NOZZE ALDOBRANDINI
Pittura murale romana trovata verso il 1605 sull'Esquilino, presumibilmente nell'area degli Orti di Mecenate; appartenne per oltre due secoli alla famiglia Aldobrandini. Nel 1818 fu acquistata dal Vaticano sotto il pontificato di Pio VII. Si conserva nella Biblioteca Vaticana.
Copiate dai più famosi pittori di passaggio per Roma, da Van Dyck a Pietro da Cortona, da Rubens a Poussin, ed esaltate da letterati ed archeologi (basti menzionare Goethe e Winckelmann) come uno dei massimi capolavori pittorici dell'antichità, le N. A. furono ritenute la copia di un originale greco del IV sec. a. C. o dell'ellenismo. Una più recente indagine storico-stilistica le considera solo una felice creazione di età augustea, esponente di quel classicismo neoattico che improntò le manifestazioni auliche dell'arte dei primi decenni del I sec. d. C. Non replica, quindi, di originale greco, ma abile, nitida ed eclettica composizione di motivi imprestati dalla statuaria greca, secondo un impiego consueto anche in altre pitture analoghe. Non è mancato, però, anche in epoca recente, chi autorevolmente le ritenesse una libera copia, da un originale del IV sec. a. C., eseguita da un copista romano del cosiddetto III Stile (Curtius). Il quadro vaticano (m 2,42 × 0,92) doveva formare con altre pitture perdute il fregio di una decorazione parietale di una piccola stanza e sormontava probabilmente una finta architettura con festoni, pilastri e cariatidi (di cui si trovò qualche traccia al tempo della scoperta) di uno stile molto vicino a quello delle pitture della Casa della Farnesina (Roma, Museo Nazionale Romano).
Dieci personaggi distribuiti in tre gruppi nelle tre stanze di un gineceo compongono una scena nuziale, in cui si era riconosciuta, al di là di ogni episodio determinato e contingente, solo una idealizzazione del rito. Al centro della scena è una sposa velata seduta sul letto; accanto a lei una figura femminile seminuda ed ai lati una fanciulla, che forse versa gli olî profumati ed un giovane, con corona sul capo, ai piedi del letto, chiudono il primo gruppo. Nel gruppo a sinistra la figura principale sembra rappresentata da una donna con la testa ammantata che immerge la mano, forse per sentire il calore dell'acqua, in un bacile di bronzo posto sopra una colonna. Nel vestibolo, alla destra del gruppo centrale, vi sono tre donne intorno ad un bruciaprofumi: l'una versa i profumi, l'altra con la cetra intona l'epitalamio e la terza, incoronata, sembra dirigere la cerimonia. Nelle figure femminili, accanto alla sposa si erano riconosciute Peitho o Afrodite e Charis, e in quella maschile Imeneo. Il Curtius, risolvendo un problema lungamente discusso e basandosi sulle figurazioni di alcuni vasi del V e del VI sec., vede in tutta la scena la rappresentazione della ierogamia di Dioniso con la basilinna, la sacra festa nuziale delle Antesterie. I colori sono calmi e fermi e le figure si delineano sul fondo grigio-violaceo nella piena evidenza della loro origine statuaria e con un calligrafismo neoattico che fa di questo quadro un esempio tipico di pittura classicistica.
Bibl.: C. Robert, in Hermes, XXXV, 1900, pp. 657-61; H. Möbius, in Ath. Mitt., XLI, 1916, p. 213; B. Nogara, Le nozze Aldobrandine e i paesaggi con scene dell'Odissea e le altre pitture murali antiche conservate nella Bibl. Vaticana e nei Musei Pontifici, Milano 1917 (ivi tutta la bibl. precedente); E. Pfuhl, Mal. u. Zeichn., Monaco 1923, II, pp. 874-876; P. Wolters, Springer-Michaelis, Kunst des Altertums, Lipsia 1923, p. 358; G. E. Rizzo, La pittura ellenistico-romana, Roma 1929, p. 51; E. Buschor, in Furtwängler-Reichhold, Monaco 1932, III, p. 173; A. Maiuri, La peinture romaine, Ginevra 1953, pp. 31-32; L. Curtius, Zur Aldobrandinischen Hochzeit, in Vermächtnis der antiken Kunst, Heidelberg 1950, pp. 119-140; A. Rumpf, Malerei u. Zeichnung, Monaco 1953, p. 174; A. M. Tamassia, La pittura dell'età di Augusto, in Arte Antica e Moderna, IV, 1958, p. 326 s.