ancora esistente ("civitas quae dicitur Nora praesidium") è l'Anonimo Ravennate (circa 700 d. C.). Ignote le cause e l'epoca dell'abbandono della città; si pensa alle incursioni dei pirati saraceni che rendevano impossibile il vivere civile sulle marine sarde. Altra causa potrebb'essere stata l'inabissarsi della fascia costiera; ma questo fenomeno non è stato ancora studiato. Il sito non è stato mai più abitato.
Capo di Pula è una penisoletta triangolare con uno dei vertici formato da un istmo sabbioso che la congiunge alla grande Isola. In quest istmo era ubicata la necropoli, che fu esplorata alla fine del secolo scorso. Nel costone roccioso soprastante all'arenile erano scavate tombe puniche a pozzo con ricca suppellettile, nell'area dell'istmo erano tombe puniche e romane più semplici e povere. Presso la spiaggia dietro alla chiesetta di S. Efisio era un tofet (tipo di sepoltura punica, v. punica, arte) d'età ellenistica, attestante una forma mitigata del sacrificio cruento, con piccoli animali sostituiti ai bambini.
Probabilmente prima della venuta dei coloni d'oltremare il sito era abitato da Sardi nuragici, come si desume da scarsi ma sicuri avanzi. L'acropoli fenicia o protopunica era forse sulla rupe dove si erge la torre di Filippo Il, fortificata nell'antichità. Poi l'abitato dovette estendersi sulla penisoletta dove sull'altura centrale sussiste il basamento del tempio a Tanit, complicato rettangolo, costruito con massi irregolari d'andesite e di granito cementati con malta di calce. Un altro basamento, in poderosa opera quadrata questo, è giù, nella zona pianeggiante, sotto un edificio termale romano. Casette puniche con muri a telaio e pavimenti in battuto d'argilla sono allineate lungo l'arenile a un livello inferiore a quello delle strade romane. Qui sono stati trovati cocci punici associati a cocci protocorinzî e a qualche frammento di vaso attico a figure nere. La facies prevalente è ovviamente quella romana, caratterizzata da strade larghe e rettilinee, lastricate a bàsoli di andesite bluastra, con carreggiate senza rotaie incassate fra spallette senza marciapiede. Una cloaca in perfetta opera laterizia è fra le cose più belle della N. romana.
Principali edifici: un teatro, notevole per la presenza di grandi vasi fittili acustici nell'iposcenio, uno dei quali con bollo d'età flavia. Un edificio d'incerta destinazione (tempio o Borsa?). Un probabile mercato del pesce con portici e pavimenti a mosaico. Quattro complessi termali, uno dei quali grandioso, un altro con ricchi mosaici. Grandi case d'abitazione signorile, delle quali una con atrio tetrastilo e numerosi ambienti pavimentati a mosaici policromi. Un santuario punico-romano, vasto e poco organico aggregato di aree recinte (secondo cànoni orientali), dove si distinguono parti di varie epoche. In questo santuario sono stati trovati un architrave lapideo di tabernacolo di arte fenicio-punica con serpenti urèi e sole alato scolpiti a rilievo (esemplare finora unico in Sardegna), e una stipe votiva con statuette fittili di giovani praticanti il rito dell'incubazione (culto di Eshimun-Esculapio), di arte ellenistico-italica, circa Il sec. a. C. V'è traccia certa di una cinta murale, Pochissimi i resti dell'acquedotto. Nulla sappiamo del porto.
Bibl.: G. Patroni, Nora, in Monum. Ant. Lincei, XIV, 1904; G. Pesce, Nora, Cagliari 1957.