Vedi NORCHIA dell'anno: 1963 - 1996
NORCHIA
Località in provincia di Viterbo, situata sulla via Clodia nel tratto Blera-Tuscania; N. è stata ipoteticamente identificata dall'Orioli con la Nyrtia dello Scoliasta di Giovenale, la città natale di Seiano, e connessa col nome della Dea Nortia, la Fortuna degli Etruschi. Il nome medievale di N. deriverebbe da Orcus secondo l'Orioli, che si basa su documenti dell'VIlI sec., nei quali la città è indicata come Orda, e più tardi come Horchia. Il Mariani dal canto suo scrive: N. nunc dicunt ut Mannium pro Annio, Nannam pro Anna. N. fu abitata sino in epoca medievale, poi abbandonata per l'aumento della malaria.
Il centro di N., oggetto di sommarie esplorazioni e descrizioni da parte degli eruditi del secolo scorso, ma che non ha mai ricevuto uno studio sistematico, si estendeva su un piccolo promontorio tufaceo tra i fossi Biedano e Pile; i profondi valloni intorno, prodotti da erosioni, furono scelti dagli Etruschi per la sistemazione della loro necropoli, formata da tombe ricavate nel tufo, disposte su due o più terrazze successive, con facciate rupestri architettoniche simili a quelle dei vicini centri di Blera, Castel d'Asso, Sovana. Il numero delle tombe nella necropoli di N. è di qualche centinaio; la loro forma varia a seconda della posizione che occupano. Sono presenti tombe rupestri a dado, che riproducono lo schema di un'ara sormontata dal cippo, posta al di sopra della rappresentazione simbolica della casa d'abitazione; tombe con copertura a doppio spiovente, tavolta solo accennato dalla presenza del columen, tal'altra con vero e proprio frontone decorato; e tombe con porticato antistante.
Tra le tombe del tipo a portico l'esempio più grandioso è offerto dalla Tomba Lattanzi, attribuita al III sec. a. C. La facciata è formata da due colonnati sovrapposti, di cui quello superiore, di dimensioni minori, sorge su una terrazza ritratta rispetto al piano di quella inferiore, la quale si compone di uno zoccolo squadrato accessibile dal basso mediante una larga scalinata. La facciata sembrerebbe derivare dai doppi porticati presenti in stoài e in altri edifici civili di periodo ellenistico; le colonne dell'ordine inferiore portano capitelli dorico-tuscanici; quelle dell'ordine superiore capitelli a fogliami di tipo italo-corinzio. Il fregio con grifi non doveva essere molto dissimile da quello della Tomba Ildebranda di Sovana. L'ipogeo, nel quale sono stati ritrovati sarcofagi ora al Museo Archeologico di Firenze, era situato 7 m al di sotto della terrazza inferiore, accessibile mediante una lunga scala.
Tra le tombe a dado si può ascrivere la cosiddetta "Tomba prostila", che presenta in facciata un portico di due colonne al di sopra del quale la trabeazione aggetta in avanti formando una specie di tetto: si può definire, secondo la denominazione di Vitruvio per la pesante trabeazione etrusca, una costruzione baricefala. Due ripide scale laterali portano dalla base alla piattaforma superiore, di notevole ampiezza.
Le due tombe più caratteristiche della necropoli di N. sono le cosiddette "Tombe doriche" o "Tombe a frontone", ricavate al centro di un'ampia curva nella collina tufacea: sono caratterizzate dai frontoni decorati a rilievo. Si è voluto vedere in esse la riproduzione del tempio etrusco ma, data l'assenza del podio e mancando ogni accenno in profondità dell'edificio, si può solo parlare della riproduzione di un colonnato tetrastilo (o di due colonne tra le ante) sormontato da un timpano con rilievi frontali. Le colonne reggono un architrave con fregio dorico, con triglifi alternati a teste umane in rilievo, sormontato da una cornice a dentelli. Le scene che, a rilievo, decorano i frontoni non sono identificabili per il cattivo stato di conservazione. Rimangono tracce degli acroten angolari, scavati anch'essi nella roccia, e di figure a rilievo nella fronte di roccia tra le colonne, probabilmente rappresentanti un corteo.
Bibl.: G. Dennis, Cities and Cemeteries of Etruria, I, Londra 1883, p. 193 ss.; G. Rosi, Sepulchral Architecture as Illustrated by the Rock Façades of Central Etruria, in Journ. Rom. Studies, XV, 1925, p. i ss. e XVII, 1927, p. 59 ss.; R. Bianchi Bandinelli, Sovana, Firenze 1929, passim. A. Gargana, La necropoli rupestre di S. Giuliano, in Mon. Ant. Lincei, XXXIII, 1930, p. 298 ss., con bibl. prec. a p. 310, nota 2.