noto
A parte due casi di uso attributivo, il termine ricorre sempre come predicativo, una volta di ‛ fare ', le altre di ‛ essere ', riferito per lo più a cose.
Nei casi in cui è detto di persona, vale " conosciuto ": gente non nota, quella che casualmente s'incontra per cammin (Pg XXIII 17); li... compagni più noti e più sommi (If XV 102), dove il significato del termine si precisa in quello di " famoso ", accentuato dall'accostamento a sommi (e analogamente in Pd XVII 138 ti son mostrate... / pur l'anime che son di fama note). Si veda ancora Pg VII 48 ti merrò ad esse. [anime], / e non sana diletto ti Pier note, " le conoscerai " (e cfr. i vv. 88-89); Pd IX 67 e 95.
Anche riferito a cosa, n. vale talvolta " conosciuto ", come il linguaggio di Nembrot ch'a nullo è noto, " che nessuno intende " (If XXXI 81), o la dolcezza del canto paradisiaco (Pd X 147). E ancora: Se tacessi o se negassi / ciò che confessi, non fora men nota / la colpa tua: da tal giudice sassi, Pg XXXI 38.
In altri casi l'accento batte particolarmente sull'evidenza di un determinato fenomeno: Lì si vedrà ciò che tenem per fede, / non dimostrato, ma fia per sé noto (Pd II 44); quest'esser giocondo / ... non ti sarà noto, / tenendo li occhi pur qua giù al fondo (XXXI 113), " cioè questo essere allegro di paradiso... non sarà manifesto a te " (Buti); e cfr. anche XXII 14; Io vidi per la croce un lume tratto / dal nomar Iosuè... / né mi fu noto il dir prima che 'l fatto (XVIII 39), " non ne presi cognizione ".
Con il verbo ‛ fare ', in Pd XXI 56 fammi nota / la cagion, " manifestami ", " fammi conoscere ".
" Riconoscibile " (Chimenz), " identificabile " non per vista, a causa dell'oscurità, ma per suono... / d'un ruscelletto (If XXXIV 129), è il luogo del fondo dell'Inferno attraverso il quale i due poeti si avviano alla natural burella.