Smith, Norman Kemp
Filosofo e storico scozzese della filosofia (Dundee 1872 - Edimburgo 1958). Laureatosi nel 1893 in «mental philosophy», fu assistente all’univ. di Glasgow; dal 1906, chiamato negli Stati Uniti, ricoprì la cattedra di psicologia all’univ. di Princeton, dove dal 1913 diresse il dipartimento di Filosofia e psicologia. Tornato in patria (1916), divenne prof. di logica e metafisica nell’univ. di Edimburgo (1919-45). È considerato uno degli esponenti di spicco del neorealismo britannico. Sul piano gnoseologico, anche per la formazione datagli dalla psicologia scientifica, S. vede le qualità sensibili come ‘processi’ oggettivi e privati, condizionati da una pluralità di fattori fisici e psicofisiologici. Tuttavia la sua notorietà è legata soprattutto alla trad. ingl. (1929) della Critica della ragion pura (1781, 2ª ed. con modifiche 1787) di Kant e al suo Commentary to Kant’s Critique of pure reason (1918), divenuto sin dalla sua pubblicazione un classico degli studi kantiani. Tra le sue opere principali, si segnalano: Studies in the cartesian philosophy (1902); Prolegomena to an idealistic theory of knowledge (1924); J. Locke (1933); The philosophy of D. Hume (1941), in cui delinea una interpretazione naturalistica; New studies in the philosophy of Descartes (1952).