Vedi NORCIA dell'anno: 1963 - 1996
NORCIA (v. vol. V, p. 544)
Nuove ricerche e la scoperta di iscrizioni e monumenti hanno contribuito a delineare meglio la conoscenza dell'unico municipio della Sabina settentrionale, così come recenti scavi permettono di ricostruire l'urbanistica della città romana. Per il periodo neo-eneolitico, lo studio sui materiali ceramici provenienti dal fondo di capanna scavato dal Calzoni nei primi decenni del secolo ha permesso di rilevarne i rapporti con singole aree dell'Italia settentrionale e meridionale. Lo scavo della necropoli di N., situata nella piana di S. Scolastica, scavata e depredata a più riprese nel corso dell'Ottocento, esaminata e confrontata con tutte le altre necropoli della Valnerina, ha rivelato che la zona, tra il IX e il VI sec. a.C., ebbe come punto di riferimento culturale il centro di Terni e l'area adriatica. Tra il VI e il IV sec. a.C. le maggiori influenze sono costituite da Vulci, dall'area falisco-tarquiniese e da Volterra. Di particolare rilievo il ritrovamento nella necropoli, che si estendeva fuori Porta Ascolana, di una pelìke del Pittore di Oinanthe (fine VI sec. a.C.) e di letti funebri in osso di età ellenistica, diffusi in tutto il centro Italia.
Il centro deve, aver avuto un ruolo come polo di riferimento di diverse popolazioni limitrofe facilitato, dopo la conquista romana, dall'apertura della strada lungo il Nera, tagliata nella roccia a Triponzo. L'iscrizione, relativa alla prima metà del I sec. a.C., attesta che l'operazione fu voluta dai questori C. Pomponius e L. Octavius (forse da identificare con il console del 75 a.C.) e facilitò i rapporti tra Nursia e la Via Flaminia. Con ogni probabilità la ricchezza delle necropoli di età ellenistica conferma una precoce urbanizzazione del sito - peraltro non documentata da rinvenimenti archeologici urbani - conseguenza probabile della conquista romana a opera di Manio Curio Dentato, con cui si aprì la strada all'espansione romana verso l'alta Sabina e verso la zona meridionale della valle umbra, perfezionata con la colonizzazione di Spoleto e la realizzazione della Via Flaminia. La creazione del municipio, così come in altre zone dell'Umbria, trasforma profondamente anche la realtà agricola del territorio; vaste aree vengono assegnate, come attesta il Liber coloniarum (Lachmann, II, p. 257), a nuovi coloni e la pianura di S. Scolastica viene completamente divisa in lotti. Le tombe monumentali, costruite fuori terra e decorate con fregi dorici e di tipo gladiatorio, sostituiscono le tombe a camera scavate nel terreno. È da ricordare a questo proposito il recente rinvenimento dei blocchi di un monumento funerario con rilievo gladiatorio in località S. Angelo di Ancarano. La città assume un aspetto comune a molti altri municipi, con un progetto urbanistico realizzato appositamente. Vengono costruite le mura, in opera incerta con blocchetti di conglomerato locale, difese da torri a sezione quadrangolare. Oltre la viabilità principale è stato possibile documentare una serie di presenze architettoniche che ampliano la conoscenza planimetrica della città antica: scavi effettuati accanto alla Porta Ascolana hanno portato alla scoperta di una porzione di un criptoportico romano costruito a sostegno di un edificio pubblico o forse del foro. La parete d'ingresso è realizzata con grossi blocchi squadrati, mentre le pareti interne del criptoportico sono in opera incerta, con la volta a botte in opera cementizia. Un secondo criptoportico, di dimensioni uguali al primo, è presente presso la chiesa della Madonna del Rosario poco fuori dalle mura medievali. L'esecuzione della struttura è assai più raffinata rispetto a quella precedente. Un altro edificio di un certo interesse doveva essere costituito inoltre da un tempio italico, localizzabile nella posizione in cui attualmente si trova la chiesa di S. Maria Argentea, di cui restano tracce nei numerosi resti del podio utilizzati a sostegno del tetto della chiesa. Attraverso la fotografia aerea è stato inoltre possibile ipotizzare la posizione dei principali edifici pubblici, il teatro e l'anfiteatro.
All'interno dell'abitato, in area molto vicina al centro della città antica, sono stati rinvenuti due cippi con rappresentazioni del ciclo dionisiaco, di ambito ellenistico.
Si segnalano, nel territorio di N., gli scavi intrapresi nel santuario italico di Ancarano che hanno permesso di precisarne la cronologia.
Bibl.: F. Schippa, Il deposito votivo di Ancarano di Norcia, in Studi in onore di F. Magi, Perugia 1979, pp. 203-211; R. Cordella, N. Criniti, Iscrizioni latine di Norcia e dintorni, Spoleto 1982; R. P. Guerzoni, Materiali ceramici delle capanne di Norcia conservati nel Museo Archeologico di Perugia (scavo U. Calzoni), in AnnPerugia, XXII, 1984-85, pp. 147-180; P. Bruschetti, Rilievi gladiatori da Ancarano di Norcia e da Pontecuti di Todi, in Spoletium, XXXI, 1986, pp. 41-46; L. Sensi, La necropoli di Nursia, ibid., pp. 28:40; D. Manconi, Il santuario di Ancarano di Norcia, in DArch, V, 1987, I, pp. 17-28; M. Torelli, La conquista romana della Sabina, ibid., pp. 43-51; D. Manconi, Norcia, alcune novità sulla città romana, in Spoletium, XXXIII, 1988, pp. 63-74; R. Cordella, N. Criniti, Nuove iscrizioni latine di Norcia, Cascia e Valnerina, Spoleto 1988.