NOVGOROD e PSKOV
Città situate nella Russia settentrionale, insediamenti di stirpi slave fin dal sec. 6°; Pskov appartenne alla città-stato di N.-Velikij (Grande N.) fino al 1348, anno in cui ottenne l'indipendenza.N., che è posta lungo il corso del fiume Volchov, a N del lago Il'men, viene considerata la culla della Rus'. A partire da N. nell'882 venne conquistata Kiev (v.) e furono unificate le regioni russe del Nord e del Sud. La Cronaca di Nestore (Povest' vremennych let) attribuisce la fondazione della città una volta nell'862 a Rjurik, leggendario sovrano dei Variaghi, un'altra volta alla stirpe dei Sopki, gli Sloveni del lago Il'men. Il nome N. significa 'città nuova' o 'fortezza nuova' ed è noto dal sec. 9°, senza che finora le indagini archeologiche abbiano individuato una 'città antica'. Allo stesso periodo risalgono i più antichi reperti (slavi, variaghi, bizantini) appartenenti a una collina sul lago Il'men, che all'inizio del sec. 12° negli annali cittadini è chiamata Gorodišče ('piccola, antica fortificazione in legno') di Rjurik (Onasch, 1969, p. 15).Gli scavi archeologici attestano che, a partire dal sec. 6°, nei bacini dei laghi Il'men e Pskov si erano stabilite stirpi slave, fondendosi con le popolazioni baltico-finniche e baltiche, insediate in quel territorio già in precedenza. Caratteristica per gli edifici di tipo abitativo è la costruzione 'a blocco'. Per l'incinerazione i Sopki eressero ripidi tumuli funerari talvolta alti più di m 10, appiattiti sulla sommità e alla base circondati da ciottoli. I Krivičen insediati presso il lago Pskov preferivano colline più basse dal profilo allungato. Antiche urne slave e corredi funerari sono poco frequenti. Al sec. 10° risalgono grandi quantità di reperti variaghi, per lo più ornamenti femminili in bronzo. Nel passaggio dal sec. 7° all'8° i Krivičen realizzarono un bastione fortificato sull'altopiano di Izborsk per un insediamento, la cui area per le adunanze aveva pianta circolare.La struttura urbana di N. si sviluppò da tre insediamenti originariamente separati, lungo le rive del fiume Volchov (Janin, 1986, p. 211). Testimonianze delle corti urbane dei boiari - ai quali appartenevano inoltre corti a carattere economico e agricolo soggette a servitù, poste nelle loro proprietà - sono state individuate archeologicamente nello strato più antico, che risale all'inizio del 10° secolo. I ritrovamenti attestano i molteplici contatti con la Scandinavia, Bisanzio, l'Oriente e l'Occidente, dai quali derivarono le peculiarità regionali: per es. grandi colonne dell'architettura in legno, aste intagliate con tacche per la riscossione delle tasse dei secc. 10°-11°, idoli pagani intagliati e impugnature con figure di demoni dei secc. 11°-12°, una gusla con il nome del possessore del sec. 11°, documenti incisi su corteccia di betulla dei secc. 11°-12°, resti di tavole in legno per la pavimentazione. Dai secc. 11°-13° si ritrovano ornamenti dal carattere specificamente etnico, tra i quali diademi femminili con lamelle romboidali. Oltre a ciò sono stati portati alla luce oggetti ornamentali e d'uso, a partire dal sec. 10°, riccamente ornati, in legno, osso, ceramica e pietra, e inoltre monete e sigilli di latta, provenienti da numerose regioni, e di rame.I granduchi di Kiev insediarono a N. in massima parte i loro figli maggiori, i quali poi ottenevano la sovranità su Kiev. Nel 1136 assunse il potere un'oligarchia di boiari. La struttura economica della città-stato di N.