Bouzid, Nouri (forma francesizzata di Būzīd, Nūrī)
Regista cinematografico tunisino, nato a Sfax il 22 dicembre 1945. Autore di un cinema complesso e metaforico, B. ha saputo contaminare le forme del melodramma con temi profondamente immersi nella viva realtà politica e sociale del suo Paese. Il giudizio critico da lui espresso è sempre stato aspro e puntuale e ha lambito territori difficili quali l'omosessualità, la persecuzione politica, la prostituzione e l'integralismo, sfruttando il tempo e lo spazio cinematografico per creare una dimensione ipnotica, nella quale i personaggi si muovono come fossero prigionieri. Il suo film d'esordio Rīḥ al-sadd (1986, Il vento che porta via tutto), noto anche come L'homme de cendre, ha ottenuto il premio come miglior film alle JCC (Journées Cinématographiques de Carthage).
Dopo aver studiato cinema all'INSAS (Institut National Supérieur des Arts du Spectacle et techniques de diffusion) di Bruxelles, diplomandosi nel 1972 con il cortometraggio d'esordio Duel, concluse gli studi di cinematografia a Parigi. Quindi tornò a Tunisi dove si impegnò nel collettivo della sinistra militante Perspectives tunisiennes, incorrendo in una condanna per reati d'opinione. Tornato in libertà dopo un periodo di detenzione (1973-1979), ha realizzato il suo primo lungometraggio, Rīḥ al-sadd; il film, ispirato alla sperimentazione formale promossa in quegli anni dal Nouveau théâtre di Tunisi, narra la storia di due ragazzi segnati dalla violenza subita a dieci anni dal loro maestro falegname, in rivolta contro discriminazioni e pregiudizi. Nel successivo Ṣafā'iḥ min ḏahab (1989, Gli zoccoli d'oro), B. ha sintetizzato i tratti essenziali della sua poetica in una storia pervasa dall'amarezza di un uomo che ha conosciuto il carcere e la repressione politica: Youssef, il protagonista, si muove in uno spazio che lo accerchia e ne ribadisce la passata condizione di prigioniero. Ancora un tabù è il tema di Bezness (1992, Gigolo), ambientato nel mondo della prostituzione maschile; mentre la donna e il suo rapporto con la famiglia e la società sono al centro di Bent Familia (1997, La figlia di buona famiglia). La filmografia di B. si è arricchita anche di un cortometraggio e di un documentario: Sakatat Šahrazād ῾an al-kalām al-mubāh (Sheherazade non dice ciò che è lecito dire), episodio del film collettivo Ḥarb al-H̠alīǧ wa ahad (1991; La guerra del Golfo... e dopo!), e Les mains dans le plat (1994), girato per una rete televisiva francese sul lavoro nelle cucine delle donne del Mali a Parigi. Artista poliedrico, B. ha alternato la sua attività di regista con quelle di sceneggiatore, poeta dialettale e insegnante di cinema a Tunisi.
G. Gariazzo, Poetiche del cinema africano, Torino 1998, pp. 90-91, 107-09; G. Gariazzo, Breve storia del cinema africano, Torino 2001, pp. 32-35.