Nostalgia di ‘anni Venti’: dal cinema alla moda
La nuova versione cinematografica del Grande Gatsby, realizzata dal regista Baz Luhrmann e accompagnata da un lancio pubblicitario in grande stile, risveglia analogie storiche e strizza l’occhio al mondo della moda.
Vita bassa, lustrini, smoking, pettinature alla garçonne. Basta poco per far affiorare alla memoria gli anni Venti, quel periodo veloce e sfavillante, fatto di charleston e dissolutezza, di brillantina e sguardi bistrati dipinto da Baz Luhrmann nell’ultima, rutilante versione cinematografica del Grande Gatsby. Al di là delle critiche che hanno accolto il ‘caos opulento’ del kolossal in 3D del regista australiano, l’influsso sulla moda è stato enorme. Vuoi per quella che Natalia Aspesi ha definito una ‘minacciosa invasione pubblicitaria’, iniziata oltre un anno prima dell’uscita del film, vuoi perché ricorda l’epoca che preluse alla crisi più dura del Novecento, e che, dice Luhrmann: «Sembra avere punti di contatto con il crack finanziario globale del 2008». Fatto sta che l’ultima riduzione cinematografica del romanzo più amato di Fitzgerald è di grande attualità.
Se è vero che da diverse stagioni linee nitide e spunti modernisti sono stati protagonisti su più di una passerella, il clou è stato toccato dopo l’ultima edizione del Festival di Cannes, inaugurata appunto con la pellicola di Luhrmann. Di lì a pochi giorni, la definitiva consacrazione è arrivata con la copertina del numero di maggio di quella bibbia internazionale dello stile che è Vogue US. A fianco di uno scatto firmato Mario Testino con una radiosa Daisy/Carey Mulligan – addosso un abito verde acido firmato Oscar de la Renta e cascate di gioielli di Tiffany & Co. – compare la scritta The movie event of the year. All’interno del numero, in una sorta di sfilata rappresentativa del glamour degli ‘anni folli’, la Mulligan è immortalata con sfarzosi abiti firmati Christian Dior e Chanel, MiuMiu e Nina Ricci, e commenta: «Lavorare in questo film è stato pazzesco, sfiancante, travolgente. È stata […] la produzione più folle e grandiosa in cui sia mai stata coinvolta».
Ma il legame moda e grande schermo non è certo cosa d’oggi.
Durante gli anni d’oro di Hollywood, storici costumisti crearono alcune tra le mise più amate e copiate della storia del cinema. È il caso dei costumi creati da Adrian indossati da Joan Crawford in Donne (1939) di George Cukor, così come dei visionari ‘travestimenti’ pensati da Travis Banton per Marlene Dietrich.
Nel film, a reinterpretare la moda degli ‘anni ruggenti’, è stata lei: Catherine Martin. Già premio Oscar (2002) per Moulin Rouge, la Martin racconta: «Quest’epoca ha assistito alla nascita della moda moderna. Alla fine della Prima guerra mondiale si abbandonarono le pesanti sottovesti vittoriane a favore delle prime gonne corte che sancirono la liberazione della donna». In ogni modo la cosa interessante è che la Martin attinga sì al passato, ma con uno sguardo contemporaneo. Si tratta di un’attitudine che emerge da molti capi realizzati per Jay Gatsby/Leonardo DiCaprio, realizzati con la collaborazione di Brooks Brothers, la griffe americana di abbigliamento nata nel 1818 di cui Fitzgerald era un affezionato cliente. Per molti costumi femminili invece la costumista si è rivolta a Miuccia Prada, una delle più sperimentali e geniali designer nel panorama di oggi. «Quando ho iniziato a lavorare sui costumi del Grande Gatsby – ha poi confessato la signora Prada – mi sono resa conto che molti capi delle mie collezioni, semplicemente guardandoli da un altro punto di vista, diventavano tutti bandiere e simboli degli anni Venti». È il caso dell’abito-lampadario (la cui prima versione risale alla collezione primavera-estate 2010) realizzato per la Mulligan. «Quando Baz mi ha chiesto cosa potevo proporgli per la donna-simbolo della ricchezza ostentata – continua Prada – ho pensato che non potesse essere che quello. È un vestito in cui c’è il gusto dell’esagerata ironia: che cosa c’è di più appropriato di un lampadario per una donna che deve comunque apparire brillante? Il modello ha avuto molto successo [...] è stato messo pure da Lady Gaga. Confesso di averlo indossato anch’io pure se in versione meno clamorosa: al vestito, come al lampadario, si può dare la luce che si vuole».
Quasi un secolo di cinema
Sulla scia del successo dell’uscita del romanzo The Great Gatsby di Francis Scott Fitzgerald (1925), una prima trasposizione cinematografica venne girata già nel 1926 all’epoca del muto, diretta da Herbert Brenon e interpretata da Warner Baxter e Lois Wilson. Questa versione è andata purtroppo persa. Seguì poi il film del 1949 diretto da Elliott Nugent, con Alan Ladd e Betty Field, e quindi quello del 1974 girato da Jack Clayton, protagonisti Robert Redford e Mia Farrow. Questa di Luhrmann è dunque la quarta trasposizione del libro.