-Velikij fu determinata in modo prioritario da un'economia agricola, ma anche dal commercio a media e a lunga distanza, e dalla produzione artigianale cittadina. Dall'adesione alla Hansa nel 1195 N. divenne 'porta' della Russia verso l'Occidente; la sua importanza a livello internazionale le assicurò, anche dopo l'invasione mongola, l'indipendenza, fino all'annessione allo Stato moscovita alla fine del 15° secolo.Nell'ambito delle gerarchie feudale ed ecclesiastica della Rus' N. occupò il secondo posto, subito dopo Kiev. A ciò corrispondeva, nella Cronaca di Nestore, la leggenda del viaggio dell'apostolo Andrea dal mar Nero inizialmente a Kiev, quindi a N. e successivamente a Roma (Podskalski, 1982, pp. 11-13). Il granduca Vladimiro I (980-1015) nel 988 fece del cristianesimo di confessione ortodossa la religione di Stato. A partire dal 989 nella corte vescovile, sulla sponda occidentale del Volchov, dovette sorgere la cattedrale della Santa Sofia, in legno di quercia, progettata con tredici cupole.Il granduca Jaroslav I il Saggio (1036-1054) - principe di N. prima del suo insediamento sul trono di Kiev (1014-1019) - e il figlio Vladimiro Monomaco (1053-1125), suo successore, fecero costruire nella città, tra il 1044 e il 1045, una fortezza in pietra, il detinec, detta successivamente Kreml' (Korger, 1970, pp. 40-49; Janin, 1986, pp. 211-213). Gli scavi hanno però portato alla luce soltanto i resti di un bastione in legno e terra, che nel 1116 per volere del principe Mstislav incluse una collina a S.Per incarico di Vladimiro fu eretta nuovamente, tra il 1045 e il 1052, secondo il modello dell'omonima cattedrale metropolitana di Kiev, la chiesa cattedrale della Santa Sofia in opera poligonale e laterizio. Si tratta di un edificio a croce inscritta, con copertura a cupola, cinque navate divise da dodici pilastri, una tribuna disposta a U per la corte, ma soltanto tre absidi e cinque cupole su tamburo. Le cupole laterali si trovano in corrispondenza degli angoli interni dell'impianto a croce, coperto a botte. Una sesta cupola copriva la torre scalare nell'angolo sud-ovest, inserita in un'ampia galleria disposta su tre lati, con quattro cappelle separate. Alla fine del sec. 11° le arcate aperte della galleria vennero tamponate e fu costruito un piano superiore. Rispetto al modello di Kiev la Santa Sofia di N. si caratterizza per tutta una serie di elementi: per la riduzione del numero delle absidi e delle cupole; per la semplificazione e la composizione 'a blocco' del corpo dell'edificio, anche sul lato orientale; per l'alternanza di timpani semicircolari e triangolari; per le slanciate proporzioni e gli archi romanici all'interno; per la rinuncia alla decorazione a nicchie di tipo bizantino; per la presenza, infine, di un fregio ad archetti con intaglio a denti di sega. Per la prima volta vengono impiegati i timpani ciechi (pseudo-sakomari) accanto ai veri e propri timpani semicircolari (sakomari) dei bracci della crociera e le volte a semibotte nelle navate laterali esterne.Nel portale occidentale si trovano i due battenti della porta bronzea di Magdeburgo - originariamente destinata alla diocesi polacca di Plozk -, risalenti alla metà del sec. 12° e noti anche come porte di Korsun. Le formelle in rilievo - che vennero rimontate e completate dal fonditore in bronzo Abraham - mostrano scene tratte dall'Antico e dal Nuovo Testamento, allegorie, santi, il donatore, l'arcivescovo Wichmann di Magdeburgo, e il destinatario delle porte, il vescovo Alessandro di Plozk, i due maestri Riquinus e Waismuth e, aggiunto in seguito, Abraham. Il contenuto figurativo viene spiegato da iscrizioni, parte in latino, parte in cirillico.La galleria meridionale serviva da luogo di sepoltura per i boiari e gli ecclesiastici di alto rango. Alla metà del sec. 11° vanno ricondotti gli affreschi con i ritratti di Elena e Costantino, mentre è datata al 1144 una grande raffigurazione con Déesis a mezza figura. Soltanto nel 1109 l'intera chiesa venne decorata con un programma figurativo realizzato secondo il modello di Kiev. Tra le finestre del tamburo della cupola si sono conservati cinque profeti con rotuli e iscrizioni in russo, prossimi agli affreschi della Santa Sofia di Kiev. La croce di