NOVAJA ZEMLJA (A. T., 103-104)
ZEMLJA La Novaja Zemlja, cioè "Nuova Terra", è un gruppo di due isole del Mare Glaciale Artico orientate da SO. a NE., le quali si sviluppano, assumendo quasi forma di falce, su una distanza di circa 950 km.; la larghezza oscilla da un minimo di 50 a un massimo di 140 km. Più vasta è l'isola meridionale, la quale misura 50.500 kmq. di superficie, mentre quella settentrionale non supera i 41.000 kmq. Situate all'estremo NE. della Russia d'Europa, le due isole sono bagnate a O. dal Mare di Barents, a E. dal Mare di Kara, ch'esse vengono così a limitare verso occidente. La Novaja Zemlja rappresenta, con l'isola Vaigač, dalla quale è divisa dallo Stretto di Kara, il prolungamento dei Pai Choi, estrema propaggine settentrionale degli Urali. Zona di corrugamento, costituita di depositi del Cambrico e del Devonico, fiancheggiati da giacimenti del Carbonico, la Novaja Zemlja è stata profondamente intaccata dagli agenti atmosferici. L'isola meridionale, di scarsa altitudine e pianeggiante verso S., nella parte centrale si solleva invece sino a oltre 970 m. per raggiungere nel Matočkin Šar i 1200 m. La costa orientale è abbastanza elevata, mentre quella occidentale è molto bassa; in alcuni tratti le coste sono foggiate a fiordi, e un fiordo costituisce appunto la divisione fra le due isole. L'isola settentrionale è attraversata da una potente catena montuosa, dell'altitudine di 1000 m. Frequenti sono le valli, tutte assai profonde. Il clima è rigidissimo e nella Baia della Foca si sono registrati minimi assoluti di −50°; la media del febbraio oscilla attorno ai −16°,5; quella del luglio fra 6°,2 lungo la costa occidentale, e 3°,4 lungo quella orientale; le precipitazioni atmosferiche raggiungono al massimo i 400 mm. e per la maggior parte dell'anno cadono sotto forma di neve; una sesta parte, poi, della Novaja Zemlja è permanentemente coperta di ghiacci, e nell'isola settentrionale si è formato l'inlandsis. Fiumi e laghi sono più numerosi nell'isola meridionale. Rada è la vegetazione e mancano le specie arboree, ricchissima però è la varietà delle erbe, di cui si contano almeno 150 specie nell'isola meridionale e 60 in quella settentrionale. Abbondantissima è l'ittiofauna, specialmente fluviale, e l'avifauna; questa è rappresentata da uccelli marini, come procellarie, gabbiani, e da uccelli terrestri, come passeri, gufi, zigoli delle nevi, falchi, anitre, ecc.; fra i mammiferi più frequenti sono la volpe polare e il lupo polare. La Russia, che ha occupato in modo definitivo la Novaja Zemlja dal 1877, è riuscita a insediarvi un centinaio o poco più di Samoiedi, i quali vivono in quattro villaggi, situati nelle baie di Pomorskaia, Belošaia e Karmakul, occupandosi di caccia e pesca. Sul Matočkin Šar funzionano da un decennio una stazione radio-meteorologica e una stazione magnetica.
Non è da porre in dubbio che il gruppo d'isole, che i Russi chiamarono con questo nome, fosse noto già nel sec. XVI e forse anche prima agli abitatori delle estreme sponde settentrionali della Russia, ma storicamente le prime notizie certe datano dagli ultimi anni del Cinquecento. Forse vide prima queste isole la spedizione inglese di H. Willoughby (1553), inviata a cercare a NE. una comunicazione fra l'Atlantico e i paesi dell'Asia orientale; ceito vi pervenne nel 1594 la spedizione inviata con analogo scopo dal governo delle Provincie Unite (Paesi Bassi), comandata da Cornelis Nay ma pilotata con maggiore autorità da Guglielmo Barents. Di quell'anno è la scoperta della costa occidentale; dell'anno 1596, comandante lo stesso Barents, la scoperta delle Svalbard, poi il ritorno alla Novaja Zemlja che, seguita fino all'estremo N., diede ricovero al Barents di là dal Capo Nassau durante l'inverno, e al Barents stesso fu tomba alla fine di quel primo terribile sverno (v. barents). Trascurata per i due secoli successivi ogni esplorazione, sappiamo solo vagamente di spedizioni di pesca mosse più volte dal Mar Bianco; nel 1760 è ricordata un'esplorazione russa di Savva Loškin, che prelude alle numerose spedizioni scientifiche del sec. XIX. I nomi di T. von Lütke dal 1821 al 1824, di K. E. von Baer nel 1837, di Pachtusov dal 1832 al 1836 ricordano l'opera russa, favorita dallo stesso governo dell'impero; aggiungono l'opera loro le spedizioni baleniere scandinave, fra le quali è soprattutto nota quella che nel 1869 Edoardo Johannesen condusse oltre il Capo Nassau e l'altra di E. Carlsen nel 1875, la quale ebbe la fortuna di trovare, in gran parte intatti, i resti dell'accampamento del Barents. La lunga serie delle ricerche, condotte da scienziati e da studiosi di noto valore, hanno completata la scoperta delle isole in ogni parte, così da permettervi lo stabilimento di coloni e lo sfruttamento delle principali risorse.