Alexios, in pietra, lavorata a rilievo, oggi nella galleria meridionale, decorava un tempo la facciata occidentale. Su committenza dell'arcivescovo Vasilij Kalita, nel 1336 fu realizzata una porta a due battenti, eseguita secondo un procedimento di doratura a fuoco, in uno stile locale influenzato da quello paleologo, con motivi cristologici e apocrifi, che Ivan IV il Terribile (1547-1584) fece portare nella sua residenza di Alexandrov. La più antica icona con i Ss. Pietro e Paolo si trova nel Kreml' di N. (Novgorodskij istoriko-chudožestvennyj i architekturnyj muz.).Sulla sponda occidentale del Volchov, a S del detinec, sorse intorno al 1030 (durante il governo di Jaroslav I e di Vladimiro) il monastero di S. Giorgio. Grazie a una bottega di pittura e a uno scriptorium, esso divenne un centro di cultura di corte. Tra il 1119 e il 1130 il maestro Petr costruì la cattedrale di S. Giorgio, in opus mixtum, con impianto a tre navate con una cupola d'incrocio, derivato dalla cattedrale della Dormizione della laura delle Grotte di Kiev. Lo spazio interno colpisce per carattere unitario, altezza e luminosità: gli alti ambienti angolari, i triplici archi aperti tra pastophória e bema, la costruzione della cupola principale e le grandi finestre contribuiscono a tale impressione. Delle pitture ad affresco del sec. 12° si conservano soltanto alcune figure di santi nella parte superiore della torre scalare, attribuite a un maestro di N., in base alla coloritura. Due icone provenienti dalla bottega del monastero, la c.d. Annunciazione di Ustjug e S. Giorgio a piedi (entrambe risalenti al 1130-1150), sono conservate a Mosca (Gosudarstvennaja Tretjakovskaja Gal.).La zona di N. posta a E del Volchov venne chiamata, per la presenza del mercato, per gli insediamenti mercantili e per gli approdi delle navi, il 'lato del commercio'. Fin dal sec. 11° essa era collegata alla parte occidentale della Santa Sofia da un grande ponte di legno. Jaroslav I vi eresse nel centro una sede per i principi, la c.d. corte di Jaroslav, citata per la prima volta nel 1030 (Onasch, 1969, p. 69). Nel 1113 il granduca Mstislav I Monomaco - che nel 1117 fu chiamato a Kiev e insediò a N. il figlio Vsevolod - vi pose la prima pietra della cattedrale di S. Nicola, la cui costruzione si protrasse fino al 1136, anno della rivolta contro i principi. Si tratta di un edificio a tre navate, con cinque cupole, caratterizzato da un nartece separato. Lungo il lato sudoccidentale si trovano alcuni frammenti di affresco nel raffinato stile di corte di Kiev, con iscrizioni in russo, tra cui la rappresentazione a mezzobusto della moglie di Giobbe.Il monastero di S. Antonio fu fondato nel 1106 da Antonij Rimljanin (Antonio il Romano), poi abate, che, secondo la leggenda, dalle coste dell'Italia avrebbe attraversato il mare su una roccia fino al Volchov (Altrussische Heiligenleben, 1977, p. 148ss.). L'originario insediamento eremitico si trasformò ben presto in un cenobio, all'interno del quale, tra il 1117-1119 e il 1127 sorse la cattedrale della Natività di Maria, su committenza sia del principe sia del vescovo. Nella struttura in opus mixtum, a tre navate e a tre cupole, e nell'aspetto essa è così strettamente legata alla cattedrale di S. Giorgio da essere attribuita allo stesso maestro. Si sono conservati notevoli frammenti di pittura murale risalenti al 1125.L'insurrezione del 1136 contro i principi liberò N. dalla supremazia di Kiev e condusse alla repubblica del Veče. Tuttavia, il potere vero e proprio era detenuto dalle 'quaranta grandi famiglie', nelle cui mani erano concentrati la grande proprietà terriera e il capitale per i traffici commerciali. Esse partecipavano al Consiglio dei signori, il quale determinava ciò che doveva essere presentato al Veče per la discussione. Il mutamento politico ebbe conseguenze nell'ambito della committenza e in quello dell'edilizia: nel detinec, oltre alla cattedrale della Santa Sofia, furono costruiti tra il sec. 12° e il 15° chiese in pietra in corrispondenza delle porte ed edifici per la corte dell'arcivescovo e per il Consiglio dei signori. Nella prima metà del sec. 14° la fortificazione in legno venne sostituita da un muro (lunghezza m 1380 ca.) realizzato con grandi pietre squadrate di calcare e con massi. Nella corte di Jaroslav si stabilirono la cancelleria del posadnik e del tysjackij, così come il luogo all'aperto in cui si tenevano le riunioni del Veče della città, con la tribuna dell'oratore e la campana del Veče, simbolo delle libertà cittadine. Nell'area circostante sorsero gli uffici per il commercio e le chiese di confessione cattolico-romana, per es. la corte del Gotland con la chiesa di S. Olav (metà sec. 12°) e la corte tedesca, in seguito corte di S. Pietro, della Hansa (citata per la prima volta nel 1184 e chiusa nel 1494; Geschichte der russischen Kunst, 1958, p. 8). Nei cinque rioni della città furono costruite e dipinte - su committenza dei boiari, delle leghe dei commercianti e degli artigiani, così come anche dalle comunità delle varie strade - numerose chiese lignee, ma anche piccole chiese cubiche e cruciformi a cupola unica. I committenti dei cicli pittoricomonumentali dovettero sottoporsi al confronto con l'arte di rappresentanza: modelli costantinopolitani e di Kiev furono quelli privilegiati dai principi, mentre tendenze bizantineggianti commiste allo stile autoctono, più realistico ed espressivo, caratterizzarono le opere commissionate dalla nobiltà (Geschichte der russischen Kunst, 1958, pp. 63, 82, 151). Caratteristici sono gli affreschi degli anni ottanta del sec. 12°, attribuiti a maestri di N., visibili nella zona dell'altare della chiesa dell'Annunciazione presso il lago Mjačino, nei dintorni della città, e nella chiesa di S. Giorgio di Starij-Ladoga.L'unica chiesa in pietra della fine del sec. 13° conservatasi è il katholikón di un piccolo monastero insulare arcivescovile, la chiesa di S. Nicola di Lipna (1292), nei pressi di Novgorod. Essa appartiene alla tipologia cubica a cupola unica, con tetto a tre lobi, quattro pilastri e un'abside. I bracci della croce sono coperti a botte, gli ambienti angolari con volte a semibotte. Manca addirittura la tripartizione della facciata, ma gli spigoli dell'edificio sono segnati da ampie lesene che oltrepassano la cornice del tetto.Alla tipologia dell'edificio cubico con tetto a tre lobi appartengono anche costruzioni nei dintorni di N., come la chiesa della Natività di Maria di Peryn (sec. 14°), la chiesa dell'Assunta di Volotovo (1352) e la chiesa di S. Michele nel monastero di Skovorod (1355), mentre la chiesa della Trasfigurazione di Cristo a Kovalevo (1345) presenta il tetto a onde. I programmi figurativi risalgono agli anni ottanta del 14° secolo. Presumibilmente già dalla metà del sec. 14° fece la propria comparsa la terza e nuova soluzione di copertura, quella cruciforme, nella quale ricorrono tetti a spioventi al di sopra delle volte a botte dei bracci della croce e le annesse volte angolari (chiesa dell'Annunciazione sul 'lato del commercio', 1362).Grazie alla ricca decorazione geometrica e all'uso di motivi sia locali sia provenienti dalla Russia meridionale si crearono pareti-scenario: gradinatura e profilatura di porte e finestre, nicchie e finestre riunite secondo un effetto pittorico, croci e rosette di forme diverse inserite nella parete, contrasti di archi a pieno centro e acuti, intagli a denti di sega, arcate cieche sulle aperture. Caratteristici della regione sono i begunec e porebrik, che per lo più includono ancora un fregio ad archetti e corrono in più fasce al di sotto delle coperture di cupole e absidi e nei timpani. Il begunec consiste di profondi triangoli che dirigono i loro angoli alternatamente verso l'alto e il basso, il porebrik (un adattamento del motivo a dente di sega non sporgente) è costituito da laterizi con l'angolo rivolto verso l'alto, il cui spigolo anteriore si trova nella superficie del muro.Ideali borghesi, devozione privata, rinascimento della cultura, bisogno di rappresentanza furono all'origine dello stile classico di N. nella seconda metà del 14° secolo. Esempi tipici sono la chiesa di Teodoro Stratilate (1360-1361), fondazione del posadnik Semon Andreevič sul 'lato del commercio', e quella della Trasfigurazione di Cristo nella strada di Elia (1374), commissionata dal patrizio Vassili Danilovič e dalla comunità della strada di Elia (le tombe dei committenti si trovavano in edifici annessi). Le due chiese avevano in origine un tetto a tre lobi e in entrambe domina la tendenza di uno spazio 'a sala', perché i quattro pilastri della cupola arretrano avvicinandosi alle pareti esterne e verso E.Gli affreschi della chiesa della Trasfigurazione nella strada di Elia vennero commissionati nel 1378 a Teofane il Greco, il quale, giunto agli inizi degli anni settanta da Costantinopoli, fece scuola a N. per poi trasferirsi all'inizio degli anni ottanta a Mosca. Lazarev (1968) ne sottolinea lo stile personale, mutato per influsso della temperie di N. e caratterizzato da un insieme di spiritualità, páthos tragico, carattere psicologico individuale e audace tecnica pittorica. Di questi affreschi, distrutti in parte, si sono conservati: nella cupola il Cristo Pantocratore, circondato da quattro arcangeli; nella zona delle finestre del tamburo figure di patriarchi e profeti; nell'abside frammenti della Comunione degli apostoli e teorie di vescovi; nello spazio comune figure di santi su colonne.La città di Pskov, situata alla confluenza dei fiumi Velikaja e Pskova e poco più a S dell'omonimo lago, per la sua posizione di confine fu coinvolta fino al sec. 17° nelle lotte contro gli invasori provenienti dall'Occidente e di conseguenza concentrò la propria attività edilizia costruttiva sul costante rinnovamento della cinta della fortificazione. Il primo vescovo della città-stato di N.-Velikij, Nifont (1131-1156), vi fondò il monastero del Salvatore di Mirož, facendovi costruire la cattedrale della Trasfigurazione di Cristo (1156), una chiesa a croce inscritta a cupola unica, con ambienti angolari particolarmente bassi. All'interno sono conservati i più antichi affreschi di Pskov, risalenti al terzo quarto del sec. 12° e attribuiti a scuola locale, sebbene corredati da iscrizioni in greco. Questi affreschi si distinguono dalla coeva pittura di N. per maggiore linearismo e accentuato appiattimento - particolarmente evidenti nel panneggio - e anche per una più semplice gamma coloristica.Nel 1240, nel monastero femminile di S. Giovanni, luogo di sepoltura delle componenti femminili della casa principesca, sorse la cattedrale di S. Giovanni, in opus mixtum, a tre navate, sei pilastri e tre cupole. Le due cupole laterali si innalzano in corrispondenza dell'angolo interno ovest dell'ampia croce voltata a botte. Una peculiarità regionale è costituita dall'arrotondamento inferiore delle due coppie di pilastri occidentali. Anche gli affreschi del 1313 seguono l'iconografia locale, integrandola con alcune innovazioni riprese dagli apocrifi, e costituiscono una prosecuzione dell'elegante stile pittorico di N. del 13° secolo.A poco a poco Pskov rivaleggiò con N., fino a ottenere l'indipendenza nel 1348 come città-stato autonoma. Contemporaneamente i traffici con gli Stati del Baltico e la crescente commercializzazione dei prodotti artigianali determinarono uno sviluppo che rafforzò il potere della media borghesia. Come monumento delle libertà civiche, oltre che come parrocchiale principale, nel 1365-1367 venne costruita nel Kreml' di Pskov la cattedrale della Trinità, che precedette l'od. cattedrale dallo stesso nome, della fine del 17° secolo. Lo stile architettonico di Pskov da un lato proseguiva la comune tradizione di N., dall'altro riprendeva, in misura sempre più consistente, il sistema di copertura a volte protomoscovita. La chiesa cubica a croce, con cupola unica, a quattro pilastri, è circondata - in genere con un'asimmetrica accentuazione pittorica - da un ampio atrio occidentale, da cappelle laterali, da gallerie e da magazzini per le scorte. La decorazione architettonica è limitata: lesene, arcate cieche, motivi a traforo, nicchie con terminazione circolare, gradinature. Caratteristici sono anche qui begunec e porebrik.Pittura su tavola.- Le icone dipinte, per i costi più limitati rispetto alla pittura monumentale, divennero un ambito artistico accessibile alla gente comune e quindi dal punto di vista stilistico furono più fortemente connotate dall'elemento locale.Fino alla prima metà del sec. 13° in tutte le espressioni figurative dominarono tendenze antichizzanti e illusionistiche di matrice bizantina. Fino a quel momento le botteghe pittoriche si erano costituite soltanto in residenze principesche, vescovili e nei monasteri. Esemplari sono quattro icone: il mandýlion (sec. 12°), la c.d. Annunciazione di Ustjug (1130-1150) e la Dormizione di Maria (inizio sec. 13°), conservate a Mosca (Gosudarstvennaja Tretjakovskaja Gal.), l'Arcangelo dai capelli d'oro proveniente da una Déesis (metà sec. 12°; San Pietroburgo, Gosudarstvennyj Russkij muz.). Nella seconda metà del sec. 13° iniziò la nuova tendenza stilistica regionale, i cui momenti di maggiore splendore si ebbero nei secc. 15° e 16°, che si allontanava dalle norme bizantine. Ne sono caratteristica i principi di linearità, frontalità, appiattimento e vivace policromia. La superficie figurata è suddivisa in modo ostentato e con durezza; nella composizione predominano marcati tratti verticali, orizzontali e circolari; le figure e le pieghe del panneggio presentano rigide linee di contorno. Le forme stesse, già nel confronto con il piano di fondo, non si sviluppano più in senso spaziale. Soltanto i volti, per lo più ovali, sono attentamente modellati. Attraverso campiture cromatiche contrastanti e giustapposte viene a crearsi una straordinaria luminosità; a ciò si aggiunge il contrapporsi e l'integrarsi di toni caldi e freddi. Tipico è il c.d. effetto dei colori complementari, per il quale l'osservatore dovrebbe guardarli come colori fondamentali; invece dell'oro per il fondo venne spesso privilegiato il rosso.Esempi eminenti della specificità dell'arte di N. sono le tre icone dei Ss. Ivan (S. Giovanni Climaco), Georg e Vlasij (seconda metà sec. 13°; San Pietroburgo, Gosudarstvennyj Russkij muz.), della Natività della Vergine (inizio sec. 14°; Mosca, Gosudarstvennaja Tretjakovskaja Gal.) e del profeta Elia (sec. 14°-15°; Mosca, Gosudarstvennaja Tretjakovskaja Gal.). L'icona dei Ss. Glĕb e Boris (sec. 13°; Mosca, Gosudarstvennaja Tretjakovskaja Gal.) presenta due elementi di interesse: da un lato la sua funzione di propaganda nei confronti di una casa regnante che aveva perduto il proprio ruolo dominante, dall'altro il suo attenersi all'ostentato linguaggio formale popolare. Deve essere considerata sintesi di tendenze bizantineggianti e autoctone l'icona di S. Nicola Taumaturgo sulla Lipna (1294; Novgorod, Novgorodskij istorikochudožestvennyj i architekturnyj muz.), il cui autore dipinse gli affreschi della chiesa di S. Nicola. Nei secc. 14° e 15° non soltato aumentarono di numero i santi russi, ma anche le loro icone. La Vergine del Don e la Dormizione di Maria (Mosca, Gosudarstvennaja Tretjakovskaja Gal.) di Teofane o di un suo allievo e il S. Giorgio del miracolo del drago (San Pietroburgo, Gosudarstvennyj Russkij muz.) sono opere tipiche della pittura su tavola di N. dell'ultimo quarto del sec. 14°, che rielaborò una corrente di influssi paleologhi.Le più antiche icone di Pskov, tra le quali quella di S. Nicola e quella della Vita di Elia (Mosca, Gosudarstvennaja Tretjakovskaja Gal.), sono datate alla seconda metà del 13° e alla prima metà del 14° secolo. Lazarev (in Geschichte der russischen Kunst, 1958, p. 253ss.) ha stabilito lo stretto legame con la cultura popolare, ma ha messo in dubbio che possa essere ricostruita una scuola di Pskov per l'insufficienza del materiale. Soltanto nel primo quarto del sec. 14° sarebbe giunto da N. un nuovo spirito che avrebbe mutato il linguaggio formale di Pskov, unificandolo in un peculiare stile locale: volti espressivi e dai tratti acuti, movimenti e gesti delle figure decisi ma rigidi, colorito intenso, luci energiche e forti contrasti. Intensi verdi e bruni posti in relazione al rosso-arancio e al bianco, come per es. nell'icona con il Concilio della Vergine (Mosca, Gosudarstvennaja Tretjakovskaja Gal.) e in quella con la Discesa agli inferi di Cristo (San Pietroburgo, Gosudarstvennyj Russkij muz.).
Come a Kiev (v.), anche a N. la miniatura si fonda su fonti bulgare. Secondo Lazarev (in Geschichte der russischen Kunst, 1958, p. 62) essa sarebbe di qualità inferiore rispetto alla pittura monumentale e di icone; le miniature dei codici conservati sarebbero contrassegnate da un forte arcaismo. L'origine è individuata dallo studioso già nelle miniature dell'Evangeliario di Mstislav (Mosca, Gosudarstvennyj Istoritscheskij Muz., Patr. 1203), che venne portato a termine tra il 1103 e il 1117 dal figlio di un prete di nome Lazzaro per il principe Mstislav. Lo stile delle immagini di evangelisti dell'Evangeliario di Ostromir (1056-1057; San Pietroburgo, Saltykov-Ščedrin, Perg. I. 5) venne copiato, ma semplificandolo: grandi teste, figure abbozzate, tracciato lineare ridotto e sottolineato, una libera maniera pittorica, forti contrasti tra luci e ombre. La scena del Prologo di Zaccaria, commissionata nel 1262 dal patrizio di N. Sacharia Oleškinič, unisce nello stesso stile il tema del mandýlion con quello dell'Adorazione della croce (Mosca, Gosudarstvennyj Istoritscheskij Muz., Chlud. 187, c. 1r). L'iniziale costituisce un esempio di decorazione a intreccio tracciata in rosso cinabro comune a N., che poteva comprendere anche forme animali, come per es. nel Salterio di N. (sec. 12°; San Pietroburgo, Saltykov-Ščedrin, F.v.I. 23) e in un evangeliario (sec. 13°; San Pietroburgo, Saltykov-Ščedrin, F.v.I.9).Nei manoscritti del sec. 13° e della prima metà del 14° le figure di santi, prevalentemente rappresentate come icone dalle grandi teste, non avevano nulla in comune con le tendenze bizantineggianti della pittura murale. Tipiche sono le figure dei Ss. Pantaleimone e Caterina, risalenti al sec. 13°, nell'Evangeliario di Tosinič (San Pietroburgo, Saltykov-Ščedrin, Sof. 1) e quelle dei quattro evangelisti nell'Evangeliario di Simone (San Pietroburgo, Saltykov-Ščedrin, Rum. 105).Al sec. 14° risalgono due salteri con numerose figure a piena pagina e disegni marginali (Mosca, Gosudarstvennyj Istoritscheskij Muz., Chlud. 3; San Pietroburgo, Saltykov-Ščedrin, Rum. 327), così come un codice con la Vita dei ss. Boris e Glĕb, riccamente illustrata (Mosca, Arch. centrale di Stato, Coll. Sylvester, Typogr. 53), in cui, come nel Messale di Antonij Rimljanin (Mosca, Gosudarstvennyj Istoritscheskij Muz., Patr. 605) si ripete lo stile locale delle figure dei santi.Nello stesso secolo le iniziali vennero realizzate in rosso, giallo e blu. Particolare attenzione fu prestata dai miniatori alla òrnamentazione teratologica' sviluppata nella locale tecnica dell'intaglio ligneo. L'intreccio delle iniziali e delle raffigurazioni venne ravvivato e ampliato da animali e da figurine grottesche, come in due evangeliari, rispettivamente del 1323 (Mosca, Gosudarstvennyj Istoritscheskij Muz., Chlud. 29) e del 1355 (Mosca, Gosudarstvennyj Istoritscheskij Muz., Patr. 70). Nell'evangeliario eseguito nel 1358 per l'arcivescovo Alexej i due maestri Lukian e Fedor si autorappresentarono nelle iniziali come suonatori di gusla (Mosca, Gosudarstvennyj Istoritscheskij Muz., Patr. 69). Nell'evangeliario datato al 1369 ed eseguito per lo stesso arcivescovo si osservano figure maschili oranti i cui piedi sono avviluppati nell'intreccio (San Pietroburgo, Saltykov-Ščedrin, Duch. Akad. 3). Nella seconda metà del sec. 14° la miniatura di N. iniziò a rielaborare tendenze paleologhe, come testimoniano due evangeliari (Mosca, Gosudarstvennyj Istoritscheskij Muz., Chlud. 30; Mus. 3651), un messale del 1400 (Mosca, Gosudarstvennyj Istoritscheskij Muz., Patr. 600) e un salterio (San Pietroburgo, Saltykov-Ščedrin, M.8662).I maestri di Pskov si avvicinarono alla miniatura seguendo in tutto il modello di Novgorod. Per il sec. 13° si è conservato un decreto ufficiale, il c.d. ustav, con sei disegni marginali con insegnamenti di genere o moraleggianti. Le iniziali in rosso nella Storia degli apostoli, del 1307 (Mosca, Gosudarstvennyj Istoritscheskij Muz., Patr. 722), sono costituite da decorazioni a intreccio o da ornamenti geometrici cui si uniscono palmette, uccelli e teste animali. Talvolta vengono inserite maschere, come nell'evangeliario del 1313 (Mosca, Gosudarstvennyj Istoritscheskij Muz., Patr. 239). A partire dal sec. 14°, accanto alle iniziali in rosso se ne aggiunsero in giallo e in blu.L'evangeliario realizzato nel 1409 dal diacono Luca nel monastero di Zaveliče presenta le figure degli evangelisti all'interno di cornici costituite da un fitto intreccio che seguono il profilo di chiese con cupola e contengono stilizzati uccelli mostruosi e animali (Mosca, Gosudarstvennyj Istoritscheskij Muz., Patr. 71).Icone tessili.- Nella regione di N. sono state ritrovate le più antiche icone su tessuto della Russia. Esse sono ricamate con fili colorati di seta, d'oro e d'argento. Tra queste sono a Mosca (Gosudarstvennyj Istoritscheskij Muz.) una Crocifissione del sec. 12° su tessuto bizantino del 9° e a N. (Novgorodskij istoriko-chudožestvennyj i architekturnyj muz.) i polsini dell'abate Varlaam Chutynskij con una grande Déesis (1192 ca.), il bordo delle vesti di abate di Antonij Rimljanin con raffigurazioni di animali (inizio sec. 12°) e un Pantocratore in trono (sec. 13°). Le icone tessili si attengono a determinati modelli e provengono da monasteri femminili e da botteghe di ricamo domestiche. La loro funzione poteva essere quella di epitaffi, drappi per sarcofagi, cortine liturgiche, paramenti ecclesiastici e vessilli di uso religioso. Spesso esse venivano poste dietro le immagini su tavola con lo stesso tema.Musei.- Nel Novgorodskij istoriko-chudožestvennyj i architekturnyj muz. si conservano icone che vanno dal sec. 11° al 17° - tra le quali, accanto a quelle già citate, vanno ricordate l'immagine circolare di S. Nicola, proveniente dalla chiesa di S. Nicola nella corte di Jaroslav (sec. 12°), e quella di S. Giorgio a piedi (sec. 14°) - e ancora croci lignee, frammenti di recinzioni, iconostasi e affreschi staccati dalle chiese di Novgorod.Nel Granowitaja Palata, nel Kreml', sempre a N., si conservano numerosi oggetti provenienti dal tesoro della cattedrale della Santa Sofia, come il grande Monte Sion in argento (altezza cm 74), realizzato come una rotonda con cupola, i battenti della cui porta mostrano una lavorazione a sbalzo con i dodici apostoli, e un più piccolo Monte Sion d'argento, con iscrizioni in russo. I due oggetti sono stati variamente datati dall'inizio del 12° al 15° secolo. Da ricordare sono anche due calici a due manici in argento dorato e lavorato a sbalzo del sec. 12°, decorati con immagini a bassorilievo di Cristo, Maria e di un santo.
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